OSPEDALE BAMBINO GESU' e Rugby

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THAKER
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C'entra con le giovanili ed il mini-rugby, il x' i bimbi dovrebbero giocare e quel magnifico mondo che è il rugb giovanile, che a maggior ragione separerei dal femminile
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Cito il mio www.marcopolorugby.com dove presto inserirò pure questo articolo:

Del perché il rugby sia lo sport più bello del mondo: perché è evidente che l'hanno inventato i bambini, magari quelli un po' più robusti. nessun adulto sano di mente riuscirebbe a pensare uno sport con regole bizantine in cui sia obbligatorio rotolarsi nel fango, strapparsi i vestiti e sanguinare mantenendo sempre l'aria di divertirsi un mondo... e alla fine tutti a fare merenda insieme.

Dici rugby e pensi a un sacco di botte e zuffe gigantesche, poi guardi i bambini giocarlo e ti rendi conto di quanto sei ignorante.
Trofeo Topolino 2002

Il parere dell'educatore
Il rugby è uno sport di contatto e come tale gli è stata attribuita l'etichetta di pratica violenta.... "In realtà è uno degli sport che meglio risponde ai bisogni di educazione e di formazione della personalità propri dell'adolescenza. Il rugby, infatti, è un vero sport di gruppo dove non si evidenziano individualità spiccate: esiste la squadra. Questo obbliga tutti ad essere attenti uno all'altro ad essere insieme. Inoltre in questa attività sportiva si sperimenta un concetto diverso della autorità, qui legata alla figura del leader funzionale, cioè quello che è il capo solo in funzione della azione, in contrapposizione
a quella figura divistica e da primadonna di leader fisso tipica di altri sport che esasperano l'individualismo...
Dr.ssa Raffaella Gianni (psicologa)

LO SPORT IDEALE PER I BAMBINI

Psicologi e medici: rugby sport ideale per i bambini.
[Fonte www.civrugby.it]

Il rugby è una disciplina particolarmente adatta alla formazione del bambino. Lo confermano gli specialisti di psicologia e medicina dello sport, come ha evidenziato la Gazzetta dello Sport in un articolo dello scorso 25 agosto firmato da Marco Pastonesi nell’ambito dell’inchiesta “Impianti e scuola”. Ne riportiamo alcuni passaggi.

« Il problema non è come scegliere lo sport giusto. Il problema è come far scegliere al bambino - e ai suoi genitori - di fare sport. E c' è un solomodo perché la scelta sia sì, perché lo sport lo conquisti: il gioco, il divertimento, il piacere. Solamente più tardi il bambino - e anche i suoi genitori - si accorgerà di quanto sia importante per il carattere e per il corpo, per l' anima e per la fantasia, insomma per imparare. Lo sport è quello che fa la differenza fra il crescere e il venire su».

Franco Confalonieri, medico dello sport e metodologo dell'allenamento, è il responsabile del centro sportivo Dds- Dimensione dello Sport, quello di Federica Pellegrini, vicecampionessa olimpica 2004 e mondiale 2005 nei 200 stile libero. «Collaboriamo strettamente con le scuole elementari della zona. Nell'orientare verso la scelta di una pratica sportiva, consideriamo quattro elementi, allo stesso livello. Il primo è la predisposizione a eventuali problemi legati alla salute: nel peso, nella crescita, nell' apparato respiratorio. Il secondo è l'abilità: la coordinazione, la forza, la velocità, la resistenza. Il terzo è l' aspetto psicologico. Il quarto è l' aspirazione del bambino, cioè quello che gli piacerebbe fare di più».

«Gli sport – avverte Marisa Muzio di Psicosport a Milano, che si occupa di atleti ad altissimo livello (ultima, in ordine di tempo, la Nazionale italiana di rugby) e anche a quello base - si possono distinguere per il grado e il tipo della componente neuropsichica, possono essere istintivi o logici, o divisi fra quelli in cui sono più presenti processi decisionali, attenzionali o tattici. Oppure si può ipotizzare che si scelga lo sport in base alle caratteristiche della personalità o allo stile cognitivo del bambino. Ma bisogna comunque usare il buon senso. Non esistono schemi fissi. Non esistono neppure sport maschili o femminili. Quello che mi fa paura non sono i placcaggi o gli ippon, ma le richieste di entrare nel peso a tutti i costi o sopportare livelli di stress da atleti olimpici».

