Storia del campionato italiano e del super 10
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
sono passati qualche giorno, e la cosa langue....sono curioso di capire come va a finire la storia dei poliziotti.....
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Oggi o domani qualcosa leggerai, mon cher Pepe.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Leggere i luoghi di nascita di alcuni dei più noti tra i giocatori delle Fiamme Oro Padova nel periodo che va dal 1956 al 1970 può aiutare a capire quanto siano diversificate le provenienze. Veneti: i rodigini Bettarello e Bellinazzo, i padovani fratelli Luise, il veneziano di Chirignago Levorato, il vicentino di Abbassia Fiume Sguario, Zeffirino Rossi da Casale sul Sile, paese che avrà una storia importante nello sviluppo del rugby italiano.
Emiliani: Bertoli, il futuro presidente federale Dondi, Paolo Quintavalla.
Abruzzesi: Di Zitti, il primo vero grande uscito dalla fucina aquilana; poi Di Cola (di Acciano) ed Autore (di Rocca di Cambio).
Lombardi: il milanese Ricciarelli, il bergamasco Rovelli (di Cusio), i bresciani Avigo ed il grandissimo Franco Zani, d'Iseo.
Liguri, come lo spezzino Navarrini, poi "naturalizzato" veneto, che andrà a giocare a Rovigo, dismessa la divisa.
Siciliani, come il palermitano Angioli o irpini come Andrea Miele.
Insomma, un melting pot composito e rappresentativo.
Emiliani: Bertoli, il futuro presidente federale Dondi, Paolo Quintavalla.
Abruzzesi: Di Zitti, il primo vero grande uscito dalla fucina aquilana; poi Di Cola (di Acciano) ed Autore (di Rocca di Cambio).
Lombardi: il milanese Ricciarelli, il bergamasco Rovelli (di Cusio), i bresciani Avigo ed il grandissimo Franco Zani, d'Iseo.
Liguri, come lo spezzino Navarrini, poi "naturalizzato" veneto, che andrà a giocare a Rovigo, dismessa la divisa.
Siciliani, come il palermitano Angioli o irpini come Andrea Miele.
Insomma, un melting pot composito e rappresentativo.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Nel 1955 Domenico Modugno è ancora sotto contratto per la Rca. Incide "Vecchio frack", ma se lo filano in pochi: gli italiani preferiscono ancora passeggiare nei campi di papaveri con le papere di Adionilla Pizzi e sospirare ascoltando le serenate di Claudio Villa. Dovrà aspettare Sanremo del 1958, per volare davvero nel blu (e blu saranno anche i vinili a 45 giri della Fonit Cetra, sui quali verrà incisa la canzone che gli darà il primo posto anche nell'hit parade americana).
Nel 1958 volano alte anche le Fiamme Oro: è l'anno del primo scudetto. Si apre una serie che prosegue fino al 1961, garantendo ai poliziotti 4 titoli consecutivi. Un altro arriverà al termine della stagione 1967/68. Poi tre secondi posti e altri campionati comunque vissuti ai vertici.
Nel 1958 volano alte anche le Fiamme Oro: è l'anno del primo scudetto. Si apre una serie che prosegue fino al 1961, garantendo ai poliziotti 4 titoli consecutivi. Un altro arriverà al termine della stagione 1967/68. Poi tre secondi posti e altri campionati comunque vissuti ai vertici.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
bene grazie, ma nei quattro anni che vince tutto, chi sono le altre forti? è interessante capire come si evolve il movimento anche con la presenza di "professionisti statali" stile romania....
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Io non ero ancora nato, per cui non posso portare che testimonianze di seconda mano... quelli che venivano battuti dalle Fiamme Oro si lamentavano tantissimo del loro gioco "duro" e di essere poco tutelati dagli arbitri in questo senso.pepe carvalho ha scritto:bene grazie, ma nei quattro anni che vince tutto, chi sono le altre forti? è interessante capire come si evolve il movimento anche con la presenza di "professionisti statali" stile romania....
