Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

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GiorgioXT
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Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da GiorgioXT » 16 giu 2011, 13:07

Ormai è possibile fare un primo bilancio della politica federale degli ultimi anni riguardo alle giovanili ed alla formazione dei giocatori.
C'è poco da fare : gli obbiettivi NON sono stati raggiunti; mi apre il minimo fare un pò di analisi e avanzare se possibile delle proposte.

Strategia attuale della FIR : separazione a 16 anni dei percorsi fra i giocatori "destinati" all'alto livello dal resto, sviluppo del giocatore attraverso il sistema delle accademie federali , eliminazione del confronto a livello di pari età , immissione dell'accademia di Tirrenia nel campioanto di A1

- Sistema accademie : a fronte di un investimento molto consistente , che io calcolo (spero di essere smentito) superiore ai 3 milioni di euro/anno , i risultati sono negativi, e siamo al 4 anno di Tirrenia e al 2° delle altre... solo che se la U20 conferma i risultati negativi degli anni passati, per U18 e U17 siamo peggiorati.

Ridicolo accusare le società di "non fare giocare i giovani" , non solo ciò è materialmente impossibile per quelli a Tirrenia - una squadra di rugby vive dell'allenamento congiunto, uno che arriva venerdi pomeriggio non fa nemmeno a tempo ad imparare le chiamate ... D'altra parte il presunto "alto livello" , ovvero quel PLUS che dovrebbe dare Tirrenia e le altre rispetto al lavoro svolto nelle società ...mi pare presunto, troppo presunto...

In compenso il sistema autoreferenziale ha ridotto la competizione fra i giocatori e praticamente limitato il bacino di chiamata agli accademici, riducendolo di almeno 4-5 volte ; in più la prossima stagione ci saranno globalmente meno ragazzi a giocare con la riduzione dei campionati, quindi il parco giocatori complessivo 2011-2012 sarà minore.

Cosa fare? - guardiamo all'estero , tutte le nazioni della JRWC (a parte Fiji che non conosco) utilizzano una politica di selezione e sviluppo opposta rispetto alla nostra - in nessuna delle 6 + 4 nazioni a parte l'italia manca un campionato (come tale o come tornei fra college..) o partecipa a campionati seniores una squadra giovanile. I Fuoriclasse possono certamente giocare dovunque nelle massime serie ... ma perchè sono tali, non perchè qualcuno lo stabilisce... quando ho raccontato ad amici SANZAR che i nostri 18-19 enni non avranno un occasione per confrontarsi fra loro questi hanno strabuzzato gli occhi - per loro è incocepibile.

e' ora di cambiare RADICALMENTE direzione.

- Campionati giovanili il più possibile competitivi : Under 20 nazionale a girone elite e gironi sottostanti meritocratici , si vuole risparmiare? lo si abbini al campionato d'eccellenza (tra l'altro in ottica di sviluppo, non ha alcun senso che una squadra di eccellenza non abbia una giovanile )
- Under 18 anche questa a girone nazionale meritocratico ed a scendere gironi territoriali meritocratici con barrage obbligatori per tutti.
- Accademie riviste , non più come "uniche depositarie" dell'alto livello , ma come punti dove far passare più giovani possibile , quindi con soggiorni limitati nel tempo
(facendo magari eccezione per i ragazzi provenienti dalle situazioni più disagiate e periferiche, quelle dove effettivamente l'accademia permette un miglioramento)
- Cancellazione del concetto stesso di "liste nazionali" relative a giocatori, sostituito da occasione di confronto sul campo costanti per tutti . Se abbiamo dei campionati combattuti si avranno delle indicazioni realistiche delle qualità , e si potranno avere delle rose di 120/150 ragazzi per classe d'età su cui selezionare attraverso confronti sul campo (e non da test di palestra...)
- Si potrebbe anche pensare ad un compattamento dei campionati (evitando le pause attuali) per liberare spazi per un confronto maggiore, una possibilità potrebbe essere quella di fare un torneo a 4 squadre u.20 confrontando la selezione fatta dall'allenatore della naz.U20 con quelle fatte dagli allenatori classificati 1-2-3° nel campionato... abbiamo necessità di confronto su tutti gli aspetti.

Dimenticavo ... se c'è competizione la qualità viene fuori, e se c'è qualità si arriva anche a giocare in eccellenza od altro... ma non porta a nulla imporlo per norma.

JosephK.
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da JosephK. » 16 giu 2011, 14:02

Prima di tutto grazie a Giorgio per l'analisi.

Domanda: ma dall'anno prossimo sotto il campionato nazionale under 23 cosa ci sarà? Un campionato under 18? Il campionato under 23 avrà anche fuori quota come l'attuale campionato Primavera di calcio?

Secondo me sarebbe interessante ipotizzare un campionato under anche a livello di celtiche con partite da disputarsi ovviamente negli stessi giorni delle squadre senior. In Italia potremmo avere un accademia nazionale a Tirrenia + 2 squadre di Celtic giovanili.
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da yeti » 16 giu 2011, 15:23

A questi ragazzi mancano automatismi e requisiti "mentali" che si ottengono solo giocando con continuità. Io non capisco, a questo punto, perché non si creano quattro squadre, una per ciascuna accademia, e le si fanno giocare nel torneo di massima serie italiana e nella Coppa Italia. E se si qualificano, pure nell coppe europee.

