E sì, e gli effetti si vedono tutti sul girovita: un tempo ero un mediano di mischia, oggi duegcruta ha scritto:Buongustajo!!!



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Moderatore: Emy77
E sì, e gli effetti si vedono tutti sul girovita: un tempo ero un mediano di mischia, oggi duegcruta ha scritto:Buongustajo!!!
Per i paesaggi e le opere d'arte sono d'accordo, lo slow life...beh è veramente slow qualche voltajpr williams ha scritto:Poche storie, posto che l'Italia è bella (quasi) tutta, non si può negare che soprattutto il centro, diciamo la fascia che va dalla bassa Emilia sino alla linea fra Abruzzo e Lazio è semplicemente da sballo sia per le città, che per i paesaggi, per le opere d'arte e per il cibo e lo slow life che io amo tanto. C'é stato un momento della mia vita in cui avrei potuto diventare maceratese e vivere fra Corinaldo e Fiuminata, anni fa...o in Umbria fra Scheggia e Sigillo sulla Flaminia![]()
Tempi andati e mai abbastanza rimpianti...
Figurati cos'è per noi che viviamo nella iper-produttiva Lombardia, la terra dove se non lavori (di corsa) da mattina a sera per almeno 6 giorni alla settimana non sei neanche degno di essere chiamato essere umanocacciaf ha scritto:Per i paesaggi e le opere d'arte sono d'accordo, lo slow life...beh è veramente slow qualche voltajpr williams ha scritto:Poche storie, posto che l'Italia è bella (quasi) tutta, non si può negare che soprattutto il centro, diciamo la fascia che va dalla bassa Emilia sino alla linea fra Abruzzo e Lazio è semplicemente da sballo sia per le città, che per i paesaggi, per le opere d'arte e per il cibo e lo slow life che io amo tanto. C'é stato un momento della mia vita in cui avrei potuto diventare maceratese e vivere fra Corinaldo e Fiuminata, anni fa...o in Umbria fra Scheggia e Sigillo sulla Flaminia![]()
Tempi andati e mai abbastanza rimpianti...![]()
Avendo vissuto 3 anni a Bologna ho notato la differenza, nettamente.
Anche qui in teoria si lavora da mattina a sera (ormai però non c'è rimasta neanche un'azienda aperta), solo che finito il lavoro, si fa un aperitivo in piazza e la domenica qualche scampagnata nei dintorni..mai nulla di nuovo, la mentalità è ferma al passato e non si cerca mai l'innovazione.time vortex ha scritto:Figurati cos'è per noi che viviamo nella iper-produttiva Lombardia, la terra dove se non lavori (di corsa) da mattina a sera per almeno 6 giorni alla settimana non sei neanche degno di essere chiamato essere umanocacciaf ha scritto:Per i paesaggi e le opere d'arte sono d'accordo, lo slow life...beh è veramente slow qualche voltajpr williams ha scritto:Poche storie, posto che l'Italia è bella (quasi) tutta, non si può negare che soprattutto il centro, diciamo la fascia che va dalla bassa Emilia sino alla linea fra Abruzzo e Lazio è semplicemente da sballo sia per le città, che per i paesaggi, per le opere d'arte e per il cibo e lo slow life che io amo tanto. C'é stato un momento della mia vita in cui avrei potuto diventare maceratese e vivere fra Corinaldo e Fiuminata, anni fa...o in Umbria fra Scheggia e Sigillo sulla Flaminia![]()
Tempi andati e mai abbastanza rimpianti...![]()
Avendo vissuto 3 anni a Bologna ho notato la differenza, nettamente.Per noi lo slow life è qualcosa di più di un sogno, diventa quasi l'aspirazione ad uno stile di vita che da queste parti possiamo solo invidiare...
Calvisano è piccolo quanto basta perchè il rugby sia amato e vissuto da tutti, o quasi, e di ragazzi di tutte le età che giocano ce ne sono tanti, ma la concorrenza di altri sport (leggi: calcio) pare essere inarrestabile e quindi i problemi di cui parli sono tuttora irrisolti. Anche qui ci sono molte iniziative, soprattutto benefiche, legate al rugby e i giocatori incontrano spesso i ragazzini nelle scuole. Ma alla fine il calcio, anche del livello più infimo, ha sempre un'attrattiva maggiore; non solo sui ragazzi che lo scelgono, ma anche sui giornali, che di rugby parlano sempre poco o niente, e sugli sponsor che scelgono altre discipline con più visibilità. Nonostante gli sforzi, il rugby continua a rimanere uno sport di nicchia, che viene riscoperto solo quando si tratta di fare qualche pubblicità di cerotti o di attrezzi per il cantiere, e all'esterno della nostra piccola cerchia di affezionati riscuote solo curiosità.cacciaf ha scritto:Anche qui in teoria si lavora da mattina a sera (ormai però non c'è rimasta neanche un'azienda aperta), solo che finito il lavoro, si fa un aperitivo in piazza e la domenica qualche scampagnata nei dintorni..mai nulla di nuovo, la mentalità è ferma al passato e non si cerca mai l'innovazione.
