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Garry ha scritto: 14 feb 2020, 18:40Per quanto mi riguarda non dai fastidio, sto solo cercando una spiegazione e a me rimane solo quella che tu ritieni offensiva
Io, invece, non cerco motivazioni alle tue opinioni. Penso semplicemente che sono le tue e sono diverse dalle mie. Al limite posso pensare che essendo tu tifoso delle zebre ed io di Calvisano la cosa non sia ininfluente nel renderci sensibili ad esigenze diverse.
Cerco le motivazioni perché ho l'abitudine di guardare le cose mettendomi nei panni del mio interlocutore.
Per principio metto sempre in dubbio le mie convinzioni, ma in questo caso veramente non trovo appigli plausibili se non il puro e semplice "tifo" o il campanilismo, atteggiamenti che cerco di evitare come il corona virus.
Come ho già scritto, considero il "mio club" un club che milita attualmente in serie B, anche se suoi giocatori giocano in Top12, Serie A e pure Pro14. Zebre e Treviso per me sono la nazionale, e mi schiero solo in occasione dei derby.
Credo che finché questo germe non entrerà nelle teste dei nostri club il rugby italiano farà poca strada
"La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano"
R.I.P. Pavel Kushnir - pianista russo morto in carcere, vittima del fascismo russo
Detto questo, mi consolo pensando alla fatica che hanno fatto e che stanno tuttora facendo anche realtà che hanno iniziato questo percorso ben prima di noi e che hanno una cultura rugbistica molto ma molto più radicata. Per esempio gli Ospreys
"La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano"
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Mr Ian ha scritto: 15 feb 2020, 9:31non mi fraintendere jpr, sai che la mia stima per te è tanta; però questo piagnucolare su ricchi, poveri ed altro, mi sembra offensivo nei confronti di tutto il resto del movimento rugbistico. Abbi pazienza, ma senza Gavazzi, Calvisano caput mundi del rugby italiano, ma quando mai lo poteva diventare???? è bene esporre delle critiche ad un sistema, ma senza esagerare perchè poi tutti iniziano a farsi le pulci a vicenda...Il sistema è questo, migliorabile senza ombra di dubbio, ma al momento l unico percorribile
Mi stai dicendo che ci sono dei santuari che non bisogna nemmeno nominare?
Mah, Calvisano è salita ai vertici del rugby nazionale qunado Gavazzi era ben lungi dal diventare presidente Fir. Il fattore decisivo fu la fusione con il disciolto Milan postberlusconiano. Da lì Calvisano divenne una delle prime forze del rugby nazionale. Quando morì il Super10 Calvisano, Gavazzi o non Gavazzi, fu costretta all'autoretrocessione da cui riemerse a suon di promozioni. Gavazzi è stato importantissimo per il nostro club innanzitutto oerchè l'ha fondato e poi perchè l'ha guidato da dirigente. Da presidente federale sta distruggendo il campionato nazionale e sta rendendo il rugby italiano un deserto con tre cattedrali.
Poi secondo tutti voi questo è il sistema e non è modificabile. Io confesso di non sapere se "un altro mondo è possibile", so solo che questo non mi piace.
Quanto a povertà e ricchezza direi che i dati sono oggettivi. Poi uno può pensare, come me, che configurino un'ingiustizia, mentre altri che sia giusto così. Ma che i club campino di pane secco e cipolle muffite mentre le franchigie abbiano almeno un abbondante piatto di pastasciutta (non dico certo champagne e caviale) credo sia innegabile. Vedremo quanto durerà questa convivenza a borde della barca di Barambani.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Garry ha scritto: 15 feb 2020, 9:39Per principio metto sempre in dubbio le mie convinzioni, ma in questo caso veramente non trovo appigli plausibili se non il puro e semplice "tifo" o il campanilismo, atteggiamenti che cerco di evitare come il corona virus.
Ok, appurato che mi consideri un appestato di coronavirus, credo che il confutare i miei starnuti sia uno sforzo indegno di voi sani.
Userò un fazzoletto.
Voi sani fate bene a restare immuni da certe malsane idee.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Burioni ha detto che bisogna starnutire nel gomito
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Mr Ian ha scritto: 15 feb 2020, 9:31non mi fraintendere jpr, sai che la mia stima per te è tanta; però questo piagnucolare su ricchi, poveri ed altro, mi sembra offensivo nei confronti di tutto il resto del movimento rugbistico. Abbi pazienza, ma senza Gavazzi, Calvisano caput mundi del rugby italiano, ma quando mai lo poteva diventare???? è bene esporre delle critiche ad un sistema, ma senza esagerare perchè poi tutti iniziano a farsi le pulci a vicenda...Il sistema è questo, migliorabile senza ombra di dubbio, ma al momento l unico percorribile
Mi stai dicendo che ci sono dei santuari che non bisogna nemmeno nominare?
