Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

JosephK. ha scritto:
andrea12 ha scritto: Tutte le squadre giocano contro tutti; si comincia a settembre e si finisce i primi di giugno. I club hanno dei riferimenti, soprattutto in Galles, nelle grandi franchigie che, a loro volta, mandano spesso dei loro osservatori o giocatori a lavorare con i ragazzi, ad allenare, anche solo al terzo tempo. Da qui nascono collaborazioni molto stimolanti e se sei buono, fai fagotto dal paese e vai in città (altro che Accademie).
Speriamo per oggi: buon rugby ai ragazzi
Ecco: questo intervento di Andrea è da portare e far leggere ad ogni livello federale, ma soprattutto questi due punti sono da sottolineare. Primo: la quantità di tempo in cui i ragazzi "giocano": è vero che questo è possibile se hai un numero decente di club ad una distanza ragionevole, e il Galles è piccolo e può anche materialmente fare tutto questo con facilità. Ma è anche vero che (l'ho visto in Francia) la dimensione sportiva è considerata realmente pedagogia. Da noi a scuola è l'ora di svacco ed è tenuta da 50 enni obesi ignoranti di ogni minima base sportiva ed educativa. Senza tenere conto dell'idiozia del genitore (mi capitò al Liceo) che fa causa all'insegnante di Ed. Fisica perché suo figlio si storce una caviglia durante l'ora a scuola. Con conseguenza che per tutto l'anno la nostra ora di Ed. Fisica fu guardare (non scherzo) dei video in cui si spiegavano cose di aerobica, sull'allenamento ecc. Se dalla scuola non si inizia a capire che lo sport è formativo a livello spirituale oltre che fisico (il famoso mens sana in corpore sano) non si va da nessunissima parte. Spero che le nuove generazioni di insegnanti, quelle uscite da Scienze motorie, in questo portino un po' di freschezza e voglia di fare.
Secondariamente spero che il concetto di "club fiancheggiatore" che ad es. gli Aironi stanno portando avanti diventi un po' quello che Andrea ha descritto per il Galles: se un Pratichetti, un Perugini, un Ongaro vanno a Como ad un allenamento di ragazzi, a Mantova a Parma ad un terzo tempo e portano la loro esperienza in campo o semplicemente condividono un terzo tempo si fa vedere che la franchigia è realtà di cui veramente si fa parte e che quello è l'obiettivo da raggiungere. Secondo me anche la giusta idea degli Aironi di giocare a Monza o comunque fuori da Viadana qualche partita serve a estendere il rugby e a portarlo vicino alle realtà che della franchigia fanno parte. Perché la famiglia che la domenica va a fare festa vedendo la partita, cosa che in parte da noi succede (intendo con numeri importanti) durante il 6 nazioni, sarebbe il vero patrimonio di condivisione del valori rugbystici, di diffusione dell'amore per questo sport. Perché molto più di tanti programmi calati dall'alto per avvicinarsi ad un ovale basta uno che ti porta ad una partita, che ti fa vivere un terzo tempo, che ti fa entrare al campo, ad un allenamento...
JosephK., sul discorso scuola, pur apprezzando il tuo intervento (che purtroppo è un'esperienza abbastanza comune) ti devo dire che non è così sempre e comunque. Intanto non spererei troppo su scienze motorie che è diventata una fucina di pura teoria e di mancanza di abilità di base, già nel docente. L'insegnante di educazione fisica (anche io lo sono, ho 50 anni e certamente fuori peso, rispetto ai miei 100 Kg/forma dei miei 25 anni) può comunque lavorare con i ragazzi per fare un lavoro educativo, che transita anche e sopratutto, attraverso la motricità. Ora: i DVD se li possono infilare dove vogliono, dei genitori che ti minacciano la denuncia, in quasi 30 anni di mestiere (la carriera è altra cosa) non ne ho incontrato nessuno (e almeno 1 infortunio anno ce l'ho anche io, con circa 200 studenti........), degli spazi a mia disposizione prefersico non raccontare ma ti dico che il 70-75% delle mie lezioni le faccio in un prato. Ho conosciuto una pletora di colleghi interessati ad arrivare alla fine del mese (e sinceramente non sono tutti di educazione fisica) o a proiettare DVD che non interessano, giustamente, a nessuno, però guarda che ci sono anche alcuni veri professionisti che ai loro ragazzi (la Scuola non interessa più a nessuno) ci tengono davvero. Ti posso garantire che ci sono periodi dell'anno in cui a cena devo tornare a Milano, piuttosto che andare ad Edolo (Bs) perchè i miei ex studenti dopo decenni mi vogliono con loro (e non ne trovo molti di altra disciplina). Ti assicuro che non sono molto tenero, però mi illudo che gli studenti sappiano distinguere tra insegnanti e insegnanti. A breve, forse, riuscirò a pubblicare un libretto sulla scuola. Ti informerò; però, non fare di tutta un'erba un fascio, perchè è troppo facile e perchè è fattibile con tutte le categorie lavorative.
Con simpatia, Andrea
JosephK.
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da JosephK. »