«La realtà – dice Confalonieri - è che a scuola non si fa sport. Organicamente gli sport raccomandabili sono nuoto, sci di fondo e canottaggio, perché impegnano l' intero corpo; fra quelli di squadra suggerisco basket e rugby. Ma va benissimo anchel'atletica, o la ginnastica, almeno quando si tratta di avviamento allo sport. Invece il calcio intercetta la totalità dei bambini, e le bambine sono divise fra pallavolo, nuoto e la danza in tutte le sue forme. Poi gli scarti del calcio approdano, e neanche sempre, agli altri sport. Il paradosso è che il calcio, che dunque gestisce la responsabilità di tutti i più grossi talenti, è forse la disciplina meno organizzata e meno professionale».

Le caratteristiche fisiche e mentali del giocatore di rugby.
L’unica cosa che tutti devono avere è lo spirito di sacrificio: il rugby infatti ha una enorme valenza sociale, è lo sport di squadra per eccellenza. Le partite non le vince mai uno da solo, pur forte che sia , ma una squadra unita e compatta anche fuori dal campo.
Come tutti i giochi di squadra , anche il rugby obbliga a correre, saltare, passare la palla e in più ha una caratteristica particolare, è l’unico sport al mondo che ha la necessità di superare sul piano psicologico il problema affettivo di fermare l’avversario sul piano fisico, facendolo cadere a terra con la tecnica del placcaggio alle gambe.
Il placcaggio è una azione che consiste nel fermare il portatore di palla, lanciato alla massima velocità, cingendo con le proprie braccia i suoi fianchi per lasciarle successivamente scivolare, stringendole, fino alle caviglie per far cadere l’avversario.
Il rugby richiede, inoltre continue variazioni di ritmo, elevata velocità di corsa e rapidità di esecuzione nei passaggi, agilità, coordinazione, destrezza oltre a spingere, lanciare, scattare e fintare (cambi d’angolo). Fisiologicamente è uno sport di potenza, forza, velocità e resistenza organica che sviluppa l’apparato cardio- respiratorio e le strutture muscolari. Soprattutto, al di là degli indiscussi vantaggi organici e morfologici, forma dei ragazzi sul piano del carattere. Non a caso è lo sport che viene più praticato a livello scolastico di tutto il mondo, poiché viene considerato un mezzo insostituibile nella formazione della personalità e la sua pratica è obbligatoria in tutte le pubblic schools del Regno Unito e College e Università francesi. Innanzitutto è lo sport di squadra formativo per eccellenza che insegna e tramanda da sempre concetti morali basilari della socialità come il rispetto delle regole e delle persone (è uno dei pochi sport al mondo che si permette di avere i campi da gioco senza recinzioni o barriere, dove i sostenitori delle squadre avverse sono a stretto contatto fra di loro e i giocatori in campo. L’unica preoccupazione che i tifosi hanno è quella di cantare e sostenere la propria squadra, non si sono mai riscontrati a nessun livello incidenti o problemi di nessun genere se non alla fine l’invasione di campo pacifica alla ricerca di autografi o magliette da parte dei loro beniamini). E’ un gioco duro che educa i ragazzi ad una notevole tenacia, sia psichica che morale, insegna ad impegnarsi a fondo, ad assumersi delle responsabilità, ad essere coraggiosi, determinati e altruisti. E’ uno sport che dona il senso del lavoro di squadra, lo spirito dello sforzo collettivo dove ognuno concorre e partecipa con il massimo impegno al raggiungimento dell’obiettivo comune che è divertirsi, giocare e vincere. E’ un gioco che è a stretto contatto fisico con gli avversari, e deve essere praticato con estrema correttezza e rispetto delle regole e delle decisioni arbitrali (è rarissimo osservare episodi di inciviltà o maleducazione tra un giocatore e l’arbitro come spesso succede in altri sport, c’è un rispetto assoluto poiché lo stesso regolamento fornisce al direttore di gara gli strumenti necessari per reprimere duramente questi eventuali atteggiamenti). In questo modo diventa una scuola di auto-controllo, di auto disciplina , di rispetto per se stessi e per gli avversari. Questo è il rugby, che si rivolge a qualsiasi tipo di alunno, non importa con quale struttura, perché esistono molti ruoli nella squadra dove la velocità bilancia la forza, la decisione l’incertezza, l’intelligenza il peso corporeo. E’ un gioco adatto a chi ha energie fisiche e nervose in eccedenza e sente la necessità di impiegarle in qualche cosa di costruttivo.