L'altra campana dice che se ti puoi allenare tutti i giorni (magari anche piu' volte al giorno) diventi fisicamente piu' forte e fai molto piu' male agli avversari che si allenano tre sere alla settimana... un po' di quasi professionismo ante litteram, con tutti i fenomeni che abbiamo visto anche recentemente, per capirci...
Grazie al cielo l'hanno inventato a Rugby e non a Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch!
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
I successi delle Fiamme Oro si spiegano con il numero e la qualità di molti dei migliori giocatori italiani, con l'organizzazione professionale che caratterizza la società, con la validità delle strutture messe a disposizione di tecnici e giocatori, con il numero e la qualità delle sedute di allenamento. Ma altri fattori vanno presi in considerazione per spiegare il fenomeno.
I dirigenti delle Fiamme Oro Padova capiscono fin dall'inizio che non basta ingaggiare ogni anno i giovani più promettenti (o già affermati) destinati ad espletare il servizio di leva. Se dovessero affidarsi solo a quella rotazione, per quanto qualitativamente importante, rischierebbero di non costruire mai delle fondamenta solide, di non costituire mai un gruppo propriamente detto, di non garantire quel "vissuto di squadra" che fa crescere ma richiede tempi non brevi.
Decidono così di ricorrere ad un sistema "misto", che va ad incrociare geografie, aspettative ed aspirazioni individuali, dilatazioni temporali.
Scelgono quindi di avere un nucleo di giocatori stabili, poliziotti di mestiere, che rimarranno nel corpo anche dimessa la divisa di gioco. Poi un gruppo di giocatori che prolungheranno la permanenza nel corpo anche alla fine od indipendentemente dal servizio di leva, per poi salutare e rientrare nell vita civile una volta finita la parabola agonistica o comunque la propria esperienza nelle squadra. Ed infine un consistente contingente di giovanotti che vestiranno i colori cremisi solo per il periodo del servizio militare.
Al primo gruppo appartengono Fronda, Angioli, Maccagnan, Milioni, Roberto Martini.
Al secondo Lollo Levorato, forse il giocatore più importante per la costituzione dell'identità del gruppo e trait d'union tra le varie anime della squadra, Ottorino Bettarello, Sommaggio, Ferraretto.
Al terzo... millanta che tutta la notte canta...
I dirigenti delle Fiamme Oro Padova capiscono fin dall'inizio che non basta ingaggiare ogni anno i giovani più promettenti (o già affermati) destinati ad espletare il servizio di leva. Se dovessero affidarsi solo a quella rotazione, per quanto qualitativamente importante, rischierebbero di non costruire mai delle fondamenta solide, di non costituire mai un gruppo propriamente detto, di non garantire quel "vissuto di squadra" che fa crescere ma richiede tempi non brevi.
Decidono così di ricorrere ad un sistema "misto", che va ad incrociare geografie, aspettative ed aspirazioni individuali, dilatazioni temporali.
Scelgono quindi di avere un nucleo di giocatori stabili, poliziotti di mestiere, che rimarranno nel corpo anche dimessa la divisa di gioco. Poi un gruppo di giocatori che prolungheranno la permanenza nel corpo anche alla fine od indipendentemente dal servizio di leva, per poi salutare e rientrare nell vita civile una volta finita la parabola agonistica o comunque la propria esperienza nelle squadra. Ed infine un consistente contingente di giovanotti che vestiranno i colori cremisi solo per il periodo del servizio militare.
Al primo gruppo appartengono Fronda, Angioli, Maccagnan, Milioni, Roberto Martini.
Al secondo Lollo Levorato, forse il giocatore più importante per la costituzione dell'identità del gruppo e trait d'union tra le varie anime della squadra, Ottorino Bettarello, Sommaggio, Ferraretto.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Altro fattore decisivo è l'individuazione di tecnici di valore per garantire alla squadra una conduzione adeguata. Il primo di questi allenatori a lasciare un segno è Maci Battaglin, che arriva nell'estate del 1957 e rimane per tre anni, facendo la spola tra Rovigo, dove al mattino lavora come bidello in scuola elementare, e Padova. Rimane tre anni e vince quello che gli viene chiesto di vincere, portando i suoi principi e le sue idee ben consolidate di rugby, con preponderanza del lavoro di mischia rispetto alle ariose ambizioni dei tre quarti...
