Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

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jentu
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da jentu »

Fabiomelo ha scritto:Sono anch'io completamente d'accordo. Ne consegue, a rigor di logica, che le Accademie sono inutili e che i soldi andrebbero spesi nel cercare tutti i modi per aumentare il numero di praticanti nelle categorie propaganda. La cosa è logica ma " cui prodest?".
Si gli investimenti andrebbero spesi ad aumentare il numero di praticanti, ma, al di là delle valutazioni sulla qualità e resa delle attuali accademie federali e del sistema di selezione su cui abbiamo speso fiumi di parole per la maggior parte di critica, probabilmente i centri di alta formazione dovrebbero avere in testa (ora si chiama mission) di fare solo quello.
Specializzare o formare ad un rugby di alta intensità e velocità, su ruoli nei quali per i ragazzi c'è una base di elezione già emersa in società, ma non di pensare di insegnare a giocare a quelli che si distinguono solo per il fisico ed a cui i compagni di squadra, magari non convocati, girano attorno con la palla in mano.
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

Adesso, forse (ma molto forse), sembrerà più chiaro perchè alcuni Club, che già lavorano bene nelle giovanili, non amano mandare i ragazzi in Accademia. E questo rimane un motivo ulteriore, a detrazione delle accademie italiane (non dei Club che lavorano bene).
Rimane da rispondere al "cui prodest" che qualcuno, molto saggiamente, domandava. La risposta è fin troppo banale e riassumendo i vari concetti potrebbe essere composta di 3 lettere: FIR! e per estenzione : al rugby italiano nel senso più ampio del concetto.
Al di là di tutto, e per dare completezza, direi che le accademie, come elemento di sviluppo, non solo servono ma sono necessarie proprio nell'ottica del completamento della formazione: però non quelle federali, fatte così come sono queste (e per i motivi che in più occasioni abbiamo rimarcato).
IlFalco7
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da IlFalco7 »

Mi spiace ma non sono d'accordo.
Trovo esatta anzi perfetta la disamina sulle età d'oro e quì il problema è della vita che fanno i nostri bambini nel tempo libero, lella non attività scolastica e nelle carenze qualitative didattiche dei nostri club.
i test fisici misurano solo alcuni parametri, ma non si fanno test per equilibrio destrezza e flessibilità elasticità, fate quelli e vedrete le differenze abbissali, perchè quando vai a modificare il motore se non hai quelle componenti i cavalli non riesci ad aumentarli.
Ma fatto questo il lavoro delle accademie e necessario per la rifinitura del pezzo grezzo e dell'insegnamento del tipo di lavoro che un ragazzo che vuole emergere deve fare.
rugby4ever
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da rugby4ever »

Caro Ilfalco7 non mi sembra che questo Giannelli abbia giocato con le Fiamme oro. Mi sono rivisto i tabellini dello scorso anno e se ha giocato 80 minuti totali nella stagione fammi sapere.
ferfed
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da ferfed »

IlFalco7 ha scritto:Mi spiace ma non sono d'accordo.
Trovo esatta anzi perfetta la disamina sulle età d'oro e quì il problema è della vita che fanno i nostri bambini nel tempo libero, della non attività scolastica e nelle carenze qualitative didattiche dei nostri club.
i test fisici misurano solo alcuni parametri, ma non si fanno test per equilibrio destrezza e flessibilità elasticità, fate quelli e vedrete le differenze abbissali, perchè quando vai a modificare il motore se non hai quelle componenti i cavalli non riesci ad aumentarli.
Ma fatto questo il lavoro delle accademie e necessario per la rifinitura del pezzo grezzo e dell'insegnamento del tipo di lavoro che un ragazzo che vuole emergere deve fare.

Sono d'accordo.
Il problema riguarda tutti gli sport, non solo il rugby.
La contraddizione principale è culturale e si pone sin dalla scuola, dove la pratica sportiva è quasi del tutto disattesa (e con i problemi strutturali determinatasi nella scuola negli ultimi lustri -un drammatico malgoverno- ci sarebbe da stupirsi del contrario): riguarda non solo la necessaria pratica di Educazione Fisica finalizzata all'acquisizione di uno schema corporeo adeguato (che consente coordinazione psicomotoria, sensibilità propriocettiva, ecc...), ma anche uno sviluppo psicofisico complessivo minimamente adeguato. Ma il discorso diventa lungo e complesso.