IL RUGBY ED I BAMBINI: OBIETTIVI METODOLOGICI ED ASPETTI PEDAGOGICI

Il bambino conosce tramite il Fare

Il “fare” che noi utilizziamo è il gioco del rugby, con fasi di contatto controllato, che valorizza il gioco di squadra e che sviluppa le capacità condizionali e coordinative del bambino.
Naturalmente le fasi di contatto e la complessità del gioco sono commisurate all'ambiente della palestra e alla capacità degli alunni: il contatto infatti è estremamente limitato, poiché il gioco sarà sviluppato in spazzi stretti “variabili” ma sempre con l'obiettivo di imparare a evitare l'avversario, non con quello di affrontarlo in uno scontro diretto. Alla fine del ciclo di lezioni tutti gli alunni saranno in grado di giocare a rugby, uno sport semplice e di facile comprensione.
Maschi e femmine partecipano insieme a tale attività, poiché a questa età lo sviluppo fisico e fisiologico non ha ancora evidenziato differenze apprezzabili, con il duplice vantaggio di permettere un’esperienza non vincolata a capacità motorie gia acquisite da uno solo dei due sessi e di sviluppare, quindi, una buona integrazione tra i maschi e le femmine. Inoltre, cimentarsi con uno sport “nuovo” permette anche una migliore integrazione tra etnie differenti, svincolato come è da esperienze pregresse.
L’impostazione metodologica basata sul gioco permette di assicurare la necessaria spontaneità di espressione e di tenere alto il livello di attenzione.

I principi fondamentali del gioco sono: avanzare, sostenere e continuare ad avanzare e a sostenere in ogni situazione di gioco. Sia quando ci si trova in possesso del pallone sia nel caso contrario, è sempre necessario avanzare, per mettere sotto pressione l’avversario, ed è sempre necessario sostenere il compagno che attacca o difende.
Sono proprio questi principi che rendono il gioco del rugby fortemente educativo e formativo perché insegna ai ragazzi:
• ad avanzare sempre, così come dovranno fare nella vita, sia nelle situazioni positive sia in quelle negative, perseverando nell’impegno senza mai scoraggiarsi;
• a sostenere sempre il proprio compagno, stimolando cosi il senso di solidarietà e lo spirito di cooperazione, rendendo calzante a pennello per il rugby il motto “uno per tutti, tutti per uno”.

Di Alfio Lusuardi (Iride Cologno Rugby)