Andrea anche io ho fatto l'insegnante per un buon periodo (7 anni), ora faccio tutt'altro, e ti posso dire che anche tra gli insegnanti di italiano la situazione è quella che descrivi. Eccellenze e capre, per non parlare della categoria peggiore, quelle che Carmelo Bene chiamava "le casalinghe", gli insegnanti che, oltre che caproni e inetti, sono lì per il punteggio in graduatoria e la busta paga e che potrebbero insegnare diritto come tecnica delle costruzioni perché è "indifferente" cosa insegnano. Privi di ogni passione, prima che di competenza. Quindi capisco benissimo quanto scrivi: il dramma di questo paese è anche che basta il concetto di "anzianità" per inchiodrasi nel posto di lavoro e che i valutatori, quelli che dovrebbero selezionare e valutare "gli inferiori", spesso sono molto più capre dei valutati. Ma la cosa peggiore, appunto, è la mancanza di passione: un Benigni fa comprendere che l'apprezzamento di una materia, la trasmissione di un piacere avviene se chi lo trasmette, in primis, possiede quel piacere per quello che fa. Se chi insegna di sport non ha passione tutto finisce prima di incominciare.

Ma poi il discorso è anche culturale: il sindaco che chiede 100 euro per una sera (una) di allenamento, il presidente della squadra di calcio che si arroga il diritto di proprietà su un campo comunale e pretende che tu rugbysta e i tuoi 20 ragazzi facciate allenamento in metà campo per non rovinarlo. Per non parlare di chi si inventa giornalista e commentatore e spara pupù su tutto il movimento perché "non vinciamo mai". Sono anche queste le cose che ci impediscono di crescere: dovremo progredire non solo in strutture, allenatori ecc. ma in generale nella cultura sportiva di questo paese.
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).

Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.

Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).

Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...
garakh
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da garakh »

Buonasera,
leggendo gli ultimi interventi, è venuto fuori uno dei nervi scoperti della nostra società: una concezione distorta della pratica sportiva nel mondo della scuola.
Sembrano lontani anni luce, i giorni in cui Calamandrei difese a spada tratta la scuola pubblica e il diritto di ognuno ad avere la possibilità di studiare e migliorare la propria condizione di vita.
Restando nell'ambito rugbystico, vorrei chiedere se l'ammissione del rugby a 7 alle olimpiadi possa essere un'opportunità, per il movimento italiano, di avere un obiettivo per formare nel tempo quei trequarti che mancano tanto nel rugby a 15.
Vorrei conoscere la vostra opinione.
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

Guarda Garakh,
non c’è nessuna concezione distorta dell’ attività sportiva: né nella nostra Società né , tantomeno, nella scuola italiana (che è rimasta strutturalmente napoleonica e fascista). Molto più semplicemente (ma è un dramma che non interessa a nessuno, Genitori compresi) la scuola vorrebbe continuare ad essere un ente di istruzione, quando la scuola dovrebbe trasferirsi nell’ambito della formazione , oltre che educazione collettiva del Cittadino. Eventualmente, questa stortura, era riferibile nei primi anni 90 e fino a tutta la prima decade del 2000 in Germania e in Romania (ma anche in Paesi dell’ex blocco sovietico), ma per altri aspetti che là, invece, si sono risolti. In Italia, tutto ciò che è storia, anche e soprattutto se recente, non viene mai né discusso né vagliato. Si fa finta di niente e si procede con ordinanze e circolari che nessuno ha intenzione di interpretare. Altro che cultura.
L’obiettivo rugby seven………..ecc. Certamente SI : organizzare, per la scuola, il seven, è certamente molto meno complicato che fare del sacrosanto rugby union e avvicinerebbe molti più studenti alla pratica. Però era necessario , e rimane prioritario, formare dei docenti, visto che il seven con il XV ha parecchie differenze ed esprime competenze comunque utili anche per il XV. E la cosa, di per sé, non è così complicata perché già ora molte scuole sono diventati Enti scolastici, tutorati dai Club.
In più: giocare una stagione di seven è molto molto formativo e indirizza tutti verso una acquisizione di competenze che rendono il neofita, relativamente esperto in tempi molto brevi. Il concetto vale, anche e soprattutto per chi interpreterà ruoli di mischia, perché le fasi statiche si riducono drasticamente non per necessità strategica, ma per necessità di gioco. Le skill, diventa implicito, che rimangano fondamentali ma, al contempo, l’intuizione da lettura, diventa determinante.Lo stesso placcaggio non può assumere un ruolo relativo. Per rientrare al XV, poi, bisognerà certamente resettare il sistema, ma diciamo che si parte da uno step di medio/alto livello, rispetto al nulla tradizionale.
Questa, evidentemente, è la mia percezione.
Buon rugby
ciupalla
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da ciupalla »