Questo vale anche per il rugby, metà città ignora che ci sia una squadra, nonostante tutte le attività di informazione fatte da dirigenza e seniores.
Abbiamo la fortuna di avere un movimento minirugby che pare andare bene, ma ad esempio in prima squadra siamo max. 20 "operativi", gli allenamenti li facciamo in 8![]()
Sarebbe interessante sapere come le altre squadre hanno affrontato questi problemi, sono sicuro, purtroppo, che anche loro hanno avuto queste difficoltà
Il "problema" del Rugby, secondo me ,oltre al fatto che non fa sognare una carriera piena di soldi, è la sua complessità: troppe regole (ma servono tutte) e troppe cose da spiegare. Il contatto fisico non spaventa i ragazzini da quello che ho potuto vedere, lo trovano divertente (in fondo fino alla 3° media non c'è tutta questa "violenza"), però quando si tratta di dirgli cosa possono fare e cosa no, vedi che il loro entusiasmo svanisce: ruck, maul, calcio di punizione, calcio libero, fuorigioco in gioco aperto, in maul, in ruck, passaggio in avanti, in-avanti e seguentemente mischie e touche.time vortex ha scritto:Calvisano è piccolo quanto basta perchè il rugby sia amato e vissuto da tutti, o quasi, e di ragazzi di tutte le età che giocano ce ne sono tanti, ma la concorrenza di altri sport (leggi: calcio) pare essere inarrestabile e quindi i problemi di cui parli sono tuttora irrisolti. Anche qui ci sono molte iniziative, soprattutto benefiche, legate al rugby e i giocatori incontrano spesso i ragazzini nelle scuole. Ma alla fine il calcio, anche del livello più infimo, ha sempre un'attrattiva maggiore; non solo sui ragazzi che lo scelgono, ma anche sui giornali, che di rugby parlano sempre poco o niente, e sugli sponsor che scelgono altre discipline con più visibilità. Nonostante gli sforzi, il rugby continua a rimanere uno sport di nicchia, che viene riscoperto solo quando si tratta di fare qualche pubblicità di cerotti o di attrezzi per il cantiere, e all'esterno della nostra piccola cerchia di affezionati riscuote solo curiosità.cacciaf ha scritto:Anche qui in teoria si lavora da mattina a sera (ormai però non c'è rimasta neanche un'azienda aperta), solo che finito il lavoro, si fa un aperitivo in piazza e la domenica qualche scampagnata nei dintorni..mai nulla di nuovo, la mentalità è ferma al passato e non si cerca mai l'innovazione.
Questo vale anche per il rugby, metà città ignora che ci sia una squadra, nonostante tutte le attività di informazione fatte da dirigenza e seniores.
Abbiamo la fortuna di avere un movimento minirugby che pare andare bene, ma ad esempio in prima squadra siamo max. 20 "operativi", gli allenamenti li facciamo in 8![]()
Sarebbe interessante sapere come le altre squadre hanno affrontato questi problemi, sono sicuro, purtroppo, che anche loro hanno avuto queste difficoltà
Verissimo, specialmente il fatto che il calcio può essere giocato dovunque e da chiunque, persino dalle femmine, se il proprietario del pallone è magnanimo - o è la femmina stessa, come nel mio caso da bambinacacciaf ha scritto: Il "problema" del Rugby, secondo me ,oltre al fatto che non fa sognare una carriera piena di soldi, è la sua complessità: troppe regole (ma servono tutte) e troppe cose da spiegare. Il contatto fisico non spaventa i ragazzini da quello che ho potuto vedere, lo trovano divertente (in fondo fino alla 3° media non c'è tutta questa "violenza"), però quando si tratta di dirgli cosa possono fare e cosa no, vedi che il loro entusiasmo svanisce: ruck, maul, calcio di punizione, calcio libero, fuorigioco in gioco aperto, in maul, in ruck, passaggio in avanti, in-avanti e seguentemente mischie e touche.
Senza parlare dei genitori preoccupati del fatto che si possano far male (ho visto più gente infortunarsi a calcetto che a rugby).
Il calcio è semplice, devi tirare la palla coi piedi dentro una porta, non puoi toccare l'avversario (beh quasi) altrimenti è punizione e cosa sempre secondo me fondamentale, può essere giocato ovunque: campetti, asfalto, senza porte, senza arbitro, senza divise, ecc...
Non ho mai visto 10 ragazzi che prenotano un campo per fare una partitella di rugby
Esattamente come quando giocavo io alla fine degli anni '80, solo che là, nel mio ricordo, pioveva sempre e la fanga la faceva da padronecacciaf ha scritto:beh avercele le partite di Rugby allo stadio![]()
campo duro come il marmo, qualche sasso qua e là e 3 posti a sedere...
che bello il Rugby di provincia