IL RUGBY EDUCATIVO

Il Rugby è un gioco di squadra diffuso in tutto il mondo, soprattutto nei paesi anglosassoni, in Francia e in molte nazioni dell’emisfero australe tra cui Sud Africa, Nuova Zelanda ed Australia: in questi paesi è il gioco più praticato, in particolare a livello scolastico e riveste un ruolo di formazione al pari delle altre discipline d’insegnamento. Perché il rugby viene considerato un gioco educativo? Il primo dei tanti perché che ci vengono in mente è lo sviluppo della socialità: il rugby, da sempre, è inteso come massima espressione di un collettivo perfettamente integrato, dove è del tutto assente l’egoismo individualista.
La strutturazione del gruppo-squadra ed il rapporto tra individuo e gruppo sono sicuramente i nodi centrali dell’attività rugbystica: ci riferiamo ad un gruppo-squadra che riesce a raggiungere la propria «realizzazione sportiva» nelle attività coordinate dei singoli giocatori; che non soffochi le singole individualità, ma faccia emergere le personalità di ogni componente e le integri in un’idea comune di raggiungimento collettivo del fine.
La pratica del Rugby ha la valenza educativa di porre il singolo al servizio del gruppo, senza contrapposizioni verso l’altro: la realizzazione del punto, «la meta», primario obiettivo del gioco, è sempre il risultato di uno sforzo comune dove il singolo è disposto volentieri a privarsi in favore dei compagni meglio piazzati dell’oggetto più desiderato, la palla. L’educazione al contatto propone delle situazioni in cui ogni partecipante troverà modo di arricchire la propria personalità, in relazione all’area emotiva-affettiva e, soprattutto, in termini di sicurezza e fiducia in sé stesso e negli altri.
Il Rugby esalta le capacità coordinative ed è basato su gesti semplici (correre portando il pallone) che non necessitano di noiosi apprendimenti tecnici: è un gioco collettivo dove l’iniziativa individuale viene messa a servizio della collaborazione e cooperazione del gruppo-squadra ed il contatto fisico è regolamentato da un codice morale che precede le regole scritte e le decisioni arbitrali.
E’ uno sport che impedisce di considerare l’avversario come un nemico, di trasformare il proprio vigore fisico in una scorrettezza e l’abilità in una frode: in questo modo diviene una scuola di auto-controllo, di autodisciplina, di rispetto per sè e per gli avversari.
In Italia è praticato ormai in tutto il territorio nazionale e la Nazionale italiana, già campione d’Europa, in questi ultimi anni ha raggiunto un buon livello tanto che, a partire dal 1999, è stata ammessa al prestigioso «Torneo delle Sei Nazioni» che si svolge da ben più di un secolo ed al quale partecipano le squadre Nazionali di Francia, Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda.

Il rugby educativo
Il gioco del rugby educativo è perfettamente in sintonia con la programmazione delle attività scolastiche della scuola elementare e media inferiore, i cui obiettivi educativi dichiarati sono: la formazione dell’uomo e del cittadino per mezzo di esperienze formative di vita di gruppo e di partecipazione sociale, sia con i programmi della scuola superiore i cui obiettivi mirano al consolidamento del carattere, allo sviluppo della socialità e del senso civico, per mezzo di esperienze vissute di pratica sportiva, sia come espressione della propria personalità che come strumento di socializzazione.
Il gioco del rugby è uno sport che privilegia come pochi, i vari aspetti dell’intelligenza motoria, quali l’intuizione, l’anticipo, l’ispirazione, l’immaginazione, la fantasia, l’astuzia e la rapidità tanto nel pensare quanto nell’eseguire una azione. Il rugby educativo è una attività che sviluppa tutte queste qualità e che si adatta benissimo a tutti gli alunni e le alunne dagli 8 anni in su e che si pone come obiettivo quello di privilegiare un esercizio fisico completo oltre ad essere una scuola di fair play e di correttezza. Il rugby educativo può essere svolto tranquillamente anche in palestra giocando a toccare, con squadre ridotte (5-6 studenti) dove l’avversario si ferma anziché con il placcaggio, con un tocco a due mani dietro la schiena oppure togliendo lo scalpo (un fazzoletto infilato dietro ed esposto una 30 di centimetri fuori dai calzoncini).
Nel rugby educativo si utilizza inizialmente il metodo globale (gioco generale che coinvolga emotivamente e motoriamente tutta la classe): torello con la palla ovale o gioco dei 10 passaggi. Si inseriscono gradualmente le prime regole, passaggio a due mani all’altezza del tronco (tra il bacino e le spalle), vietato toccare chi non ha il pallone, passaggi indietro e avanti e apprendimento della segnatura della meta: appoggiare il pallone a terra, senza lanciarlo, nell’area di meta.
L’insegnante con la palla in mano, ogni qual volta uno dei ragazzi ha toccato l’avversario o ha commesso un fallo, consegna il pallone alla squadra avversaria prestando attenzione di coinvolgere anche gli alunni più timidi o meno atletici cercando di stimolare la capacità individuale (velocità e rapidità) per battere l’avversario. Tutti possono giocare a questo sport, i grassi e i magri, i piccoli e gli alti, con lo stesso entusiasmo e con le stesse possibilità di brillare e di divertirsi.
Dal metodo globale si passa all’analitico, staffette di corsa con passaggi e cambi d’angolo (finte) con le croci, l’esperienza e il piacere di superare l’avversario: 1 contro 1, la ricerca del compagno libero: 2 contro 1. Successivamente si passa all’apprendimento della prima regola esclusiva del gioco del rugby: il passaggio volontario indietro e quindi il controllo della corsa una volta che ho passato la palla per essere nuovamente disponibile a ricevere il pallone dal mio compagno. Una volta conosciuti questi principi da parte dei ragazzi, si fanno sperimentare queste nuove regole, riutilizzando il metodo globale mediante gioco controllato dall’insegnante e inserendo la regola del fuorigioco che non permette agli altri giocatori di trovarsi davanti al compagno in possesso del pallone.

