andrea12 ha scritto:La mia posizione proviene sostanzialmente dall’osservazione e comparazione.
Sul fatto che esista un momento canonico, tra i 6/7 anni e i 13/14, mi sembra che sia abbastanza condiviso anche su questo forum (lo è comunque in tutto il mondo tecnico scientifico, oltre che pedagogico). Allora, il mio ragionamento vorrebbe sposare da una parte le necessità di innalzamento globale del rugby italiano, e dall’altra, vedere una sorta di progressione complessiva nella formazione ed evoluzione del giocatore italiano futuro di alto livello. La considerazione aggiuntiva .................
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Mi scuso per la lunghezza, ma gli ultimi interventi, davvero puntuali, hanno bisogno di chiarimenti rispetto a quello che dicevo più sopra. Mi rimane il dubbio della comprensione mediatica e virtuale, dove non è possibile stabilire il valore di alcune considerazioni , e dove non è possibile intervenire con “incisi” chiarificatori. Mi scuso con tutti, ma soprattutto con Ferfed e Supermax.
Prima di entrare nel merito, voglio precisare (anche in relazione al mio intervento precedente) che "ferfed", il mio nick name, sta per Federico Ferrini (il mio nome e cognome)... "a buon intenditor poche parole" !!
Carissimo Andrea, scusarti ... ??
I tuoi interventi sono sempre stimolanti ed interessanti, oltre che civili e corretti.
Condivido nelle sue linee generali il tuo intervento: il problema dell'Educazione Fisica, della "non-cultura" dello Sport che sempre più attanaglia il nostro paese, della difficoltà di strutturare già a livello dei Club e sin dalla Propaganda una progressione formativa che riesca a garantire l'evoluzione dei nostri giovani fino all'Alto Livello, ecc ....
Consentimi comunque alcune parziali considerazioni di carattere concreto legate soprattutto ai temi Accademie/Federazione/Club, senza alcuna pretesa di esaustività, anzi ...
D'accordo sull'Accademia di Tirrenia (sulla sua utilità/indispensabilità non credo ci piova, malgrado la necessità man mano che si procede di correggere errori e di cambiare il tiro).
Per quanto attiene le 3 Accademie Zonali non va dimenticato che queste si strutturano dopo il pesante fallimento delle cosiddette Accademie di Club.
Esperimento fallimentare sia sul piano degli obbiettivi, che sul piano economico (il cospicuo finanziamento federale era in funzione anche del numero di ragazzi ...): ennesimo segnale della grande difficoltà che ha il nostro Movimento di creare sinergie: una per tutte (sarebbe altrimenti un elenco interminabile), c'è voluta la dura presa di posizione della FIR e del presidente Dondi di alcuni mesi fa, dopo l'incidente Guidi/Aironi, perché almeno a parole Tonni decidesse di "collaborare" con la FIR (anche in funzione del Movimento e della sua crescita), per quanto riguarda la Benetton ancora ... non si sa !!??
Negli ultimi anni il Rugby in Italia è cresciuto molto e, come sempre accade quando si cresce, le problematiche sono diventate più complesse ed articolate.
Richiedono una capacità di analisi e di proposizione (quindi di critica) più modulata e complessa, evoluta, un salto di qualità che deve compiersi a partire dai Club, dalle scelte concrete di indirizzo e di sviluppo di ogni singola società, anno per anno, campionati dopo campionati per ogni singola categoria. In questo siamo diffusamente deficitari, a parte alcune, poche, concrete eccezioni, quali che siano i livelli.
Certamente la FIR ha fatto errori, altri ne farà, ma il definire la situazione complessiva e generale del nostro rugby come conseguenza quasi "esclusiva" nello specifico, delle scelte federali e di Dondi diventa un problema vero. E questo non perchè si critica chissà chi o cosa, il Capo Supremo, ecc.., ma perché si compie un'analisi non reale e compiuta, che non coglie le cause dei problemi nella loro complessità e non consente quindi di trovare soluzioni, percorsi adeguati.
Come già detto altre volte è fondamentale capire, analizzare e "criticare", anche i comportamenti, le scelte dei club, le loro "politiche", oltre e forse ancor più della Federazione.