ciao io proporrei per le squadre delle accademie di fare partite all'estero magari una ogni mese specialmente in francia.....il massimo sarebbe iscriverle nel campionato francese di pari eta'......
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

E già, ma questa sarebbe anche una proposta molto intelligente e che costerebbe molto poco. E che costerebbe ancora meno se lo facessero direttamente i Club, ricevendo un contributo FIR adeguato. Ci sarebbe anche una riduzione complessiva della spesa, perchè si pescherebbe nei 4 milioni e mezzo delle accademie....... :-]
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

E immaginati anche quale mole di esperienze verrebbero a confronto, sto parlando dei tecnici oltre che dei giocatori.
GiorgioXT
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da GiorgioXT »

Resteremmo però sempre al palo ... 3 squadre per 75/80 giocatori; non di più... ed in Francia ci sarebbe pure il problema del campionato a cui partecipare , perchè loro hanno : Crabos B -16 anni , Crabos A -17 anni , Reichels B -19 anni ,Reichels A -21anni ed Espoirs (in genere fino a 23) .
Non è che anche loro di problemi non ne abbiano , ad esempio nella zona nord praticamente non ci sono squadre reichels B...però loro invece di togliere le obbligatorietà le stanno aumentando...

Tornando al punto : visto che dalla federazione non si vuole proprio fare retromarcia sulla Under20, almeno fare due cose : un girone nazionale per la prossima U.18 chiamata 20 , con le 8 squadre arrivate ai playoff ed altre 4 (o 6) da selezionare con barrage ...e rendere più facile l'iscrizione di squadre doppie o triple..
sanzen
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da sanzen »