Le conseguenze?
E' stato drammatico vedere alle Selezioni Regionali di circa 3/4 anni fa, la maggioranza dei ragazzi convocati (circa una ottantina, i migliori dell'annata) incapaci di fare i più semplici esercizi di riscaldamento in cui era necessario un minimo di coordinazione motoria: saltellare sul posto, incrociando le gambe ed alzando le braccia in alto a tempo!! Ho visto ragazzi anche perdere l'equilibrio e non è una esagerazione!!
Senza le basi e le competenze necessarie è impossibile anche passare la palla in modo costantemente e minimamente qualitativo ... figuriamoci il resto !!??
Nei Club è evidente come a fronte di una veramente esigua minoranza, la maggior parte dei ragazzi che arrivano hanno delle vere e proprie impossibilità che derivano dal non avere mai esperito il proprio corpo nella sua ricca complessità.

Le Accademie: le ritengo assolutamente positive e necessarie! Checchè se ne dica, lì i ragazzi crescono enormemente, in relazione alle loro possibilità.
Questo non significa che non siano stati fatti degli errori o che non sia possibile migliorare, ma le Accademie offrono anche sul piano della organizzazione dello spazio/tempo (scuola-studio-palestra-campo da gioco-atletica) una ottimizzazione necessaria, indispensabile. Oltre naturalmente alle competenze non solo tecniche ma anche più complessivamente formative che dovrebbero essere scontate, anche se non sempre lo sono state.

Per esempio, a fronte dell'anno precedente eccellente sotto quasi tutti i profili. l'ultimo anno a Tirrenia è stato disastroso, addirittura per alcuni quasi drammatico, dirigenti, atleti, anche assistenti tecnici.
L'assenza di Gianluca Guidi praticamente per tutto l'anno è stata pesantissima ed i risultati si sono visti al Mondiale Juniores, laddove i nostri atleti hanno reso assolutamente al di sotto delle loro possibilità: erano semplicemente in crisi globale, sul piano fisico e su quello mentale: comunque quei ragazzi sanno calciare e passare la palla ... ed anche bene. Sanno giocare a rugby e sono certo che lo dimostreranno nel prossimo futuro !!
La gestione dell' Accademia di Tirrenia è stata in funzione dei Mondiali, con la delega di gestione del gruppo e decisionale al tecnico responsabile della Naz. U20 .
Si sono evidenziati meccanismi e dinamiche inaccettabilmente manipolatorie (talvolta al limite del ricatto), conflittuali e perverse, come d'altronde anche in altri tempi, luoghi e situazioni. Ci sono parecchie relazioni/denunce scritte, giacenti negli archivi di Tirrenia che evidenziano quanto sopra.
A mio giudizio questo è stato il problema più incidente e significativo, che ha caratterizzato quest'ultimo anno a Tirrenia in modo drammaticamente distruttivo e questo è il motivo reale della non conferma del tecnico a Tirrenia (come da lui atteso ed annunciato pubblicamente).
Lo spessore di tale tecnico si nota alla fine anche nella ambiguità delle sue ultime dichiarazioni, nelle quali attribuisce chiaramente ai ragazzi le critiche piovute sulla sua (nel senso della gestione) Nazionale e tanto altro è possibile rilevare.
Ma questo riguardante il problema della qualità e delle competenze dei tecnici è un'altro discorso, che peraltro mi piacerebbe affrontare in maniera più articolata per comprendere ed evitare errori, che già adesso appaiono ... non nuovi.

Per concludere, come già detto, le Accademie sono irrinunciabili e non sono in alcun modo in conflitto con eventuali Centri di Formazione dei Club, che ne dovrebbero rappresentare le fondamenta.

