<!-- BBCode Start --><A HREF="
http://sport.leonardo.it/articoli/2006/ ... 668103.php" TARGET="_blank">
http://sport.leonardo.it/articoli/2006/ ... 103.php</A><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>
<BR><!-- BBCode Start --><IMG SRC="
http://sport.leonardo.it/fnts/sport/imm ... 041113.jpg"><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR><B>Anche i ricchi piangono</B>
<BR><I>Marco Arceri</I>
<BR>
<BR><I>Non tutto fila nel verso giusto nel regno del rugby. La Nuova Zelanda è scioccata dall'addio di Tana Umaga, l'Australia non riesce a trovare un allenatore.</I>
<BR>
<BR>(11-01-2006) Tana Jonathan Falefasa Umaga - al grande pubblico meglio noto semplicemente come Tana Umaga - ha annunciato il ritiro dalla nazionale. E che nazionale: Tana era il capitano della Nuova Zelanda, successore di Jonah Lomu, una militanza in nero iniziata nel 1997 e conclusa nel 2005, con 74 presenze. Tana è un centro di potenza devastante e classe cristallina. Ma ha anche 32 anni: "Essere stato capitano degli All Blacks è stato un grande onore. Ma per coronare questo sogno ho dovuto sacrificare tante cose, soprattutto il tempo da passare con la mia famiglia. E' ora di restituirglielo, almeno in parte".
<BR>
<BR>Umaga non abbandona il rugby: continuerà a giocare nella federazione neozelandese, con cui ha un contratto fino al 2007, nelle fila degli Hurricanes. E già si vocifera che potrebbe poi passare in un club europeo, probabilmente inglese, probabilmente i NEC Harlequins. Quel che è certo, a meno di ripensamenti che però al momento Tana esclude categoricamente, è che non lo vedremo più in maglia All Black. "Ma sono contento così. In fondo avevamo l'obiettivo di costruire una Nuova Zelanda, più giovane e ugualmente forte". Obiettivo raggiunto, a quanto dicono i risultati di un 2005 fantastico: Tri Nations, Grande Slam contro le quattro home nations, premio come miglior team dell'anno Irb, miglior coach (Graham Henry), miglior giocatore (l'apertura Daniel Carter) e miglior under 19 (Isaia Toeava).
<BR>
<BR>Se Atene piange (il suo capitano), Sparta non ride. Anzi, se la passa decisamente peggio. Stiamo parlando dell'Australia. Che ha chiuso il 2005, il suo annus horribilis (con otto sconfitte negli ultimi nove incontri disputati e l'ultimo posto nel Tri Nations) con l'esonero del coach Eddie Jones. Ed ha aperto il 2006 nel pieno dell'incertezza, senza il nome di un sostituto. Prima il rifiuto di John Mitchell, che ha fatto sapere di preferire il suo lavoro in Super 14 sulla panchina degli Western Force di Perth. Poi un altro due di picche da parte di Ewen McKenzie, legato ai New South Wales Waraths.
<BR>
<BR>Ora si parla di uno tra John Connolly e Robbie Deans. Vada come deve andare, ma si tratta comunque di una scelta di ripiego. Il che conferma quanto i Wallabies abbiano perso appeal con i rovesci patiti in questa stagione. In realtà lo spogliatoio australiano è un ginepraio in cui sarà difficile mettere mano: l'Australia è apparsa come una squadra vecchia, stanca e demotivata. E con il suo capitano, il mediano di mischia George Gregan, ormai sempre più contestato da stampa e tifosi. Buona fortuna.
<BR>
<BR>
<BR>
<BR>
<BR>Giuliana