Sollecitato dal mio "compare" di blog ranghibus, ora nella verde e umida Irlanda per una solida e proficua analisi del rugby del Trifoglio :) ....si scherza: è al lavoro con famiglia, sintetizzo la mia (nostra) ipotesi di osservatori del mondo giovanile Italiano.
Crediamo fermamente che per crescere sia fondamentale alzare il livello dei tecnici dei club che svolgono una seria attività giovanile. Solamente sul territorio si costruiscono i poli dove i giovani possono imparare e affinare il rugby giocato. E’ inutile continuare a dire che si è allargata la base, trascurando completamente di contare realmente il numero di coloro che escono dal maggior numero di praticanti, sbandierato come sinonimo di qualità prossima futura, sapendo giocare realmente con la palla ovale tra le mani. Vanno creati dei poli di eccellenza in quelle società che investono soldi e risorse nella formazione, mostrando con i risultati sul campo la validità del loro sistema. I piccoli clubs incapaci di alzare il loro livello d’insegnamento daranno (in prestito) i loro giovanotti all’Accademia provinciale gestita da una società di riferimento. Quando questo percorso diventa difficile da attuare sarà l’Accademia Federale a fare da “scuola” per i giovani che nella loro società si trovano precluso un indirizzo alla qualità, fermo restando che chi vive in Accademia giocherà nella squadra della scuola nella categoria di competenza. Niente ritorni a casa e confusione di ruoli e livelli d’insegnamento con i compagni rimasti nel club. Attività giovanile completa per tutte le squadre di Eccellenza, A1, A2, B: under14, under16, under18, under 20 e per le prime 24 squadre d’Italia (Eccellenza e A1) torneo riserve U23 obbligatorio (con possibilità d’inserimento fino a cinque giocatori appartenenti alla prima squadra Seniores). Sfide domenicali (senza fermate in primavera, ma solo una pausa invernale di circa 6 domeniche tra Natale e Gennaio) nei primi due campionati (Eccellenza e A1) in cui sia la prima squadra che l’U23 giocano in giornata. Siamo in crisi e cerchiamo di contenere i costi! Promozioni e retrocessioni in U23 e U20 in campionati con le stesse squadre dei “fratelli maggiori” che seguono i risultati della squadra d’elite seniores. Verificheremo così i risultati delle giovanili obbligando le squadre a inserire i ragazzi di qualità nelle formazioni Seniores, pena la retrocessione nell’incapacità di gestire il patrimonio globale dei ragazzi nati e cresciuti in società al compimento della maggiore età. Per le giovanili U14, 16 e 18 campionati regionali con barrage di almeno sei partite tra Settembre e fine Ottobre che determineranno la posizione di merito con fase nazionale da fine Aprile per constatare il livello raggiunto nelle varie regioni dello stivale e monitorare lo sviluppo della formazione dei tecnici e dei ragazzi. Quale la funzione delle Accademie Federali zonali? Formare quei giocatori, a partire dai 16 anni, che per impossibilità del club o scelta di vita, vogliono intraprendere un cammino serio nel mondo del rugby attraverso la frequenza degli istituti federali. Saranno una squadra che parteciperà normalmente ai campionati, partendo dai barrage, senza sconti fino al compimento del 18 anno di età, saranno poi i club d’appartenenza a prenderli in carico decidendo. insieme alla FIR, il progetto agonistico dei ragazzi. E quale il ruolo dei selezionatori regionali? Lavorare sulla formazione dei tecnici di club con un programma didattico condiviso e attuabile, senza preclusioni o rigidi dettami federali. Osservazione dei giovani del club “guida” con analisi dello sviluppo o regressione nel programma e monitoraggio del lavoro dei clubs satelliti. Quale il futuro dell’Accademia Federale di Tirrenia: a) cambio di sede per avere maggiori possibilità logistiche e la vicinanza di scuole e Università con cui stabilire un programma di collaborazione reale, b) allargamento del numero dei partecipanti (a partire da 18 anni) su indicazione dei selezionatori regionali o per scelta del ragazzo (camp d’ammissione e periodo di prova). Per chi la “somma” scuola del rugby Italiano? Per coloro che non volendo o non potendo praticare il rugby d’alto livello dopo il 18° anno d’età intendono fare del gioco una possibilità di vita come giocatori, ma anche come allenatori e arbitri. L’Accademia del rugby diventa multifunzionale e forma i tre capisaldi indispensabili nel gioco della palla ovale. E’ chiaro che a partire dal direttore generale dei seniores (allenatore della Nazionale) e il suo gruppo di tecnici e così gli allenatori delle rappresentative giovanili e direttori d’Accademie saranno tutti sintonizzati su un programma didattico flessibile e condivisibile. Punto di base per lo sviluppo del rugby Italiano. Qualche altro aspetto è da riformare, ma penso i tempi siano maturi per ribaltare le convenzioni e dare una profonda arata all’orticello improduttivo e triste in cui ci siamo mestamente trincerati.
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

