Non so se è andata bene o male...io ve la racconto, trarrete voi le Vs. conclusioni.
Ore 9.30, si parte, e io ho già avuto 4 attacchi di diarrea. Fa ridere dire che dopo quasi 90 maratone mi emoziono ancora, ma è così, e soprattutto a Treviso, a cui sono legati tantissimi ricordi...e tutti ricordi belli, perchè anche quando va malissimo come l'anno scorso, sono comunque contento di esserci stato.
Al 7mo km mi fermo dietro un albero per la seconda volta, poi finalmente tutto si mette tranquillo e riesco ad accodarmi a un gruppetto che viaggia poco sotto i 6'00" al chilometro. E' un bel gruppo, mescola un po' di tutto: Claudio è quasi alla 300esima maratona in quarant'anni, Mariangela sta preparando l'ennesima ultramaratona, Matteo è alla prima esperienza e Isabella ha fatto 8 allenamenti negli ultimi 3 mesi...
Ci divertiamo, passiamo spensierati la mezza maratona e poco prima del 25esimo cominciamo a perdere qualcuno. Io so benissimo che da lì a poco succederà anche a me, perchè le gambe si fanno pesanti in virtù di una cosa che si chiama disidratazione. Io, logico, ho bevuto il mio durante il tragitto, ma se lo stomaco non fa passare nulla, c'è poco da fare. Poco dopo, intorno al 27esimo, mi stacco e comincio a sorridere (è proprio vero, ho sorriso) al sintomo più classico della disidratazione: caldo boia quando sei al sole e brividi quando vai all'ombra o tira un pelo di vento. Al 28esimo mi fermo per la terza volta ad innalzare il livello del Sile...
Vabbè, sapevo dall'inizio che sarebbe andata così, ma speravo di avere problemi dopo i 30, non così presto. Rallento molto, cercando di bere il più possibile, e per qualche tratto cammino. Cerco di camminare per non più di 100m al chilometro, ma non mi riesce sempre e capisco che il mio obiettivo cronometrico (tra le 4h15min e le 4h30min) è bell'e sfumato. A dire il vero, lotto con me stesso anche per trovare gli stimoli giusti, perchè dopo 90 maratone è dura anche trovare la voglia di combattere ancora. Eppure non mi passa per la testa nemmeno per un secondo di mollare, specie quando passo davanti al punto di raccolta dei ritirati al 32esimo. A mano a mano che avanzo i metri corsi per chilometro diventano sempre di più, e al 34esimo, quando trovo GraceT, riesco per l'ultima volta a camminare meno di 400m in un chilometro. GraceT mi incita a non mollare che tanto 8km sono dettagli... ehm
Il 39esimo è il chilometro più buio, corro per nemmeno 300m e poi è solo fatica: fatica a respirare, a staccare le gambe da terra, la zona tra il collo e la clavicola sembra implodere come tutte le volte che sono disidratato...lì davvero ho un po' di paura, perchè sento di essere al lumicino. Le mie energie, sia fisiche che mentali, sono davvero in riserva e reagisco nell'unico modo possibile: libero la testa da tutto e mi concentro sul correre finchè ce la faccio e quando ce la faccio, senza pensare a quanti chilometri devo fare. Dieci anni fa spaccavo il mondo con le scarpe ai piedi, ora è lui che spacca me, ma non ci posso far nulla, e rassegnarsi è senz'altro la cosa più saggia. L'asfalto ricomincia a passarmi sotto i piedi, il centro storico di Treviso si fa sempre più vicino...sul ponte S. Martino, poco prima del 41esimo, libero improvvisamente lo stomaco, poi riparto come se la cosa fosse successa ad un altro. Il traguardo sa di liberazione, il crono, 4h41min, è deludente ma pensavo peggio. Mi stendo sull'asfalto, e per la successiva mezz'ora le gambe non riusciranno a tenermi in piedi per più di 20 secondi in fila. Ho dato tutto, ma proprio tutto. Non avrei potuto far meglio di un solo minuto, e non so davvero cosa potrei rimproverarmi. E se di certo non è andata bene, non riesco a pensare che sia andata male: forse non ho dimostrato di essere granchè come maratoneta, magari per il semplice fatto che non lo sono più: dopo 30 anni e 50mila chilometri testa e ginocchia un po' di usura la sentono. Però credo di aver dimostrato altro, e comunque tra 20gg o poco più c'è Padova: lì magari andrà meglio...