Storia del campionato italiano e del super 10
Moderatore: Emy77
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
Loris Casellato, che era stato un buon giocatore, continua a manifestare passione per il rugby e dedizione alla Rugby Treviso anche finita la carriera da atleta. Impossibilitato dagli orari di lavoro a garantire assiduità, come dirigente, in sede o sul campo di allenamento (la Rugby Treviso disputa in quegli anni le partite allo stadio Tenni, condividendolo con la squadra di calcio), cerca di compensare in altro modo. Posto molto ambito, specie nell'immediato dopoguerra in una città povera e devastata dalle bombe dell'aprile 1944 (ne riparleremo), quello di aiutante o garzone in pasticceria. Molti erano i ragazzini che bussavano alla porta chiedendo di poter essere assunti. Tutti quelli che avevano questa fortuna dovevano però fare fronte alle "pressioni" di Casellato, che li esortava a provare, qualora non l'avessero mai fatto, a correre dietro quella strana palla. Praticamente tutti gli apprendisti in grado di deambulare venivano portati al campo di allenamento; alcuni si sarebbero rivelati dei brocchi e rimessi subito a tempo pieno a montare chiare d'uovo e ad infornare torte. Altri, rivelatisi prospetti interessanti e ormai coinvolti, avrebbero ricevuto i permessi per allenarsi e giocare. Grazie a questo sistema la Rugby Treviso avrebbe ricevuto in dote alcuni giocatori di valore quali Pattaro e Paolo Pavin, che, poi trasferitosi a Paese, sarebbe diventato il presidente della locale squadra di rugby, destinata a dare molto al rugby italiano. E, in questo molto, sono da annoverare il figli del garzone pasticcere, tra i quali Mario e Luca, azzurri, con rispettivamente due e tre presenze in nazionale negli anni ottanta il primo e in quelli novanta e nel nuovo millennio il secondo.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
Città povera, abbiamo, detto. Provincia povera, quella trevigiana, che solo negli anni sessanta conoscerà quel tumultuoso sviluppo industriale articolato in tre fasi che porterà benessere, ma anche problematiche sulle quali da anni si riflette e si discute. Nell'ottocento le campagne della provincia si svuotano; centinaia di migliaia di contadini, ridotti ad un'agricoltura di minima sussistenza, emigrano, in massima parte in Argentina e Brasile. Quelli rimasti vivono da sventurati protagonisti la grande crisi agraria del 1880, i cui sviluppi e superamento sono fondamentali per capire le configurazioni sociali che caratterizzeranno quell'area veneta. Molti storici ed analisti politici, tra i quali Gianni Riccamboni, sottolinenano come quell'evento finisca per evidenziare una dicotomia che vede contrapporsi due subculture, quella socialista e quella cattolica, la prima connessa al bracciantato e alla mezzadria, la seconda alla piccola proprietà contadina e alle parrochie e alle associazioni ad esse correlate. Si parla di "società arretrata, ma non disgregata", una notazione determinante per comprendere i processi culturali ed emotivi di aree economicamente depresse, ma mai disposte a rinunciare a forme d'identità. Altro dato che è necessario mettere in rilievo, sempre sulla scorta delle analisi di Riccamboni, è quello inerente al successo del lavoro autonomo, che limiterà i processi di affermazione di coscienza di classe del proletariato delle campagne e della città e spiegherà molto del successo della piccola e della media impresa nel comparto trevigiano in anni a noi vicini. Se Rovigo e provincia, che soffrono una situazione di ridotto sviluppo simile a quella trevigiana, "optano" già agli inizi del XX secolo per la sponda socialista e poi anche per quella comunista nel secondo dopoguerra, Treviso e provincia slittano con sempre maggiore