Mi piace molto la proposta di sanzen,
aggiungerei anche U.12, all'obbligarietà; così come le sfide domenicali per le Under lo sposterei al sabato: dalle 17 alle 20 (non c'è solo un problema di arbitri ma anche educativo. La domenica, libera, anche per stare con la famiglia o semplicemente un'ora in più a letto). Sull'U.23 continuo ad avere perplessità. Riforma per riforma, tornerei alle annate dispari per avere una U.20 (17-18-19 anni) e una U.23, magari anche sul modello attuale . Credo che le categorie debbano essere aumentate, non ridotte. Per le giovanili, dall'U.13 alla 20 i barrage li farei partire a settembre per concluderli a novembre/dicembre ma inserirei anche seven e league.
Sulle accademie federali non sono d'accordo, per me vanno annullate.
Manterrei le accademie provinciali di club, anche più di una per provincia, a seconda di tante variabili.
Selezionatori regionali e nazionali ok, purchè assunti con bando di concorso, per titoli ed esami, regionale/nazionale. Basta col nepotismo (anche se si possono fare schifezze incredibili anche nei concorsi; e noi italiani siamo i maestri nel mondo).
Anche Tirrenia va ridimensionata: rimane un costo troppo ingente rispetto ai risultati. Esistono già i centri di preparazione olimpica, si opterà per questi per i periodi che lo staff nazionale deciderà.
Risolvendo le 3 accademie federali (circa 4 milioni e mezzo di euro) più l'accademia di Tirrenia, almeno altro milione e mezzo, credo che con 6 milioni si possa pensare con più tranquillità, magari aiutando davvero i club (non solo quelli accademici, che io per definizione non foraggerei) e sopratutto i giovani. Magari anche inserendo una squadra italiana in CL foraggiata dalla federazione intesa come superfranchigia (il Director chiama i giocatori e se il mese dopo il progetto lo prevede, ne può chiamare altri, riconfermare, ecc). Cercherei di formare realtà dinamiche con possibilità di entrata e uscita molto facili (tanto il cartellino ormai non vale più niente)
Comunque il piano strategico di sanzen non mi sembra affatto male
garakh
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da garakh »

Buonasera,
l'articolo che riporto di seguito è tratto dal numero di maggio del 2009 di AllRugby a firma di Gaetano Palmiotto (all'epoca vice presidente del Maire Tecnimont Rugby Monza, squadra che militava nel campionato di serie C, e attualmente consigliere presso la stessa società).
Io non sono dentro in modo attivo, come diversi di voi, nel mondo del rugby: sono solo un appassionato.
Questo thread ha raccolto diverse voci appassionate per questo sport che, però, hanno anche portato le proprie esperienze di vita e fatto anche delle proposte per migliorare la situazione, senza cadere nel qualunquismo.
C'è un detto: una noce sola nel sacco non fa rumore.
Magari più noci di buon senso (io non mi metto nel numero, sia chiaro) potrebbero fare quel rumore necessario.
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito a quanto riporto di seguito.
Buon rugby

Le cose che vorrei
Di cosa avrebbe bisogno un dirigente di una Società medio-piccola per alzare il livello del rugby italiano?
La risposta alla domanda che mi si pone non è così semplice, tuttavia c’è qualche accorgimento, magari anche piccolo, che potrebbe facilitare la vita di tutti noi e riflettersi in un alto livello migliore.
Innanzitutto partiamo dalle infrastrutture. Al movimento oggi mancano o sono comunque un fattore critico, i seguenti elementi: campi, tecnici, arbitri.
La Federazione ha fatto molto per il discorso campi con finanziamenti ad hoc, anche se un campo in sintetico oggi resta un sogno; infatti, la F.I.R. arriva fino a 70.000 euro, che sono circa 1/5 della spesa necessaria; pochi Club possono trovare i fondi da privati e/o istituzioni. Personalmente credo che si dovrebbe investire di più sul sintetico di nuova generazione, perché con l’uso intensivo che si fa di una campo di rugby, ci sono esempi di campi inaugurati qualche mese fa che sono già in condizioni pessime. Inutile, quindi, buttar via 50.000 euro su un campo in erba che dopo un anno è da rottamare; meglio alzare il contributo sul sintetico che dura una ventina d’anni.
Per quanto riguarda il discorso tecnici, le cose si complicano, perché parliamo di materiale umano. I nostri tecnici, mediamente, non parlano inglese o faticano moltissimo; per un gioco che nasce in Inghilterra e che nei Paesi anglosassoni ha i suo fulcro, ciò è un handicap. Spesso i divulgatori sono britannici (o neozelandesi, o australiani, ecc.) e non parlano l’italiano. La reciproca barriera linguistica impedisce, così, anche ai più volenterosi di crescere ed apprendere. Un altro problema relativo ai tecnici, è che la maggior parte di essi, in particolare quelli che seguono i giovani, svolgono questa attività dopo il lavoro quotidiano; ossia, sono dei volontari spinti soprattutto dalla passione. E’ ovvio che , se uno si è spezzato le reni per 10 ore in un cantiere o si è stressato in ufficio per altrettanto tempo, sarà difficile che trovi - oltre alla disponibilità per allenare sul campo, quella c’è sempre! - anche la voglia per frequentare i corsi di aggiornamento e approfondimento.
Credo che, su questo terreno, la F.I.R. potrebbe fare un gran lavoro, attraverso i Comitati Regionali, aumentando il numero di Tecnici Territoriali che A TEMPO PIENO supportino i vari Club nello sviluppo delle categorie più critiche, ovvero quelle che vanno dall’Under 14 all’Under18,. In altre parole, serve l’aiuto di professionisti del rugby, gente che di mestiere studia il gioco e può mettere a disposizione di tutti le proprie competenze. In cambio di un contributo da riconoscere loro, questo potrebbe essere fatto presso i Club meglio attrezzati di ogni territorio.
In questo modo si farebbe anche un “players inventory”, ossia una verifica puntuale, ben più efficiente ed efficace, dei talenti migliori ed anche le chiamate per le Selezioni Regionali si baserebbero su criteri più oggettivi degli attuali (che lasciano spesso non poche perplessità). In questo modo i giocatori più bravi verrebbero seguiti meglio e non sfuggirebbero agli osservatori ragazzi oggettivamente dotati, ma che, per arcani motivi, talvolta non vengono convocati.
Per quanto riguarda gli arbitri, la F.I.R. può invece fare molto. Può sveltire le pratiche per chi frequenta il corso abilitante in qualità di giocatore, dirigente o allenatore.
Noi abbiamo organizzato un corso arbitri con l’amico Riccardo Bono a Monza a inizio gennaio: ad oggi, il Consiglio federale non ha ancora concesso la deroga (necessaria per far arbitrare chi è tesserato con un’altra qualifica, giocatore ecc). Nel frattempo, chi ha frequentato il corso si sta demotivando e le partite continuano a essere rimandate per mancanza di arbitri.
Basterebbe delegare il Presidente del C.N.A.R. alle opportune verifiche e ratifiche, per consentire ad un neo arbitro in deroga di cominciare a dirigere le partite pochi giorni dopo il corso.
Si tratta di cose apparentemente banali ma, credetemi, sarebbero un piccolo/grande passo per agevolare la vita di tutti coloro che operano nel rugby e permetterebbero, forse, una gestione più efficiente dal punto di vista qualitativo e quantitativo del movimento.