Poi è il momento di Pierre Poulain, leggenda del rugby francese.
Poi è il momento di Pierre Poulain, leggenda del rugby francese.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Robert Poulain (non Pierre, come sopra ho scritto) è una delle figure più importanti del rugby francese degli anni cinquanta e sessanta. Allenatore di successo, vince col Racing il titolo nel 1959, battendo, nella finale giocata al Parc Lescure di Bordeaux, lo Stade Montois 8-3. Lascia un segno a Clermont, con l'ASM.
Ma Poulain entra nella storia del rugby transalpino soprattutto per le sue qualità di studioso, insegnante e scrittore. Affabulatore affascinante, si prefigge lo scopo di definire i caratteri culturali e designativi dello sport che ama e di garantire strumenti cognitivi adeguati, con un lavoro certosino di studio e divulgazione delle metodologie di allenamento. Molti suoi testi diventano punti di riferimento ineludibili per generazioni di allenatori non solo francesi: "Le rugby" del 1962, "Rugby, jeu et entrainement" del 1964, il fondamentale "Rugby, guide pratique d'entrainement" del 1967, scritto insieme a Pierre Conquet e curato ed editato dal benemerito Insstitut national du sport e de l'education physique, rimangono esempi ancora validi di cultura e capacità didattica. Libri fondamentali per costruire quella base cognitiva che garantirà al rugby francese una sorta di primato in Europa in fatto di conoscenza, analisi e sviluppo del gioco.
Ma Poulain entra nella storia del rugby transalpino soprattutto per le sue qualità di studioso, insegnante e scrittore. Affabulatore affascinante, si prefigge lo scopo di definire i caratteri culturali e designativi dello sport che ama e di garantire strumenti cognitivi adeguati, con un lavoro certosino di studio e divulgazione delle metodologie di allenamento. Molti suoi testi diventano punti di riferimento ineludibili per generazioni di allenatori non solo francesi: "Le rugby" del 1962, "Rugby, jeu et entrainement" del 1964, il fondamentale "Rugby, guide pratique d'entrainement" del 1967, scritto insieme a Pierre Conquet e curato ed editato dal benemerito Insstitut national du sport e de l'education physique, rimangono esempi ancora validi di cultura e capacità didattica. Libri fondamentali per costruire quella base cognitiva che garantirà al rugby francese una sorta di primato in Europa in fatto di conoscenza, analisi e sviluppo del gioco.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Poulain entra nell'orbita del rugby italiano a fine decennio, istruendo anche i giocatori della nazionale nel corso di uno stage tenutosi nel 1959. I dirigenti delle Fiamme Oro, a dimostrazione della serietà dei loro progetti e anche della buona disponibilità di fondi, non si lasciano sfuggire l'occasione e lo ingaggiano. Ma il contributo di Poulain ai successi della squadra della polizia va ridefinito con attenzione.
Il 18 maggio del 2011, sul sito www.rovigooggi.it un bell'articolo di Piergiorgio Callegari ricorda Lollo Levorato, appena scomparso. Tra i compagni delle Fiamme Oro intervistati per l'occasione c'è anche Antonio Di Zitti. Questo il suo racconto: - Era un rugbista nato, la sua passione per il rugby era coinvolgente. Spesso era lui ad allenarci. Poulain veniva saltuariamente, all'incirca una volta ogni due mesi e le Fiamme Oro le prendeva in mano Lollo. Come capitano della squadra era anche il nostro allenatore in campo e con Poulain concordava i ritiri, un mese di ritiro a Jesolo e uno a Moena prima di misurarci in Francia a Cognac e Bordeaux, per delle amichevoli...
Da queste parole appare chiaro che il ruolo del grande francese era più vicino a quello di consulente supervisore, seppure di altissimo livello, che di allenatore tout-court.
Ma a quelle Fiamme Oro bastava ed avanzava, per dominare in Italia...