Si potrebbero scrivere paginate intere: ... dinamiche come quelle che vedono il proprio orticello al di sopra di tutto, talvolta anche contro tutto e tutti, i nostri campionati densi di stranieri spesso mediocri od in vacanza, con i nostri giovani nella migliore delle ipotesi relegati in panchina e con minutaggi ridicoli, stranieri acquistati anche per i campionati giovanili ... un professionismo gonfiato, illusorio, con i piedi di argilla, non supportato da presupposti adeguati (economici prima ed organizzativi dopo) neanche a livelli minimali ... . .
In questi ultimi anni giro molto e per esperienza diretta e personale credo di potere dire che i nostri giovani "migliori", a partire dalle Accademie, non hanno molto da invidiare a quelli delle Nazioni rugbisticamente evolute.
Il problema sta nel fatto che francesi, gallesi, irlandesi, inglesi, scozzesi, per non dire degli australiani, sudafricani, ecc., giocano nei loro campionati di vertice in maniera strutturata e significativamente diffusa. Ritmi di gioco, intensità, motivazioni e controllo delle emozioni, sicurezze, voglia di provarci, trovano in quelle esperienze la loro origine ed il loro compimento.
Ricordi ai mondiali in Giappone quando si disse, tutti d'accordo, che il rendimento insoddisfacente di Gori (mediano di mischia) era da attribuire al campionato di B da lui appena compiuto, ritenuto non adeguato.
I nostri ragazzi in linea di massima, salvo eccezioni, non riescono a giocare in maniera continuativa nei nostri campionati di riferimento (Eccellenza e Serie A). I nomi e le situazioni che potrei fare sono tanti . Prima della crisi economica dell'ultimo anno, addirittura anche in serie B ed in C si sono viste squadre con stranieri e talvolta neanche pochi.
Non più tardi di qualche settimana fa ho sentito ai Cavalieri Prato dire a proposito di un ragazzo di Tirrenia che < "...si è un ragazzo di sicuro talento ... ha fatto molto bene in A1, me ne parlano molto bene, ma ... preferisco uno più esperto, ... uno straniero ...">.
Logiche di campanile, localismi, incapacità di programmare e di remare assieme nella medesima direzione, nella logica del "bene comune", sono a mio giudizio il problema più grosso che affligge il nostro movimento.
Ho visto e sentito con le mie orecchie dirigenti e tecnici di club ben noti e di riferimento affermare che l'Accademia di Tirrenia è ... inutile e dannosa, avere atteggiamenti ostativi, se non peggio, verso i ragazzi scelti per l'Accademia. Ho vissuto l'esperienza di ragazzi manipolati con promesse di ... 1°squadra se non fossero andati all'Accademia, per poi vederli relegati in panchina per qualche partita e poi "ributtati" nella Under, di cui per inciso non importa niente a nessuno se non a qualche dirigente "appassionato" ed ai genitori di alcuni.
Pochissime sono le Società dove si possono osservare, per quanto riguarda i giovani, modi ed approcci evoluti ed apprezzabili, come per esempio il Petrarca, anche se ....
Potrei scrivere o parlare per ore, citando episodi a cui ho assistito e che ho vissuto personalmente, talvolta anche intervenendo su richiesta, per aiutare ragazzi e le loro famiglie a fare scelte positive e ponderate.
Nei Paesi rugbisticamente evoluti i modi e le collaborazioni tra i Club e tra i Club e la Federazione sono ben altri, anche se con conflitti talvolta anche durissimi. E questo non dipende certo dalla nostra Federazione, ma prevalentemente dalla logica del Campanile, anzi ... dell'orticello. E più grande è l'orticello (...grande... si fa per dire!!) e peggio è.
Sembra che adesso la tendenza possa concretamente cambiare, vuoi per la crisi economica, vuoi per le "forzature" che la FIR (finalmente) sta iniziando ad agire (sugli stranieri, su alcuni ruoli, ecc.).
Comunque, cambiare è molto faticoso, a volte ansiogeno, sempre scomodo, soprattutto se a cambiare dobbiamo essere noi in prima persona!!
Mi scuso io per la lunghezza ... ma, figurati, mi sono pure trattenuto!!
Federico