Mah, Calvisano è salita ai vertici del rugby nazionale qunado Gavazzi era ben lungi dal diventare presidente Fir. Il fattore decisivo fu la fusione con il disciolto Milan postberlusconiano. Da lì Calvisano divenne una delle prime forze del rugby nazionale. Quando morì il Super10 Calvisano, Gavazzi o non Gavazzi, fu costretta all'autoretrocessione da cui riemerse a suon di promozioni. Gavazzi è stato importantissimo per il nostro club innanzitutto oerchè l'ha fondato e poi perchè l'ha guidato da dirigente. Da presidente federale sta distruggendo il campionato nazionale e sta rendendo il rugby italiano un deserto con tre cattedrali.
Poi secondo tutti voi questo è il sistema e non è modificabile. Io confesso di non sapere se "un altro mondo è possibile", so solo che questo non mi piace.
Quanto a povertà e ricchezza direi che i dati sono oggettivi. Poi uno può pensare, come me, che configurino un'ingiustizia, mentre altri che sia giusto così. Ma che i club campino di pane secco e cipolle muffite mentre le franchigie abbiano almeno un abbondante piatto di pastasciutta (non dico certo champagne e caviale) credo sia innegabile. Vedremo quanto durerà questa convivenza a borde della barca di Barambani.
da presidente federale ha spostato tutto il centro nevralgico del rugby a Calvisano, organizzando lì qualsiasi tipo di finale, mondiale, raduno e persino un accademia. Ora sicuramente starà distruggendo il campionato, ma le tasche di qualcuno non si potranno lamentare...per cui se da un lato critichiamo il sistema, dall altro tanto schifo non ci fa...
I club campano di pane secco, ma nel panorama sportivo nessuno ha la pancia piena, i tempi di Berlusconi sono finiti da un pò e rimpiangere quel sistema non avrebbe alcun senso...provate a fare uno sforzo di cosa sarebbe il rugby se fosse gestito solo dai club e nei club
Guarda, ci sto.
Cacciamo via Gavazzi, che torni a fare il presidente del Calvisano che è meglio, accetto la retrocessione in serie A, ma anche B se volete, ma ribaltiamo questo sistema che sta desertificando il nostro rugby. Tanto io continuerò a seguirlo il calvisano e a divertirmi lo stesso, chissene.
Ci sto, accetto anche il sacrificio di veder sparire Calvisano dal giro che conta, ma torniamo ad avere un movimento con tre squadre di spicco, non tre squade nel deserto.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Trovo che su certe cose si drammatizzi un pochino.
Finchè ci sarà gente che gioca a rugby, ci saranno dei campionati.
Ci sarà un campionato italiano.
Il livello tecnico ed economico di questo campionato dipenderà, chiaramente, da tanti aspetti. Ma sarà il massimo campionato italiano.
E gli affamati/appassionati di rugby andranno a vedere quelle partite, con maggiore o minore gratificazione (dipende anche dal risultato...).
Personalmente io vado a vedere (non sempre, per la verità) la C1 piemontese...e non conosco nessuno del club locale, vado proprio come tifoso tout court.
Certo se arrivasse la desertificazione sparirebbero tutti i club, compreso il mio. Ma forse è una visione un po' apocalittica...
stilicone ha scritto: 15 feb 2020, 11:20
Trovo che su certe cose si drammatizzi un pochino.
Finchè ci sarà gente che gioca a rugby, ci saranno dei campionati.
Ci sarà un campionato italiano.
Il livello tecnico ed economico di questo campionato dipenderà, chiaramente, da tanti aspetti. Ma sarà il massimo campionato italiano.
E gli affamati/appassionati di rugby andranno a vedere quelle partite, con maggiore o minore gratificazione (dipende anche dal risultato...).
Personalmente io vado a vedere (non sempre, per la verità) la C1 piemontese...e non conosco nessuno del club locale, vado proprio come tifoso tout court.
Certo se arrivasse la desertificazione sparirebbero tutti i club, compreso il mio. Ma forse è una visione un po' apocalittica...
Non ci sarà nessuna apocalisse, il rugby rientrerà nel suo normale panorama italiano, quello da 1000 persone scarse di media nella massima serie. Al pari di altri sport come il ping pong, tamburello e non so quanti altri facciano questi spettatori. Gli amanti di questo sport continueranno a praticarlo e seguirlo, come è sempre stato. E' al momento che sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità. Tutti gli artefici dovevano fare uno sforzo per cercare di ingrandire il prodotto e renderlo più appetibile, ma ad oggi così non è stato perchè siamo a rincorrerci a chi ha più colpe e tra tutti i litiganti, il pubblico ed i bambini scappano
Più seriamente.
I club di Top12 possono sentirsi trascurati, anche legittimamente, e sarebbe bello,oltre che appropriato per una nazione grande e popolosa come l'Italia, avere un massimo campionato seguito e importante.