Il 18 maggio del 2011, sul sito www.rovigooggi.it un bell'articolo di Piergiorgio Callegari ricorda Lollo Levorato, appena scomparso. Tra i compagni delle Fiamme Oro intervistati per l'occasione c'è anche Antonio Di Zitti. Questo il suo racconto: - Era un rugbista nato, la sua passione per il rugby era coinvolgente. Spesso era lui ad allenarci. Poulain veniva saltuariamente, all'incirca una volta ogni due mesi e le Fiamme Oro le prendeva in mano Lollo. Come capitano della squadra era anche il nostro allenatore in campo e con Poulain concordava i ritiri, un mese di ritiro a Jesolo e uno a Moena prima di misurarci in Francia a Cognac e Bordeaux, per delle amichevoli...
Da queste parole appare chiaro che il ruolo del grande francese era più vicino a quello di consulente supervisore, seppure di altissimo livello, che di allenatore tout-court.
Ma a quelle Fiamme Oro bastava ed avanzava, per dominare in Italia...
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Il 7 dicembre del 1957 esordisce in nazionale Navarrini, in occasione della vittoria per 8-0 dell' Italia sulla Germania, partita giocata all'Arena di Milano. E' il primo poliziotto a vestire la maglia della nazionale. Esattamente un anno dopo l'Italia ottiene un prestigioso successo sulla Romania di Penciu e Melinte, imponendosi 6-3 a Catania, grazie a due piazzati dell'estremo milanese Barbini. Quel giorno i giocatori tesserati per le Fiamme Oro sono cinque ( Biadene, Bellinazzo, Sguario, Levorato, Quintavalla). Il 17 aprile 1960 la Francia ci asfalta aTreviso 26 a 0; i poliziotti vestiti di azzurro in quel pomeriggio primaverile sono ben nove. Se ne contano undici il 15 gennaio 1961, quando a Piacenza l'Italia batte 19-0 la Germania (sette ottavi del pacchetto sono cremisi...).
Basta leggere questi dati per capire che la forza dell'organico è soverchiante rispetto a quella di cui possono disporre le altre squadre.
Nel 1957/58 arrivano al girone di semifinale L'Aquila, Rovigo, Amatori Milano, Fiamme Oro in un girone e Rugby Milano, Petrarca, X Comiliter Napoli e Parma nell'altro. I poliziotti vincono tutte le partite del proprio gironcino tranne quella giocata nel fortino incandescente del Fattori. Poi in finale battono 6-3 e 18-8 la Rugby Milano.
L'anno dopo il cammino delle Fiamme Oro è più faticoso: nei quarti pareggiano a Parma e poi vincono in casa. Soffrono maledettamente in semifinale contro l'Amatori Milano, perdendo anche in Lombardia per 20-14; infine sconfiggono due volte (9-3 e 17-0) L'Aquila.
Il campionato 1959/60 sancisce il dominio. Tra girone di qualificazione e girone finale le Fiamme Oro Padova giocano 24 partite: ne vincono 22. Perdono solo con Rovigo e Parma.
Basta leggere questi dati per capire che la forza dell'organico è soverchiante rispetto a quella di cui possono disporre le altre squadre.
Nel 1957/58 arrivano al girone di semifinale L'Aquila, Rovigo, Amatori Milano, Fiamme Oro in un girone e Rugby Milano, Petrarca, X Comiliter Napoli e Parma nell'altro. I poliziotti vincono tutte le partite del proprio gironcino tranne quella giocata nel fortino incandescente del Fattori. Poi in finale battono 6-3 e 18-8 la Rugby Milano.
L'anno dopo il cammino delle Fiamme Oro è più faticoso: nei quarti pareggiano a Parma e poi vincono in casa. Soffrono maledettamente in semifinale contro l'Amatori Milano, perdendo anche in Lombardia per 20-14; infine sconfiggono due volte (9-3 e 17-0) L'Aquila.
Il campionato 1959/60 sancisce il dominio. Tra girone di qualificazione e girone finale le Fiamme Oro Padova giocano 24 partite: ne vincono 22. Perdono solo con Rovigo e Parma.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Nel campionato 1960/61 la musica non cambia. Tra girone di qualificazione e girone finale giocano 24 partite: ne vincono 22, ne perdono una (con l'Ignis Treviso, clamoroso 3-19) e ne pareggiano un'altra per 3-3 col ruvido Rovigo, durante la stagione regolare. Nella poule finale vincono sempre, segnando, in dieci partite, 218 punti e subendone solo 21... L'Ignis Treviso e l'Amatori Milano possono solo osservare a debita distanza.
