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GRUN ha scritto:Caro Yary un saluto. Spero che la FIR sabato trovi il modo, magari con un minuto di silenzio prima del test match, di ricordare Roy Bish. Fino a questo momente sul sito ufficiale della Federazione Italiana non è stata ancora data la notizia della morte dell'allenatore gallese...
Mi unisco al cordoglio per la morte di Roy Bish. Il minuto di raccoglimento mi sembra doveroso per un allenatore della nazionale che introdusse un metodo scientifico d'allenamento con qualche seguito tra i club, e le nazionali minori.
Un gentleman nel campo e nella vita.
Per completare il ritratto di Roy Bish trascrivo questo articolo, ricco di dati ed informazioni, di Vittorio Munari, pubblicato lunedì 27 novembre 2006 su Il Gazzettino On Line:
"Roy Bish se ne è andato. Dopo aver guidato Cardiff e Oxford, nella seconda parte degli anni 70 ha allenato in Italia. prima la nazionale, poi Roma e Treviso. Ma il suo contibuto per il rugby italiano non deve essere misurato solo dai risultati delle squadre allenate. Roy veniva dal galles che, in quel periodo, rappresentava il riferimento per tutto il rugby mondiale. non c'erano video cassette, non esistevano fax e internet. I rari manuali scritti erano difficili da reperire. il filmato in super 8, con la leggendaria meta di Gareth Edwards, veniva visto e rivisto.
Roy in Italia ebbe il grande merito di allargare i nostri ristretti orizzonti. Su suo suggerimento la Federazione Italiana tradusse e divulgò Better Rugby. questo manuale, pubblicato nel 1973 dalla Rugby Football Union, assorbiva molte influenze gallesi collegate al dominio nel 5 Nazioni e al vittorioso tour dei Lions britannici in Nuova Zelanda nel 1971. "Per un rugby migliore" divenne la bibbia di tanti appassionati allenatori, aiutando ad impostare in modo innovativo per noi le sedute di allenamento. Prese sempre più il metodo di allenamento attraverso griglie e circuiti, ma anche la programmazione. Si arrivò a uniformare in tutto il rugby italiano una metodologia unica sulle tecniche da applicare, in particolare in mischia e maul. apparve rivoluzionaria la modifica della posizione dei piedi dei piloni e l'introduzione del primo canale per far emergere la palla.
Il rugby italiano allargava i confini. negli stessi anni la leggendaria figura di carwyn James approdava a Rovigo, aumentando l'entusiasmo ma anche soddisfando la conoscenza dei rugbisti nostrani. Divenne una moda la realizzazione di club house in grado di permettere socializzazioni. L'orgoglio di appendere la maglia del giocatore prestigioso o il raro cimelio da ostentare, ricambiava ogni sforzo. Il rugby italiano iniziava a decollare. La leggendaria figura di Gareth Edwards si materializzava sui campi dell'Acquacetosa per fare da esempio ai giocatori della nostra nazionale. il suo contributo Roy lo ha dato come organizzatore e prezioso ufficilae di collegamento verso le Home Unions. e questa sua cartteristica di gentile, arguto ambasciatore, lo ha accompagnato fino agli ultimi anni, in ogni occasione che aveva di ricongiungersi con i tanti amici che aveva in Italia".
Grazie GRUN per il tuo contributo a far affiorare e divulgare il ricordo di coloro che posero le fondamenta del rugby Italiano.
Mi spiace constatare che la discussione dui Dogi, Lupi e Zebre non ha portato alcun nuovo controbuto alla genesi e storia dei Dogi.......
Peccato, speravo che qualche partecipante alle imprese di quella glorioso selezione desse il suo contributo o qualche storico appassionato Veneto aprisse i suoi archivi, ma vedo che tristemente tutto tace.
E' un dispiacere non spolverare questo pezzo di storia che potrebbe far ragionare in altra maniera giovannotti che attualmente aumentano lo sprolocuio di Nazionali, nazionalità, appartenenza, selezioni e via cianciando.
Sono un vecchio iroso e brontolone, chiedo venia.