Ma loro (i club di Top12) che cosa stanno facendo per raggiungere questo obiettivo?
Mi sembra molto più importante il problema dello scarso numero di praticanti, o anche di Regioni intere (chessò, Puglia, Calabria...) dove i club si contano sulle dita delle mani, forse sulle dita di una mano sola.
Questo dovrebbe essere un obiettivo importante, anzi prioritario, per la Federazione.
Mr Ian,ci stiamo dicendo più o meno gli stessi concetti.
Però io credo che il rugby, anche in Italia nelle condizioni attuali, avrebbe lo spazio e l'appeal per fare qualcosa di meglio.
Non come il basket e la pallavolo, ci mancherebbe, ma più della pallanuoto o del baseball, dei vari tipi di Hockey e via dicendo.
Però tutti dovrebbero darsi una mossa.
jpr williams ha scritto: 15 feb 2020, 11:07
Ci sto, accetto anche il sacrificio di veder sparire Calvisano dal giro che conta, ma torniamo ad avere un movimento con tre squadre di spicco, non tre squade nel deserto.
Commendevole proposito, ma non e' che ci sono 3 cattedrali in un deserto come alternativa ad una dozzina di belle chiese di cui tre capitolari. E' questo il punto che cercavo di spiegare.
Riportare un campionato italiano ai livelli degli anni '90 ed oltre e' impossibile. Allora fu un unicum dovuto alle particolari condizioni. Il professionismo ha cambiato tutto, I soldi e le competenze sono altrove e si sono evolute tantissimo. Un po' di risorse ai club non risolve questo problema, perche' il massimo che potranno permettersi saranno sempre minestrine, anche se hanno un milione in piu' a bilancio. Il resto del rugby di elite mondiale pasteggia a caviale champage a confronto.
Poi si puo' scegliere di non voler competere con quel livello e vivere felici, ma questo per me e' autolesionismo e non lo sottoscrivo per nulla.
stilicone ha scritto: 15 feb 2020, 11:20
Trovo che su certe cose si drammatizzi un pochino.
Finchè ci sarà gente che gioca a rugby, ci saranno dei campionati.
Ci sarà un campionato italiano.
Il livello tecnico ed economico di questo campionato dipenderà, chiaramente, da tanti aspetti. Ma sarà il massimo campionato italiano.
E gli affamati/appassionati di rugby andranno a vedere quelle partite, con maggiore o minore gratificazione (dipende anche dal risultato...).
Personalmente io vado a vedere (non sempre, per la verità) la C1 piemontese...e non conosco nessuno del club locale, vado proprio come tifoso tout court.
Certo se arrivasse la desertificazione sparirebbero tutti i club, compreso il mio. Ma forse è una visione un po' apocalittica...
Non ci sarà nessuna apocalisse, il rugby rientrerà nel suo normale panorama italiano, quello da 1000 persone scarse di media nella massima serie. Al pari di altri sport come il ping pong, tamburello e non so quanti altri facciano questi spettatori. Gli amanti di questo sport continueranno a praticarlo e seguirlo, come è sempre stato. E' al momento che sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità. Tutti gli artefici dovevano fare uno sforzo per cercare di ingrandire il prodotto e renderlo più appetibile, ma ad oggi così non è stato perchè siamo a r*** a chi ha più colpe e tra tutti i litiganti, il pubblico ed i bambini scappano
totalmente d'accordo con questo punto di vista.
e sinceramente molte contrapposizioni che si leggono qua sopra stanno diventando un po' sterili. Almeno per me.
Credo a tutti piacerebbe avere la nazionale vincente e il campetto sotto casa con l'erba ben tagliata e la club house accogliente anziché un container.
Ma qui si discute di quale sia il miglior modo per arrivarci e al netto di molte lamentele non ho ancora capito cosa propongono, nel concreto, quelli che vedono le franchigie come un qualcosa da eliminare (o ridurre).
Beh, ridurre non è sinonimo di eliminare.
Io ho detto più volte, anche in questo topic, che per me una franchigia sola sarebbe meglio: più competitiva, più turnover per non ammazzare troppo i migliori per la Nazionale.Come comtroesempio, mi chedo quanti, delle Zebre di ieri sera, siano effettivamente papabili per la Nazionale.
I giovani della filiera (che manterrei o implemeterei, visto che i miglioramenti della U20 sono visibili per tutti) li spargerei a piene mani in Top12, studiando qualche marchingegno tecnico e regolamentare per farli giocare e farli migliorare.
Poi ho detto che spenderei tutti i soldi residui possibili per la base, ad esempio con un campo con l'erbetta verde e la clubhouse confortevole in ogni capoluogo di provincia o giù di lì.
Poi, è chiaro il generale De Gaulle potrebbe dire che il mio è un "vaste programme", ma qui si viene per chiacchierare...
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)