Si tratta piuttosto, come quest'anno insegna, di scegliere le persone giuste, nella direzione di competenze complessive, tecniche e formative in senso più lato, ma non per questo meno significativo ed influente sulla formazione di eccellenti giocatori !!
supermax
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da supermax »

Le Accademie servono eccome, ma inserite in un contesto generale nel quale le abilità di tutti vengano maggiormente sviluppate. Francamente non capisco questa continua contrapposizione FIR-club nella quale la prima sarebbe depositaria soltanto di biechi giochi di palazzo ed i secondi esempi di virtù che le magagne "politiche" della FIR rende inutili. A Tirrenia si fanno errori, anche grandi, ed alcune delle cose ricordate da Fedfed in effetti giravano nell'ambiente, ma abbiamo anche una carenza mostruosa di allenatori "veri" nelle giovanili, perché tecnici bravi a livello under ce ne sono pochi e solo pochissimi club sono in grado di sfornare giocatori tecnicamente apprezzabili. La lista dei giocatori delle 3 accademie under 18 ne è una riprova. Nell'accademia di Mogliano c'è solo un friulano ed il resto sono tutti veneti dei club che conosciamo. A parma, liguri e piemontesi sono pochissimi. A Roma, due siciliani ed il resto del sud, campania esclusa, non esiste, con l'Abruzzo che dà una rappresentanza scarsissimae la Toscana con sparute rappresentanze di qua e di là. Marche, Toscana, Umbria, Piemonte ed altre realtà, a fronte di un vero e proprio boom di tesserati e di giovanili "complete", non riescono a formare atleti di interesse nazionale! Al netto delle rinunce di chi è convocato e sceglie di non andare in Accademia, significa comunque che le giovanili di moltissimi club esiste solo per gli obblighi federali del salto di categoria, ma che non ne esce nessun giocatore utile per gli alti livelli, e questo anche perché si affidano ad allenatori improvvisati, cui nessuno ha insegnato a fare il tecnico giovanile (gli esami per i patentini sono ridicoli). La corresponsabilità FIR-club per questo stato di cose è evidente. Quindi, Doni & C hanno le loro colpe, ma la miopia è ben diffusa anche a livello locale....
supermax
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da supermax »

P.S. prima che mi si ricordi che ci sono 2 (o tre?) marchigiani, tre umbri, tot toscani ecc. ecc., evidenzio solo che si tratta ancora di presenze troppo sparute a fronte del crescente numero di squadre che partecipano ai campionati seniores....
Luqa-bis
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da Luqa-bis »

La critica è corretta in buona parte.
Ma va depurata.

Per la Toscana, molte squadre della C sono nei fatti di recente formazione, e i pochi tecnici che cisono sono concnetrati sulle "seniores" (che inalcuni casi sono poco più che U21 integrate.
Quindi la valutazione andrebbe fatta essenzialmente per le squadre che giocano nelle serie dall'Eccellenza alla B (forse alla C Elite).


Poi , che ti devo dire, forse veneti, emiliani e romani sono geneticamente superiori... :)
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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 »