Insomma, per un lustro i poliziotti dettano legge. Ma questa sorta di tirannia non deve sorprendere, abbiamo spiegato perché. Disporre del meglio in termini d'infrastrutture, di quadri tecnici e dirigenziali e soprattutto di organico (messo tra l'altro nelle condizioni di allenarsi di più e meglio rispetto agli altri) non può non produrre risultati, in un campionato comunque di tasso tecnico relativamente modesto quale quello italiano.
A suscitare, per anni, interrogativi è la scarsa ricaduta positiva sulla nazionale italiana del progetto Fiamme Oro. Ma se si analizza la situazione complessiva del rugby nazionale, si arriva a facili conclusioni. Dopo le aperture verso una dimensione internazionale, si torna a soffrire di melanconia autarchica. Ai club ed in primis alle Fiamme Oro non possono bastare due o tre partite l'anno con squadre straniere per capire i propri limiti, alzare il livello e crescere. La nazionale gioca, tra il 1957 ed il 1961, il periodo aureo dei poliziotti, la miseria di 9 test contro tre avversari: il totem Francia, la Germania e la Romania. Certo, si registrano progerssi: romeni e tedeschi vengono battuti, a dimostrazione che comunque una stabilità "sul registro medio" si è trovata, contrariamente a quello che accadeva pochi anni prima e che si sarebbe tristemente riproposto una decina di anni dopo. Ma con la Francia si perde e spesso anche in modo netto: è vero, ci saranno le due famose partite del 1962 e del 1963, che ci vedranno andare a tanto così dal primo storico successo. Sono però due test giocati da una nazionale che si sta svincolando dalla dipendenza dalle Fiamme Oro: durante il dominio cremisi si registrano progressi, ma non si sfruttano appieno tutte le potenzialità che un'esperienza come quella aveva fatto intravvedere.
Insomma, per un lustro i poliziotti dettano legge. Ma questa sorta di tirannia non deve sorprendere, abbiamo spiegato perché. Disporre del meglio in termini d'infrastrutture, di quadri tecnici e dirigenziali e soprattutto di organico (messo tra l'altro nelle condizioni di allenarsi di più e meglio rispetto agli altri) non può non produrre risultati, in un campionato comunque di tasso tecnico relativamente modesto quale quello italiano.
A suscitare, per anni, interrogativi è la scarsa ricaduta positiva sulla nazionale italiana del progetto Fiamme Oro. Ma se si analizza la situazione complessiva del rugby nazionale, si arriva a facili conclusioni. Dopo le aperture verso una dimensione internazionale, si torna a soffrire di melanconia autarchica. Ai club ed in primis alle Fiamme Oro non possono bastare due o tre partite l'anno con squadre straniere per capire i propri limiti, alzare il livello e crescere. La nazionale gioca, tra il 1957 ed il 1961, il periodo aureo dei poliziotti, la miseria di 9 test contro tre avversari: il totem Francia, la Germania e la Romania. Certo, si registrano progerssi: romeni e tedeschi vengono battuti, a dimostrazione che comunque una stabilità "sul registro medio" si è trovata, contrariamente a quello che accadeva pochi anni prima e che si sarebbe tristemente riproposto una decina di anni dopo. Ma con la Francia si perde e spesso anche in modo netto: è vero, ci saranno le due famose partite del 1962 e del 1963, che ci vedranno andare a tanto così dal primo storico successo. Sono però due test giocati da una nazionale che si sta svincolando dalla dipendenza dalle Fiamme Oro: durante il dominio cremisi si registrano progressi, ma non si sfruttano appieno tutte le potenzialità che un'esperienza come quella aveva fatto intravvedere.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Fin dai primi passi nel massimo campionato, le Fiamme Oro Padova si configurano come entità "altra e poco amata, se vogliamo mantenerci nel campo eufemistico. Ancora oggi si discute sul perché fossero così odiate. Certo, chi vince privando, sia pure pro tempore, le altre squadre dei figli prediletti, dei migliori giocatori è destinato a non risultare simpatico. Se poi vince ricorrendo ad un gioco ruvido o molto duro, si tirerà dietro contumelie e maledizioni. Questo vale per tutte le formazioni di tutti gli sport: la strapotenza e la prepotenza contribuiscono ad aumentare il numero dei nemici.