Gaetano Palmiotto”
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

Palmiotto lo considero un ottimo dirigente/presidente e infatti si vede come sta lavorando il suo Club. Ha anche la fortuna di avere, tutt'ora, la possibilità di recuperare le opinioni di un grande tecnico, piuttosto schivo ma molto, molto preparato (che peraltro sa parlare un ottimo inglese, anche perchè credo sposato con una signora inglese) e in grado di aiutare fattivamente nella crescita sia il suo Club che chiunque altro abbia bisogno di idee e proposte.
I campi sono effettivamente un problema: lo sono nel nord e profondo nord, così come anche di più nel centro e sud.
Il fenomeno, per certi versi fantastico, del volontariato l'abbiamo già segnalato anche noi su questo forum; infatti senza professionismo e senza un meccanismo professionale di tutoraggio, di tecnici di qualità non se ne sforneranno mai. Quando va bene, un buon medio allenatore porta il suo vissuto; ma questo non produrrà mai evoluzione. Le lingue da sapere per me sono 2, Inglese e Francese anche se è sufficiente farsi capire e capire, ma poi è importante fare e sperimentare (meglio non sulle cavie-ragazzi).
Anche questa intervista, l'articolo di sanzen e gli interventi di molti, dimostrano come l'ambiente, nonostante tutto, sia ancora piuttosto vitale, ancorchè non ascoltato e relegato alla marginalità dissidente.
C'è bisogno, sopratutto in FIR, di una svolta epocale ma, come dicevo ad una mamma, la FIR è un po' lo specchio di questo nostro amato Paese: poca innovazione, manacanza di comprensione storica e sociale, tanta mafia e volontà di produrre gudagni individuali sfruttando risorse pubbliche. Non credo che abbiamo ancora toccato il fondo e non vedo quali siano i punti di riscatto di questo sistema. Non significa mollare la presa ma certamente l'imparità di forze in campo non fa intravvedere nessun risultato utile in tempi brevi. Certamente non si mollerà, ma da questo a dire che si migliorerà ce ne passa.
Buon rugby
garakh
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Iscritto il: 2 mar 2009, 21:45

Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da garakh »