La mia posizione proviene sostanzialmente dall’osservazione e comparazione.
Sul fatto che esista un momento canonico, tra i 6/7 anni e i 13/14, mi sembra che sia abbastanza condiviso anche su questo forum (lo è comunque in tutto il mondo tecnico scientifico, oltre che pedagogico). Allora, il mio ragionamento vorrebbe sposare da una parte le necessità di innalzamento globale del rugby italiano, e dall’altra, vedere una sorta di progressione complessiva nella formazione ed evoluzione del giocatore italiano futuro di alto livello. La considerazione aggiuntiva è che attualmente, dal crogiolo nazionale, non vengono proposti giovani giocatori, diciamo U.20 (18 e 19 anni), in grado di competere con i pari-età stranieri.
Esistono pochi Club, ma ci sono, che lavorano con criteri di tipo educativo formativo, ma nella sostanza sono troppo pochi, anche perché i buoni allenatori vengono sempre spostati nelle prime squadre. La complicità del fallimento formativo è data, a mio parere, dalla mancanza di professionismo un po’ a tutti i livelli, per cui spessissimo, le squadre giovanili vedono l’avvicendamento di ottime persone che volontaristicamente prestano i contributi didattici (spesso neppure quelli)che possono lasciare dopo le otto ore canoniche di lavoro vero (quello che gli dà da mangiare). In questa situazione è chiaro che chi ha già dato, sul campo ripeterà quello che sa già perché l’ha fatto lui quando era ragazzino (altro che rugby di ricerca sul campo, programmazioni, ecc). Quindi: livello formativo bassissimo. Ci sono altri Club, generalmente tra il mediamente facoltosi e il facoltoso (relativamente al panorama economico dei Club rugbystici italiani, quindi pochissimi) che invece pongo la giusta attenzione ai settori propaganda e impegnano i loro migliori educatori nel lavoro con i piccoli. E’ verissimo che sono pochi, questi Club, ma è opportuno riconoscerli e, a mio modo di vedere, fornire loro quei sostegni compensativi che solo una Federazione può erogare su base progettuale. La creazione di Accademie zonali, 3 in Italia, non risolve il problema alla base, anzi lo accentua, permettendo ad una ristrettissima minoranza di continuare nel miglioramento e alla maggioranza neppure di accedervi per migliorare. Come allenatore non posso dire, peraltro, di aver visto dei miglioramenti nei miei giocatori andati in accademia, se non quelli dovuti ad aspetti auxologici ed evolutivi. Per la mia esperienza e quella di pochi altri coach con cui mantengo contatti, le accademie attuali non servono a niente, neppure nella strutturazione mentale e organizzativa, oltre che gestionale del giovane. Tant’è che buoni giocatori scelgono poi la via dell’estero e per qualche anno almeno, li perdiamo. Sul discorso scuola vorrei glissare per ovvie ragioni. L’accademia di Tirrenia, invece, seppure non possa pescare nel mare magnum dei giocatori così come non lo fanno le altre accademie zonali, può e deve esistere proprio perché deve “rifinire” e mettere a contatto i giovani più interessanti, con la realtà internazionali.
Tutto quanto sopra, senza tenere in debita considerazione la realtà medievale , nepotista e antimeritocratica che anche in Federazione c’è , così come è presente in tutte o quasi le strutture italiane. In altri thread dicevo che conosco ottimi allenatori di terzo livello ma ce ne sono parecchi che non sanno fare una O col bicchiere, così come alcuni primo livello che non frequentano più i corsi (e i motivi bisognerebbe chiederli a loro) sono invece da considerare molto professionali (sempre non relativamente ai rimborsi che spessissimo non prendono neppure). La realtà, quindi, è una realtà povera, che avrebbe bisogno di sostegno sia culturale-professionale e di confronto che anche di economie.
La proposta (perché poi c’è sempre il somaro che ti dice “distruggi tutto e non fai proposte” …… ….. accontentiamo tutti) è questa: tutti i Club che effettivamente sono già in grado di lavorare con le categorie propaganda in modo evolutivo (cioè che lavorano sulla continuità degli apprendimenti, e i risultati non servono a gran chè) posso attivare una accademia di Club, con l’obbligo di accettare anche ragazzi di altri Club (e qui sul contributo economico al cartellino se ne può discutere), di farli giocare (come accademia di Piconcopallino) al più alto livello possibile, per poi renderli ai Club di provenienza allo scadere del periodo stabilito (U.17). Poi, evidentemente bisognerà anche pensare ai regolamenti ma anche questi possono essere gestiti in combine con la Federazione. L’accademia di Tirrenia deve continuare ad esistere e sarà il riferimento per i più bravi dei più bravi, dove si farà un lavoro di preparazione a livelli ancora più alti di rugby, gestito direttamente dalla Federazione, ma deve anche diventare l’Università per gli allenatori che vogliono continuare a crescere ( il pezzo di carta non serve).
Mi scuso per la lunghezza, ma gli ultimi interventi, davvero puntuali, hanno bisogno di chiarimenti rispetto a quello che dicevo più sopra. Mi rimane il dubbio della comprensione mediatica e virtuale, dove non è possibile stabilire il valore di alcune considerazioni , e dove non è possibile intervenire con “incisi” chiarificatori. Mi scuso con tutti, ma soprattutto con Ferfed e Supermax.
supermax
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da supermax »