determinazione verso la sponda democristiana. I dati ricavati a seguito delle elezioni del 1946 sono eloquenti: l'area polesana garantisce alla DC solo il 28% dei consensi, il 35,8 al PSIUP e il 28,5 al PCI. I dati dell'area trevigiana sono ben differenti: 53,5% alla DC, 21,1 al PSIUP, 8,5 al PCI, anche si ci si attesta su percentuali differenti rispetto a Padova o Vicenza, dove il consenso verso i democristiani è acclarato da pecentuali impressionanti, specie a Vicenza (61,2%). Treviso deve fare anche i conti, nel periodo del dopoguerra con le ferite profondissime inferte dal bombardamento del 7 aprile 1944 ad opera delle forze angloamericane e con gli stascichi, intrisi di vendette e giustizie sommarie, della lotta tra i gruppi partigiani e fascisti repubblichini.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
La coesistenza e il rapporto di tensione non sempre dialettica tra le due aree, quella "bianca" di matrice cattolica e bacino di voti per la DC e quella "rossa", più variegata, meno univoca anche negli esiti elettorali, condizionano Treviso e provincia per alcuni anni e finiscono per interessare, inevitabilmente, anche il rugby. Esemplare e dimostrativa di questa opposizione è la vicenda, umana e sportiva, di un altro degli uomini fondamentali per la storia ovale veneta ed italiana, Natalino "Ennio" Cadamuro, che in una bella intervista contenuta nel penultimo numero di "All Rugby!" ricorda il suo percorso, davvero emblematico. Arriva al rugby grazie al torneo studentesco e nel 1962 fonda, insieme ad altri ragazzini del quartiere di San Giuseppe e con il patrocinio dello zio sacerdote, una squadretta che confluisce nella Polisportiva Lupino, una delle tante società con radici cattoliche presenti nel territorio. La piccola realtà rugbistica finisce di esistere quando Cadamuro, autentico factotum, in campo e fuori, inizia a lavorare a Venezia. Nel 1969 Cadamuro ed altri appassionati decidono di riprovarci nello stesso quartiere, ma nel frattempo l'Italia è cambiata e anche le convinzioni politiche del futuro arbitro sono mutate. Sono gli anni delle grandi lotte operaie condotte in regione soprattutto dagli operai di Porto Marghera, coi quali Cadamuro è venuto contatto. Se la squadra del 1962 aveva ricevuto la benedizione del parroco e vestiva magliette azzurre, quella del 1969, che si chiamerà Tarvisium e scriverà alcune delle pagine più commoventi e determinanti della storia del rugby italiano (grazie a persone del calibro di "Ino" Pizzolato ed Ivan Francescato, solo per nominarne due), avrà dirigenti, almeno negli anni aurorali, che arriveranno al campo con "L'Unità" in mano ed i giocatori ad indossare, non a caso, magliette rosse, con grande disappunto dello zio parroco... Cadamuro, che ha lasciato da una quindicina di anni il mondo del rugby (emblematicamente in concomitanza con l'avvento del professionismo) e ora è affermato sommellier in Umbria, sarà poi allenatore ed arbitro anche internazionale, forse il fischietto italiano più famoso ed apprezzato degli anni settanta ed ottanta.
-
- Messaggi: 669
- Iscritto il: 28 lug 2006, 9:07
Scusa GRUN se arrivo solo ora con un'inciso forse fuori luogo, ma Loris Casellato, di cui parli nei precedenti post, proprio quest'anno (a 2 anni dalla sua scomparsa) avrebbe assistito a quello che penso sia un record: infatti ci saranno 2 suoi nipoti a guidare 2 squadre di super 10... ne sarebbe stato felice, non è da tutti.
Infatti il casinò venezia e l'overmach parma saranno guidati dai cugini Umberto Casellato ed Adrea Cavinato, entrambi nipoti del compianto Loris.
Scusa ancora per l'intrusione
Infatti il casinò venezia e l'overmach parma saranno guidati dai cugini Umberto Casellato ed Adrea Cavinato, entrambi nipoti del compianto Loris.