Buongiorno,
leggendo gli ultimi interventi sul thread del mondiale under 20, in particolar modo sulla breve intervista rilasciata da Cavinato, ho ripensato alla nazionale maggiore degli anni '90 e alla conduzione di Coste che ne ha segnato la maggior parte di quel decennio.
Ho letto su Wikipedia la sua biografia e sono consapevole che i risultati da lui raggiunti con la nazionale, sono dovute a un gruppo di giocatori che erano stati formati in modo diverso rispetto ai giovani attuali, al loro talento, agli allenatori delle rispettive squadre e a lui che ha saputo raccogliere l'eredità dei suoi predecessori e a saperla valorizzare.
La sua formazione deriva dall'essere stato un giocatore e un insegnante di educazione fisica, oggi si chiama scienze motorie, e nelle ultime righe leggo che dal 2006 è supervisore dei settori giovanili nazionali per la F.I.R..
A questo punto mi domando: le sue qualità di formatore come vengono usate?
Flanker999
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da Flanker999 »

Fino a qualche stagione fa Coste si vedeva in giro qualche volta con lo staff delle nazionali giovanili; ma è un pezzo che non si vede ne se ne hanno notizie; dicevano che avesse problemi di salute.

Non credo comunque che ci sia alcuna parte della sua impostazione nell'attuale progetto delle giovanili federali; troppo diversa l'impostazione, Coste aveva una nazionale che puntava tutto sull'eccellenza del gesto tecnico... i suoi giocatori "cardine" Dominguez e Francescato sarebbero ampiamente sotto standard fisico richiesto adesso .

Non c'è nemmeno alcuna traccia del lavoro importante di Fourcade sulle giovanili, che prevedeva un percorso del tutto opposto all'attuale, basato sulla diffusione dell'istruzione tecnica presso i club e sul sostegno (specie ai più piccoli) con tecnici inviati ... ricordo che raccontava che durante l'incarico fece poco meno di 100.000 km per andare a vedere gli allenamenti perfino dei clubs in sicilia e calabria ...
spettatore
Messaggi: 458
Iscritto il: 21 ott 2008, 10:06

Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da spettatore »

I 36 nuovi accademici provenienza: Veneto , Roma , Parma e dintorni (+ Valtellina)

Milano, Genova, Torino e resto d'Italia non pervenute.

Ci sarà qualche spinta ????



Marco BELLUCCI (UR Tirreno)*
Giovanni BENVENUTI (Marchiol Mogliano)**
Cesare BERTON (Petrarca Padova)*
Andrea BETTIN (Rubano Rugby)**
Rudy BIANCOTTI (Valtellina Rugby Sondalo)***
Tommaso BONI (Marchiol Mogliano)**
Michele CAMPAGNARO (Rugby Mirano 1957)**
Federico CONFORTI (Petrarca Padova)*
Luca CONTI (AlmavivA UR Capitolina)****
Riccardo DELLA ROSSA (SG Udine Rugby)**
Edoardo DIONISI (Cus Roma)
Sami DRISSI (AlmavivA UR Capitolina)****
Angelo ESPOSITO (Ruggers Tarvisium)**
Marco FONTANESI (Cosmo Haus Reggio Emilia)***
Marco GAZZOLA (Rugby Casale)**
Fabio GIANNELLI (Fiamme Oro Roma)
Domenico GRASSOTTI (BancaMonteParma Crociati)
Filippo GUARDUCCI (Marchiol Mogliano)**
Stefano IOVENITTI (L'Aquila Rugby)****
Enrico MANGHI (BancaMonteParma Crociati)
Vittorio MARAZZI (Sondrio Rugby)***
Simone MARINARO (UR Sannio)****
Saif Edin MHADHBI (Ercole Monselice)**
Alain MORICONI (AlmavivA UR Capitolina)****
Luca NOSTRAN (Petrarca Padova)**
David ODIETE (Cosmo Haus Reggio Emilia)***
Edoardo PADOVANI (Marchiol Mogliano)**
Ruggero RENZETTI (Consiel Firenze 1931)***
Giacomo RIEDO (Zhermack Badia)**
Jacopo SALVETTI (Sondrio Rugby)***
Leonardo SARTO (Petrarca Padova)*
Luca SCARSINI (SG Udine Rugby)**
Gianmarco VIAN (Orved San Donà)**
Marcello VIOLI (Rugby Academy)
Matteo ZANUSSO (Orved San Donà)**
Alessio ZDRILICH (Ospitaletto Rugby)***
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