Scusarti? E di che?.... 8-) Al solito, hai fatto una disamina puntuale ed argomentata. Io, nel mio piccolo, aggiungerei alle tue proposte, che mi trovano consenziente, un tocco, come dire, "federalista", visto che se ne parla tanto. I comitati regionali dovrebbero gestire le Accademie locali, un numero ristretto, ma con piena autonomia di scelte e, soprattutto, finanziaria. In sostanza, una parte del bilancio FIR dovrebbe essere lasciata in gestione a livello locale per lo sviluppo di Accademie, formazione allenatori ed arbitri. So benissimo che si tratta di pura utopia, visto che i cordoni della borsa vogliono tenerseli stretti a livello centrale, ma se una candidatura alternativa in FIR portasse avanti questo progetto, penso troverebbe molti sostenitori.
ferfed
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da ferfed »

andrea12 ha scritto:La mia posizione proviene sostanzialmente dall’osservazione e comparazione.
Sul fatto che esista un momento canonico, tra i 6/7 anni e i 13/14, mi sembra che sia abbastanza condiviso anche su questo forum (lo è comunque in tutto il mondo tecnico scientifico, oltre che pedagogico). Allora, il mio ragionamento vorrebbe sposare da una parte le necessità di innalzamento globale del rugby italiano, e dall’altra, vedere una sorta di progressione complessiva nella formazione ed evoluzione del giocatore italiano futuro di alto livello. La considerazione aggiuntiva .................
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Mi scuso per la lunghezza, ma gli ultimi interventi, davvero puntuali, hanno bisogno di chiarimenti rispetto a quello che dicevo più sopra. Mi rimane il dubbio della comprensione mediatica e virtuale, dove non è possibile stabilire il valore di alcune considerazioni , e dove non è possibile intervenire con “incisi” chiarificatori. Mi scuso con tutti, ma soprattutto con Ferfed e Supermax.

Prima di entrare nel merito, voglio precisare (anche in relazione al mio intervento precedente) che "ferfed", il mio nick name, sta per Federico Ferrini (il mio nome e cognome)... "a buon intenditor poche parole" !! :wink:

Carissimo Andrea, scusarti ... ??
I tuoi interventi sono sempre stimolanti ed interessanti, oltre che civili e corretti.
Condivido nelle sue linee generali il tuo intervento: il problema dell'Educazione Fisica, della "non-cultura" dello Sport che sempre più attanaglia il nostro paese, della difficoltà di strutturare già a livello dei Club e sin dalla Propaganda una progressione formativa che riesca a garantire l'evoluzione dei nostri giovani fino all'Alto Livello, ecc ....

Consentimi comunque alcune parziali considerazioni di carattere concreto legate soprattutto ai temi Accademie/Federazione/Club, senza alcuna pretesa di esaustività, anzi ...

D'accordo sull'Accademia di Tirrenia (sulla sua utilità/indispensabilità non credo ci piova, malgrado la necessità man mano che si procede di correggere errori e di cambiare il tiro).
Per quanto attiene le 3 Accademie Zonali non va dimenticato che queste si strutturano dopo il pesante fallimento delle cosiddette Accademie di Club.
Esperimento fallimentare sia sul piano degli obbiettivi, che sul piano economico (il cospicuo finanziamento federale era in funzione anche del numero di ragazzi ...): ennesimo segnale della grande difficoltà che ha il nostro Movimento di creare sinergie: una per tutte (sarebbe altrimenti un elenco interminabile), c'è voluta la dura presa di posizione della FIR e del presidente Dondi di alcuni mesi fa, dopo l'incidente Guidi/Aironi, perché almeno a parole Tonni decidesse di "collaborare" con la FIR (anche in funzione del Movimento e della sua crescita), per quanto riguarda la Benetton ancora ... non si sa !!??

Negli ultimi anni il Rugby in Italia è cresciuto molto e, come sempre accade quando si cresce, le problematiche sono diventate più complesse ed articolate.
Richiedono una capacità di analisi e di proposizione (quindi di critica) più modulata e complessa, evoluta, un salto di qualità che deve compiersi a partire dai Club, dalle scelte concrete di indirizzo e di sviluppo di ogni singola società, anno per anno, campionati dopo campionati per ogni singola categoria. In questo siamo diffusamente deficitari, a parte alcune, poche, concrete eccezioni, quali che siano i livelli.

Certamente la FIR ha fatto errori, altri ne farà, ma il definire la situazione complessiva e generale del nostro rugby come conseguenza quasi "esclusiva" nello specifico, delle scelte federali e di Dondi diventa un problema vero. E questo non perchè si critica chissà chi o cosa, il Capo Supremo, ecc.., ma perché si compie un'analisi non reale e compiuta, che non coglie le cause dei problemi nella loro complessità e non consente quindi di trovare soluzioni, percorsi adeguati.