Scusa ancora per l'intrusione
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
Si è sopra accennato all'evento più tragico della recente storia trevigiana, il bombardamento, avvenuto ad opera delle forze angloamericane, del sette aprile 1944, i cui devastanti effetti perdureranno ben oltre la fine del conflitto e renderanno lenta e difficile la ripresa della città. La pioggia di bombe, iniziata a cadere nel primo pomeriggio e durata alcune ore, determina la morte di oltre duemila persone e causa la distruzione, oltre che di monumenti storici di inestimabile valore culturale, anche di molte strutture, tra le quali la stazione ferroviaria e quasi tutti gli istituti scolastici, necessarie allo sviluppo della vita civica. A rendere il quadro più tragico e ad aumentare il risentimento ed il dolore dei rimasti è la constatazione, più forte e consapevole giorno dopo giorno, che con ogni probabilità si è trattato di un errore strategico, non apparendo Treviso obbiettivo di fondamentale importanza militare(sulle omissioni e sulle giustificazioni inaccettabili dei comandi alleati sono stati scritte molte pagine). In ogni caso all'indomani della fine della guerra la città si presenta prostrata, con prospettive tutte da definire e la certezza che per alcune stagioni la vita sarà molto dura. Anche la provincia risente di questa situazione ed il flusso migratorio, che si era fatto meno intenso nei trent'anni precedenti, riprende inarrestabile, proponendo, oltre alle consuete destinazioni sudamericane, anche Germania ed Australia come inevitabili approdi.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
-
- Messaggi: 5
- Iscritto il: 3 ott 2007, 11:48
foto rugby italiano anni 60
ciao ragazzi sto cercando foto della nazionale di rugby del 1965 e 1966
e anche della cus roma di quegli anni
mi aiutate?
mari
e anche della cus roma di quegli anni
mi aiutate?
mari
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
RE: foto rugby italiano anni 60
Le difficoltà di ripresa ed il senso di precarietà dominano la vita sociale di Treviso, a conflitto terminato, ancora per un decennio. I piani di sviluppo approntati dai governi succedutisi in quel periodo escludono in sostanza il coinvolgimento dell'area trevigiana, anche per quello che attiene alle infrastrutture. Infatti i ministri dei lavori pubblici Aldisio e Romita (che assecondail progetto Vanoni, teso a privilegiare le autostrade a discapito delle ferrovie, con il beneplacito della potente lobby della Federazione italiana della strada, costituita nel 1952), preparano la svolta del 1961, quando iniziano lavori per la costruzione di otto tratte principali, senza però che nessuna di queste copra l'area della marca trevigiana, con tutte le conseguenze che si possono intuire. Malgrado tutte queste molteplici e limitative difficoltà, la città reagisce, con lenta, ma costante determinazione. Lo sport, gli sport, aiutano a corroborare questo processo di costituzione di identità, contribuiscono a lenire le ferite e a ridare dignità ed orgoglio ad una città e ad una provincia. Il rugby diventa così soggetto protagonista di questo processo di ripresa e formidabile forza di aggregazione e strumento educativo.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
RE: foto rugby italiano anni 60
Coma già accennato in precedenza, a Treviso rivestono particolare significato le attività di propaganda e di didattica svolte nelle scuole medie della città, che avranno la propedeutica funzione di avvicinare, levandoli letteralmente dalle strade, ed educare al rugby centinaia di ragazzini (alcuni dei quali destinati a fare la storia anche della nazionale) e di creare in questo modo un autentico sedimento culturale rugbistico. Così la storia ovale trevigiana sarà sempre intimamente legata all'operato di educatori quali Malatesta, del professore Giuseppe Bazzo, di Attilo Frezza, allenatore delle giovanili della Rugby Treviso e poi dei già citati Pizzolato e Cadamuro, fondamentali per conferire un senso precipuo alla realtà rugbistica di Treviso. Un'altro tratto fondamentale che va sottolineato riguarda il rapporto quasi osmotico tra il capoluogo e zone limitrofe. In nessun'altra area italiana si registra infatti una così elevata densità rugbistica, in nessun altro contesto geografico si può rilevare una così diretta e rilevante influenza della squadra "madre" del capoluogo sulle più piccole, ma non meno significative, realtà societarie dei comuni della provincia.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
RE: foto rugby italiano anni 60
Correggo il tragico errore a cui sopra; "Un altro tratto fondamentale...", senza apostrofo, naturalmente...
