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da jpr williams » 20 mag 2018, 11:23
Dopo le miserie voglio parlare solo di cose belle, di una giornata bellissima in uno stadio stupendamente pieno che ha smentito quanti pensavano che senza Rovigo non si potesse riempire un grande impianto. Ambiente correttissimo e civile sia prima che durante che dopo la partita con tifoserie che festeggiavano insieme senza nessun tipo di problema: peccato che Toffano non sia venuto in mezzo a noi, magari gli avremmo potuto insegnare qualcosa sul concetto di sportività, oltre che complimentarlo per lo splendido risultato.
La partita è stata una vera finale, intendendo con questo un match magari senza delizie tecniche, ma denso di significati agonistici e di ardore umano. E non era scontato se si considerano le condizioni emergenziali con le quali ci eravamo presentati in campo, condizioni rese ancora più drammatiche dalla perdita a partita in corso dell'unico 3/4 titolare (peraltro fuori ruolo) che avevamo in campo, cioè Alberto Chiesa.
L'elenco degli infortuni non è un alibi, ma una spiegazione del gioco calvino visto in campo si. Eccerto che giocavamo quasi solo conle cariche di Jimmy. Che dovevamo fare? Il pack era l'unico reparto al completo (oddio, mancava Venditti...) e quindi funzionante: finchè giocavamo lì riuscivamo a tenerla in equilibrio, ma appena la mediana provava ad aprire non funzionava più nulla. Per attaccare al largo una difesa straordinaria (che cacchio di musica mettevano su da 10 mt fuori dei loro 22 in poi: straordinari!) come quella dei neri il gioco dei 3/4 deve funzionare a mille: servono inserimenti perfetti e qualità di passaggio inappuntabili. Tutto quello che mancava quando la palla arrivava da quelle parti. Da ex 9 mi illudo di avere un occhio particolare sull'handling dell'attrezzo: ho visto un gran numero di passaggi con lo spin sbagliato e diretto verso il basso, che hanno determinato palle sparate fuori. E quindi l'unica opzione erano le cariche, che sono la parte iniziale del nostro gioco che dovrebbe preparare una seconda parte, quella di cui parlavo prima, che ieri per forza di cose non era disponibile. E quindi vai con Jimmy, Fischio e Zilocchi, Petti e Zdrillo, che si sono consumati oltre ogni possibilità umana.
Il Petrarca ha fatto una partita giudiziosa e attenta, gestendo molto nel secondo tempo e colpendo con il cinismo proprio delle grandi squadre. Per me la partita era segnata dall'inizio, ma c'è stato un momento in cui si è capito che c'era un destino che si doveva compiere: al momento della meta calvina, che poteva significare qualcosa, tutti e due i potenziali piazzatori di una trasformazione che ci avrebbe portato vicinissimi, cioè Mortali e Novillo, era stramazzati al suolo a farsi curare, mentre il terzo (Chiesa) era da tempo fuori! Ha dovuto calciare Sosi, cui non ho mai visto provare un calcio nemmeno in allenamento.
E poi, subito dopo, per citare il mio amico Forrest "E' inutile che ti danni l'anima per segnare a fatica una meta, se poi ti arriva uno spacacojoni col numero diese che te mete un drop da metà campo!"
Tutti sapete quanto io straveda per l'alchimista: ieri, credo, avete capito il perchè.
Con la sua intelligenza ed il suo fantastico piede filosofale, Andrea Menniti-Ippolito ha letteralmente dominato il match e ne ha fatto quel che voleva. Confesso che a quel drop sono scatttato in piedi applaudendo, credo, più di qualunque petrarchino nello stadio. Perchè la bellezza e la classe vanno apprezzate, sempre.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)