Come già detto altre volte è fondamentale capire, analizzare e "criticare", anche i comportamenti, le scelte dei club, le loro "politiche", oltre e forse ancor più della Federazione.
Si potrebbero scrivere paginate intere: ... dinamiche come quelle che vedono il proprio orticello al di sopra di tutto, talvolta anche contro tutto e tutti, i nostri campionati densi di stranieri spesso mediocri od in vacanza, con i nostri giovani nella migliore delle ipotesi relegati in panchina e con minutaggi ridicoli, stranieri acquistati anche per i campionati giovanili ... un professionismo gonfiato, illusorio, con i piedi di argilla, non supportato da presupposti adeguati (economici prima ed organizzativi dopo) neanche a livelli minimali ... . .

In questi ultimi anni giro molto e per esperienza diretta e personale credo di potere dire che i nostri giovani "migliori", a partire dalle Accademie, non hanno molto da invidiare a quelli delle Nazioni rugbisticamente evolute.
Il problema sta nel fatto che francesi, gallesi, irlandesi, inglesi, scozzesi, per non dire degli australiani, sudafricani, ecc., giocano nei loro campionati di vertice in maniera strutturata e significativamente diffusa. Ritmi di gioco, intensità, motivazioni e controllo delle emozioni, sicurezze, voglia di provarci, trovano in quelle esperienze la loro origine ed il loro compimento.
Ricordi ai mondiali in Giappone quando si disse, tutti d'accordo, che il rendimento insoddisfacente di Gori (mediano di mischia) era da attribuire al campionato di B da lui appena compiuto, ritenuto non adeguato.
I nostri ragazzi in linea di massima, salvo eccezioni, non riescono a giocare in maniera continuativa nei nostri campionati di riferimento (Eccellenza e Serie A). I nomi e le situazioni che potrei fare sono tanti . Prima della crisi economica dell'ultimo anno, addirittura anche in serie B ed in C si sono viste squadre con stranieri e talvolta neanche pochi.

Non più tardi di qualche settimana fa ho sentito ai Cavalieri Prato dire a proposito di un ragazzo di Tirrenia che < "...si è un ragazzo di sicuro talento ... ha fatto molto bene in A1, me ne parlano molto bene, ma ... preferisco uno più esperto, ... uno straniero ...">.

Logiche di campanile, localismi, incapacità di programmare e di remare assieme nella medesima direzione, nella logica del "bene comune", sono a mio giudizio il problema più grosso che affligge il nostro movimento.
Ho visto e sentito con le mie orecchie dirigenti e tecnici di club ben noti e di riferimento affermare che l'Accademia di Tirrenia è ... inutile e dannosa, avere atteggiamenti ostativi, se non peggio, verso i ragazzi scelti per l'Accademia. Ho vissuto l'esperienza di ragazzi manipolati con promesse di ... 1°squadra se non fossero andati all'Accademia, per poi vederli relegati in panchina per qualche partita e poi "ributtati" nella Under, di cui per inciso non importa niente a nessuno se non a qualche dirigente "appassionato" ed ai genitori di alcuni.

Pochissime sono le Società dove si possono osservare, per quanto riguarda i giovani, modi ed approcci evoluti ed apprezzabili, come per esempio il Petrarca, anche se ....

Potrei scrivere o parlare per ore, citando episodi a cui ho assistito e che ho vissuto personalmente, talvolta anche intervenendo su richiesta, per aiutare ragazzi e le loro famiglie a fare scelte positive e ponderate.
Nei Paesi rugbisticamente evoluti i modi e le collaborazioni tra i Club e tra i Club e la Federazione sono ben altri, anche se con conflitti talvolta anche durissimi. E questo non dipende certo dalla nostra Federazione, ma prevalentemente dalla logica del Campanile, anzi ... dell'orticello. E più grande è l'orticello (...grande... si fa per dire!!) e peggio è.

Sembra che adesso la tendenza possa concretamente cambiare, vuoi per la crisi economica, vuoi per le "forzature" che la FIR (finalmente) sta iniziando ad agire (sugli stranieri, su alcuni ruoli, ecc.).

Comunque, cambiare è molto faticoso, a volte ansiogeno, sempre scomodo, soprattutto se a cambiare dobbiamo essere noi in prima persona!!