Tornando alla correlazione tra la Rugby Treviso e le squadre della provincia, basti pensare che Rugby Paese (peraltro fondato da due tifosi della Faema, Bepi D'Abrosi e Lalo Piccoli) e San Donà hanno riferimenti diretti con la squadra del capoluogo. Di Giampaolo Pavin e del suo rapporto con il Rugby Paese abbiamo già parlato; per quello che attiene al San Donà (comune che giuridicamente appartiene alla provincia di Venezia, ma che culturalmente e soprattutto rugbisticamente ha sempre fatto in sostanziosa parte riferimento a Treviso), una realtà sulla quale sarà poi necessario tornare, per il ruolo importante avuto nello sviluppo del rugby italiano, si deve ricordare che tra le figure di spicco nelle vicende della società s'impone un ex giocatore proprio di quella Faema campione d'Italia, Pippo Torresan, allenatore e dirigente per moltissimi anni e al quale verrà intitolato lo stadio che fino al 2000 ha ospitato le partite interne di Pivetta e compagni. Altre società importanti della provincia trevigiana son il Casale sul Sile, fondato nel 1952 e a lungo protagonista nella massima serie, il Silea, l'Oderzo, Villorba e tante altre ancora che meriterebbero di essere citate eche vanno comunque ringraziate per la funzione di diffusione avuta nel territorio.
Tornando alla correlazione tra la Rugby Treviso e le squadre della provincia, basti pensare che Rugby Paese (peraltro fondato da due tifosi della Faema, Bepi D'Abrosi e Lalo Piccoli) e San Donà hanno riferimenti diretti con la squadra del capoluogo. Di Giampaolo Pavin e del suo rapporto con il Rugby Paese abbiamo già parlato; per quello che attiene al San Donà (comune che giuridicamente appartiene alla provincia di Venezia, ma che culturalmente e soprattutto rugbisticamente ha sempre fatto in sostanziosa parte riferimento a Treviso), una realtà sulla quale sarà poi necessario tornare, per il ruolo importante avuto nello sviluppo del rugby italiano, si deve ricordare che tra le figure di spicco nelle vicende della società s'impone un ex giocatore proprio di quella Faema campione d'Italia, Pippo Torresan, allenatore e dirigente per moltissimi anni e al quale verrà intitolato lo stadio che fino al 2000 ha ospitato le partite interne di Pivetta e compagni. Altre società importanti della provincia trevigiana son il Casale sul Sile, fondato nel 1952 e a lungo protagonista nella massima serie, il Silea, l'Oderzo, Villorba e tante altre ancora che meriterebbero di essere citate eche vanno comunque ringraziate per la funzione di diffusione avuta nel territorio.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
RE: foto rugby italiano anni 60
Rispetto agli altri due poli storici del rugby veneto, Rovigo e Petrarca, la Rugby Treviso mostrerà, nei decenni successivi, un'identità meno granitica e univoca, più elastica, con mutamenti di "pelle" che in fondo saranno poi gli stessi della città. Partita, o meglio, ripartita nel dopoguerra come squadra povera rappresentante una città dolente ed una provincia depressa, la Rugby Treviso si trasformerà in una società sempre più solida, per tradizione e radicamento nella realtà sociale di appartenenza, ma pure per disponibilità economica, grazie anche ad un'oculata ricerca degli sponsor, il rapporto coi quali va bene inquadrato per comprendere gli sviluppi del rugby nella città veneta. In nome di una ragione pratica che caratterizzerà sempre le vicende della società, Treviso è, come già accennato in precedenza, la prima ad apporre il nome di uno sponsor sulle proprie casacche, quello della Garbuio, che compare nel 1953. E' poi il turno della Faema, azienda