Leggevo su Eurosport unprofilo di Griffen, che riporto in coda, quando il mio occhio è cascato su questo articolo che mi ero perso:
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<BR>Caps, il colore dei soldi
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<BR>Continua il nostro viaggio nella nazionale azzurra di palla ovale. Oggi parliamo dei soldi che i giocatori percepiscono dalle convocazioni.
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<BR> I caps azzurri
<BR> Francia da battaglia
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<BR>Lontani i tempi del dilettantismo per forza, degli stipendi travestiti da borse di studio, dal rugby giocato per la sola passione del rugby, come se ci potesse nutrire di palla ovale, lividi e fango, anche in Italia è tempo di professionismo.
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<BR>Non ancora esasperato come nel calcio, ma comunque i giocatori di rugby, almeno i migliori, anche lungo la penisola, vivono, e bene del loro sport invece che sopravviverne.
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<BR>Un esempio lampante di questa trasformazione, ormai completata da tempo, è il gettone di presenza dato a chi veste la maglia azzurra. Cifre ufficiali non ce ne sono, ma un caps per coloro che si accomodano in campo o in panchina, vale un assegno fisso superiore ai quattromila euro e inferiori al doppio.
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<BR>La federazione, anche con l'ingresso nel VI Nazioni, ha acquisito visibilità, sponsor e passaggi televisivi. Logico quindi che possa permettersi di aprire i cordoni di una borsa che prima conteneva solo qualche ragnatela. In particolare esisterebbe, oltre al gettone di presenza, una tabella di premi partita, valutati a seconda del valore dell'avversario, e dalla posizione del ranking. Battere la Svizzera, paese dalla tradizione ovale quasi quasi nulla, vale una bella cena, mentre superare le Fiji, significa aggiudicarsi una vacanza.
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<BR>Esistono bonus molto alti, ad esempio per un successo in una gara del VI nazioni, e alcuni altissimi. Si mormora che sconfiggere gli All Blacks valga una casa nuova per tutti i giocatori. La Federazione si indebiterebbe. Ma forse anche qualcuno di noi sarebbe pronto a mettere mano al portafoglio.
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<BR>Eurosport - Claudio W. Brambilla
CAPS
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Un neozelandese in azzurro
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<BR>Paul Griffen, mediano di mischia del Calvisano e della nazionale sta vivendo un momento di forma particolare. Un profilo.
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<BR>Basette alla swinging London, dred alla giamaicana, occhio da architetto e mani da chirurgo. Questo, in poche parole è Paul Griffen, mediano di mischia del Calvisano e della nazionale italiana.
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<BR>Nato nel '75 in Nuova Zelanda, terra di All Blacks e sacra palla ovale, gioca nel campionato delle province per poi staccare il biglietto per l'altro emisfero. Debutta in Italia con il Napoli, lo trascina dalla B alla A2 quindi si trasferisce al Calvisano nel 2000.
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<BR>In cinque anni in quella che è una delle città-stato del rugby italiano diventa il giocatore simbolo ed è uno dei principali artefici della scalata che porta il Ghial allo scudetto 2005 e all'accesso alle Coppe Europee.
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<BR>Il debutto con la nazionale italiana è di quello da mettere i brividi: contro l'Inghilterra al VI nations 2004 a Roma. Veste la maglia azzurra da equiparato, dopo i cinque anni in Italia, ed esordisce sostituendo l'infortunato Troncon. Da allora Tronky, complice anche una condizione fisica non ottimale, farà fatica a rientrare.
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<BR>Giocatore dal fisico di una persona normale, in un rugby che ormai chiede anche alle ali di pesare quasi un quintale, con il suo metro e settantacinque è abile a interpretare la partita. Griffen ricopre un ruolo difficile, di cardine tra la mischia e i tre quarti. Intelligente nei calcetti a seguire ha acquisito una buona visione di gioco. Accusa qualche difficoltà nella fase di copertura, forse per un infortunio cronico, chi dice alla spalla, chi al bacino.
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<BR>Ma è comunque uno degli uomini fondametali in vista di un 2006 impegnativo da ogni punto di vista.
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<BR>Eurosport - Claudio W. Brambilla
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<BR><!-- BBCode Start --><IMG SRC="http://img1.eurosport.com/imgbk/rugby_/ ... 173467.jpg"><!-- BBCode End -->
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<BR>Paul Griffen, mediano di mischia del Calvisano e della nazionale sta vivendo un momento di forma particolare. Un profilo.
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<BR>Basette alla swinging London, dred alla giamaicana, occhio da architetto e mani da chirurgo. Questo, in poche parole è Paul Griffen, mediano di mischia del Calvisano e della nazionale italiana.
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<BR>Nato nel '75 in Nuova Zelanda, terra di All Blacks e sacra palla ovale, gioca nel campionato delle province per poi staccare il biglietto per l'altro emisfero. Debutta in Italia con il Napoli, lo trascina dalla B alla A2 quindi si trasferisce al Calvisano nel 2000.
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<BR>In cinque anni in quella che è una delle città-stato del rugby italiano diventa il giocatore simbolo ed è uno dei principali artefici della scalata che porta il Ghial allo scudetto 2005 e all'accesso alle Coppe Europee.
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<BR>Il debutto con la nazionale italiana è di quello da mettere i brividi: contro l'Inghilterra al VI nations 2004 a Roma. Veste la maglia azzurra da equiparato, dopo i cinque anni in Italia, ed esordisce sostituendo l'infortunato Troncon. Da allora Tronky, complice anche una condizione fisica non ottimale, farà fatica a rientrare.
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<BR>Giocatore dal fisico di una persona normale, in un rugby che ormai chiede anche alle ali di pesare quasi un quintale, con il suo metro e settantacinque è abile a interpretare la partita. Griffen ricopre un ruolo difficile, di cardine tra la mischia e i tre quarti. Intelligente nei calcetti a seguire ha acquisito una buona visione di gioco. Accusa qualche difficoltà nella fase di copertura, forse per un infortunio cronico, chi dice alla spalla, chi al bacino.
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<BR>Ma è comunque uno degli uomini fondametali in vista di un 2006 impegnativo da ogni punto di vista.
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<BR>Eurosport - Claudio W. Brambilla
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"Esistono bonus molto alti, ad esempio per un successo in una gara del VI nazioni, e alcuni altissimi. Si mormora che sconfiggere gli All Blacks valga una casa nuova per tutti i giocatori. La Federazione si indebiterebbe. Ma forse anche qualcuno di noi sarebbe pronto a mettere mano al portafoglio. "
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<BR>questa mi sa di fantasia bella e buona...
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<BR>questa mi sa di fantasia bella e buona...
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