Ma l'elemento più interessante da analizzare è lo strappo che la costituzione ed il consolidamento delle Fiamme Oro viene a determinare nell'universo rugbistico italiano. Col loro avvento un macigno (più che un sasso) precipita a scuotere lo stagno. In breve tempo la cesura è evidente.
Il rugby italiano, pur nella ristrettezza dei propri orizzonti e pur condizionato da limiti vari che già abbiamo analizzato, ha saputo costituirsi un'identità, è riuscito a dotarsi di tratti culturali capaci di definirlo e di proporsi come patrimonio comune condiviso.
Ma l'elemento più interessante da analizzare è lo strappo che la costituzione ed il consolidamento delle Fiamme Oro viene a determinare nell'universo rugbistico italiano. Col loro avvento un macigno (più che un sasso) precipita a scuotere lo stagno. In breve tempo la cesura è evidente.
Il rugby italiano, pur nella ristrettezza dei propri orizzonti e pur condizionato da limiti vari che già abbiamo analizzato, ha saputo costituirsi un'identità, è riuscito a dotarsi di tratti culturali capaci di definirlo e di proporsi come patrimonio comune condiviso.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Le differenze tra le varie realtà italiane sono molteplici ed evidenti: la frantumazione culturale e sociale che caratterizza il paese si riflette inevitabilmente sul campionato di rugby. Società generate e poi sostenute principalmente dalla media ed alta borghesia cittadina, quali Petrarca e Cus Genova, hanno una storia, una base e sviluppi che non possono essere quelli di realtà più popolari quali Treviso o Rovigo. Le motivazioni e gli impulsi del rugby aquilano non sono quelli delle espressioni macro-urbane di Roma e Milano.
Nel rugby italiano di questi anni non vengono forse portate sul palco scene di lotta di classe (come invece era avvenuto nell'Inghilterra d'inizio secolo in occasione dello scisma tredicista), ma certo sono necessarie chiavi interpretative diversificate per decodificare le varie realtà locali.
Ma anche all'interno di un quadro d'insieme così frammentato, sono individuabili dei comuni denominatori. Tutte le società sono caratterizzate da spirito ed organizzazione amatoriali, il dilettantismo è un valore indiscusso. Non sono certo la corresponsione di rimborsi spesa davvero esigui e le sporadiche esperienze, anche e soprattutto all'estero, nel rugby a tredici di alcuni giocatori di rilievo a sbriciolare la granitica solidità di questo dogma.
Si studia e si lavora e alla sera ci si allena (di solito due volte a settimana), molto semplice. E' una forma di comune condizione che assurge a ruolo di valore e crea una sorta di equilibrio.
Nel rugby italiano di questi anni non vengono forse portate sul palco scene di lotta di classe (come invece era avvenuto nell'Inghilterra d'inizio secolo in occasione dello scisma tredicista), ma certo sono necessarie chiavi interpretative diversificate per decodificare le varie realtà locali.
Ma anche all'interno di un quadro d'insieme così frammentato, sono individuabili dei comuni denominatori. Tutte le società sono caratterizzate da spirito ed organizzazione amatoriali, il dilettantismo è un valore indiscusso. Non sono certo la corresponsione di rimborsi spesa davvero esigui e le sporadiche esperienze, anche e soprattutto all'estero, nel rugby a tredici di alcuni giocatori di rilievo a sbriciolare la granitica solidità di questo dogma.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
allora è per questo in eraltà , che le fiamme oro svettano, sono dei veri semi professionisti e pertanto sopravanzano gli altri...
domanda: come mai questo dominio ad un certo punto deflagara?
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