ENTE SCOLASTICO? SI, GRAZIE!

Il Rugby crede fortemente nella collaborazine Scuola - Sport, investe risorse, energie e tanta passione nel Progetto Scuola.
Il progetto prevede come obiettivo finale la formazione dell'Ente Scolastico. Con la costituzione di un'Ente Scolastico la Scuola stringe un forte legame con il Rugby, nella figura della Società Tutor.
La Società Tutor affiancherà la Scuola ed i ragazzi nel difficile cammino della formazione, aiutando concretamente la Scuola ed il giovane ad ampliare le proprie esperienze e prospettive.
L'Istituto Scolastico potrà usufruire gratuitamente delle strutture della Società, dei trasporti, dell'operato di tecnici specializzati e qualificati, di assistenza burocratica ed organizzativa, in definitiva si avvarrebbe del sostegno di una Società di Rugby, principio fondamentale ed ispiratore del nostro magnifico sport. In questo modo la scuola arricchisce la propria proposta formativa, elimina costi di alcun genere derivanti dall'attività e beneficia di vantaggi visibili ed immediati.
Ed i ragazzi?
Sono loro i destinatari delle migliori attenzioni, vengono accolti in una Società seria, che offre loro la possibilità di confrontarsi con compagni ed avversari in sicurezza ma pretende impegno, correttezza ed educazione, valori fondamentali del nostro Sport. I giovani potranno cimentarsi in Tornei Scolastici a livello locale e nazionale, provare l'emozione del Rugby giocato, scendendo in campo con la maglia della propria Scuola o del Club.
Il Rugby diventa così "strumento" ideale per la crescita e la formazione dei nostri giovani, uno spazio privilegiato dove è possibile mettersi alla prova, verificare i propri limiti, migliorarsi.
Molti giovani si avvicinano ogni anno al Rugby, molti di loro arrivano dopo aver scoperto il "gioco della meta" a Scuola, aiutati dai nostri operatori e dai loro professori. Con l'Ente Scolastico anche la Scuola può crescere e compiere un ulteriore passo in avanti insieme a chi, negli anni, ha dimostrato di meritare la propria fiducia.

Mario Dadati
Dottore in Scienze Motorie
ursula
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Messaggio da ursula »

Forse non mi sono spiegata.
Un articolo così importante e interesante andrebbe inserito come tale non come argomento di discussione. Esempio:si apre la pagina relativa al rugby giovanile e appare una finestra con scritto: IL PARERE DI UNO SPECIALISTA oppure ARTICOLO APPESO ALL'OSPEDALE ecc ecc.
In questo modo se lo legge la persona non interessata ai forum, il ragazzo che va a vedere i risultati, il genitore che si informa su cos'è questo rugby e così via.
THAKER
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Quindi sostieni anche tu, come me, che ci dovrebbero essere delle sezioni "statiche" a carattere informativo, che poi è quanto ho voluto inserire sul sito web della mia squadra (www.marcopolorugby.com) nelle sezioni Anthology, Rugby e Academy.
Su questo concordo a pieno con te, solo che, ora, non vorrei vedere questa cosa dispersa in un calderone come il "terzo tempo", ma più vicina a dove si parla di giovani e campionati giovanili!!!
Così come li vorrei fossero inseriti i tornei scolastici, separando campionati giovanili dalla femminile...
Mi pare un ordine più logico, o sbaglio?
ursula
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Giusto: termine tecnico SEZIONI STATICHE? Proprio quello che volevo intendere io!
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