Mi scuso io per la lunghezza ... ma, figurati, mi sono pure trattenuto!!

Federico
Luqa-bis
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da Luqa-bis »

Le osservazioni sono giuste.

Però, mi pongo una domanda relativa al caso accademico di Tirrenia-Cavalieri (poi non so se ho capito a chi ci si riferisce).

Qui c'è da chiarire cosa si intende chiedere /indibviduare come obiettivo.

perchè alcune società hanno alcuni obiettivi , altre altri.
Si può investire su un giovane accademico di talento? Si può e si deve, ma si deve metetre in programma il fatto che per una società che fa le coppe (se intende farle con serietà) e che punta alle semifinali scudetto, può darsi che sia più opportuno un giocatore più esperto (magari solo 25-26 enne).

Quindi, pur essendo possibile che la valutazione "cavalieri" sia poco coraggiosa, forse miope, quel problema del risultato da perseguire c'è.

Anche perché il pubblico in Italia lo si richiama anche (e molto) con i risultati.
Purtroppo o fortunatamente che sia.
GiorgioXT
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da GiorgioXT »

ferfed ha scritto: Ricordi ai mondiali in Giappone quando si disse, tutti d'accordo, che il rendimento insoddisfacente di Gori (mediano di mischia) era da attribuire al campionato di B da lui appena compiuto, ritenuto non adeguato.
Io me lo ricordo eccome Gori in Giappone .... all'ALA però! perchè doveva giocare Martinelli MM ,e con Alberto Chillon nemmeno in panchina ma a portare le borracce.
Scusatemi , ma il ricordo mi fa venire il mal di fegato ancora adesso.
supermax
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Iscritto il: 8 mar 2003, 0:00
Località: roma

Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da supermax »

Sì, pero è verisismo quelleo che scrive ferfed. I nostri club hanno una mentalità che pervade, in tutti i settori, tutto il Paese. Ai giovani vengono date pochissime opportunità.
atos
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da atos »

Come si puo' dire di un progetto durato nemmeno una stagione sportiva essere stato fallimentare ?
Le sinergie quando si vuole si trovano, la complessità e lo sviluppo tumultuoso e la crescita che tu affermi necessita di livelli intermedi tra accademie zonali e accademie nazionali magari mutuando sistemi verso i quali cominciano ad emigrare molti giovani di sicuro talento ma scarsa considerazione in patria....
E invece di metter regole e regolette perchè non costringere le celtiche a ad aprire a loro volta centri di formazione di alto livello ?
Ma questo per la Fir sarebbe pura fantascienza....
Certo tutti i club dovrebbero lavorare di piu' e meglio.

ferfed ha scritto :

D'accordo sull'Accademia di Tirrenia (sulla sua utilità/indispensabilità non credo ci piova, malgrado la necessità man mano che si procede di correggere errori e di cambiare il tiro).
Per quanto attiene le 3 Accademie Zonali non va dimenticato che queste si strutturano dopo il pesante fallimento delle cosiddette Accademie di Club.
Esperimento fallimentare sia sul piano degli obbiettivi, che sul piano economico (il cospicuo finanziamento federale era in funzione anche del numero di ragazzi ...): ennesimo segnale della grande difficoltà che ha il nostro Movimento di creare sinergie: una per tutte (sarebbe altrimenti un elenco interminabile), c'è voluta la dura presa di posizione della FIR e del presidente Dondi di alcuni mesi fa, dopo l'incidente Guidi/Aironi, perché almeno a parole Tonni decidesse di "collaborare" con la FIR (anche in funzione del Movimento e della sua crescita), per quanto riguarda la Benetton ancora ... non si sa !!??

Negli ultimi anni il Rugby in Italia è cresciuto molto e, come sempre accade quando si cresce, le problematiche sono diventate più complesse ed articolate.
Richiedono una capacità di analisi e di proposizione (quindi di critica) più modulata e complessa, evoluta, un salto di qualità che deve compiersi a partire dai Club, dalle scelte concrete di indirizzo e di sviluppo di ogni singola società, anno per anno, campionati dopo campionati per ogni singola categoria. In questo siamo diffusamente deficitari, a parte alcune, poche, concrete eccezioni, quali che siano i livelli.
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