milanese creata nel 1945, giovane ed ambiziosa, che vedrà nella sponsorizzazione di squadre sportive (anni dopo avrà un importante team nel ciclismo professionistico) un determinante canale promozionale. Dopo una seconda collaborazione, che durerà dal 1959 al 1963 con un'altra azienda lombarda, l'Ignis del cavalier Borghi, nel campionato 1963/64 i dirigenti della Rugby Treviso scelgono emblematicamente di rapportarsi ad una delle più importanti fabbriche di vernici del nord Italia, con sede ed unità produttiva a pochi chilometri dal capoluogo della marca. E' il segno delle avvenute trasformazioni dell'economia locale, che con qualche anno di ritardo rispetto alle triangolo industriale del nord ovest conosce l'esplosione economica e passa da una produzione prevalentemente agricola al secondario e ad il terziario. Treviso conosce il benessere e la squadra di rugby, adattandosi al nuovo contesto, mostra tratti connotativi ben diversi rispetto al gruppo, squattrinato ma vitalissimo, capace di primeggiare nel decennio precedente. Il rapporto con la Metalcrom durerà fino al 1978, quando, dopo la conquista del secondo scudetto, arriverà il ciclone Benetton, a sancire un altro e più determinante cambio di prospettiva. Il "caso" Benetton, che determinerà per lo sport trevigiano una sorta di palingenesi, merita, per articolazione, effetti e durata, un'attenzione precipua e dettagliata che spero, a tempo debito, poter garantire. E' però significativo che pure in questa occasione di mutamento sociale (perché le conseguenze dell'operato dell'azienda Benetton avranno una ricaduta sulla città e sull'intera provincia) le vicende della Rugby Treviso si sovrappongano con tanta esattezza al contesto e permettano di interpretare e penetrare la storia di un'area geografica e degli protagonisti di quelle vicende.
-
- Messaggi: 594
- Iscritto il: 2 dic 2005, 0:00
- Località: USCIO (GE)
RE: foto rugby italiano anni 60
Quando Maci Battaglini, in qualità di allenatore-giocatore, arriva a Treviso nell'estate del 1953, trova un gruppo entusiasta capace, anche nel sofferto campionato appena concluso, di far intuire grandi potenzialità. E' una squadra giovane, quasi inesperta, ma che può contare su alcuni grandi talenti, quali Ferdi Sartorato ed Arturo Zucchello, rispettivamente mediano di mischia e di apertura, Umberto Levorato, poi alle Fiamme Oro, pilone che avrà una lunga carriera in azzurro (15 caps), Franco Frelich, colonna della mischia, come pilone o seconda linea, anche della nazionale. Treviso dispone di una mischia combattiva, ma molto più leggera di quella che Rovigo ed altre squadre possono mandare in campo; così, più per necessità che per vocazione, si cerca, fin dalla prima partita in massima serie, di esplorare tutte le possibilità garantite dal gioco alla mano. Sfruttando la creatività dei mediani e la velocità degli uomini delle linee arretrate si fa respirare la palla con gioia e convinzione, elaborando pure giocate inconsuete per il rugby italiano dell'epoca, come il calcio alto incrociato dell'apertura per l'ala. Il pubblico si abitua ed affeziona a quell'espressione di gioco e quella cifra, espressiva e stilistica, finisce per diventare una sorta di canone al quale, anche nei decenni seguenti, allenatori ed atleti "dovranno" riferirsi ed adeguarsi, se non vorranno incorrere in critiche affilate. Lo stesso Battaglini, specie nei primi mesi del campionato 1953/54, subirà molte osservazioni polemiche da parte dei tifosi, che lo accuseranno di poggiare troppo il gioco sul pacchetto e di abusare dei calci di spostamento, naturalmente da lui effettuati...