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da GiorgioXT » 16 giu 2011, 15:34

JosephK. ha scritto:Prima di tutto grazie a Giorgio per l'analisi.

Domanda: ma dall'anno prossimo sotto il campionato nazionale under 23 cosa ci sarà? Un campionato under 18? Il campionato under 23 avrà anche fuori quota come l'attuale campionato Primavera di calcio?
Dalla prossima stagione le annate 95-94 giocherano il campionato under 20 , con l'aggiunta di 8 del 93 - però in campionato organizzato come l'attuale su basi regionali... l'Under23 che comunque sarà non obbligatorio e regionale avrà fino a 5 fuoriquota fino all'anno 1969...

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da JosephK. » 16 giu 2011, 16:49

Perdonate l'ignoranza: ma quindi le finali nazionali sono e saranno semplicemente lo scontro tra le vincenti di inutili campionati regionali (inutili perché es. la Lazio con chi gioca il suo campionato regionale?)? Il campionato under 20 sarà quindi regionale, giocato da 19 e 20enni più max. otto 21enni? Non sono un po' tantini 8 fuoriquota? E' così anche ora?

Il campionato under 23 + fuoriquota potrebbe avere un senso per radunare e "mettere in mostra" i giocatori di seconda fascia o "emergenti" che non trovano spazio in prima squadra. Ma anche qui, mi riesce difficile capire l'utilità del tutto fatto su base regionale (a parte spendere meno possibile)...
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da GiorgioXT » 16 giu 2011, 19:46

JosephK. ha scritto:Perdonate l'ignoranza: ma quindi le finali nazionali sono e saranno semplicemente lo scontro tra le vincenti di inutili campionati regionali (inutili perché es. la Lazio con chi gioca il suo campionato regionale?)? Il campionato under 20 sarà quindi regionale, giocato da 19 e 20enni più max. otto 21enni? Non sono un po' tantini 8 fuoriquota? E' così anche ora?

Il campionato under 23 + fuoriquota potrebbe avere un senso per radunare e "mettere in mostra" i giocatori di seconda fascia o "emergenti" che non trovano spazio in prima squadra. Ma anche qui, mi riesce difficile capire l'utilità del tutto fatto su base regionale (a parte spendere meno possibile)...
No, la prossima stagione nel campionato chiamato under 20 giocheranno 8 diciannovenni (=1993) , diciottenni , diciassettenni e sedicenni.
Ma meglio fare un passo indietro e raccontare l'evoluzione dei campionati giovanili negli ultimi anni
-> Fino 2007 - campionato under 20 a 4 gironi interregionali
2007-2009 campionato under 20 articolato in : girone 1 elite nazionale (10 squadre) , girone 2 elite nord (10 squadre) , girone 3 elite centrosud (10 squadre), tutti meritocratici con promozioni e retrocessioni, più sottostanti gironi regionali - le migliori delle quali accedevano ai gironi 2 o 3 e così via.
nel 2010 viene tolta l'obbligatorietà delle squadre under 20 per le serie A e B e viene rivista l'organizzazione
- Girone 1 elite nazionale a 12 squadre (le Fiamme oro si ritireranno a metà campionato) + gironi regionali/interregionali sottostanti , con ancora un meccanismo di promozione-retrocessione
In questa stagione le squadre sono rimaste 11 in elite.

Si può affermare con sicurezza che le stagioni 2007-2008 fino al 2010 sono state le migliori per competitività e di conseguenza sono anche quelle che hanno fornito più giocatori sia alla nazionale giovanile che maggiore ,Benvenuti, Favero, Quartaroli, Pratichetti Jr. , Manici , Ravalle, Furno, Venditti, D'Apice , Chillon, Benettin, Petillo... fra alcuni dei giocatori usciti da quelle partite...

l'eliminazione dell'obbligatorietà ha permesso a molte società di risparmiare, ma -come ampiamente previsto- non ha portato a far giocare più giovani nelle rispettive prime squadre , ma semplicemente a mollare il rugby, mentre buona parte delle società che non hanno fatto le U.20 hanno usato i soldi risparmiati per la pura sopravvivenza.

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da garakh » 19 giu 2011, 22:38

Buonasera,
volevo creare un tema di discussione a parte, ma credo che questo sia il più adatto.
Questo mondiale under 20 ha evidenziato il divario che c'è fra Italia e il resto delle undici squadre (forse anche più di 11) del torneo.
Non farò dissertazioni circa gli errori fatti e le possibili soluzioni da adottare. E' stato detto molto da persone più competenti di me.
Desidero solo inviare questo link (che ho già inserito in un'altra discussione) per discutere con voi sul fatto che, forse, l'insegnamento di questo gioco (sottolineo la parola gioco) possa essere fatto in modo migliore partendo dai bambini.

http://www.amazon.co.uk/Jonnys-Hotshots ... 0755314840

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da Tallonatore80 » 20 giu 2011, 9:08

hai rotto decisamente i c******* con il tuo dvd.
Vallo a vendere in duomo con la borsa.
Hai riempito il forum con sto c4$$o di dvd.
"Il rugby e` l`assoluto ordine nell`apparente disordine."
Sandro Cepparulo

garakh
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da garakh » 20 giu 2011, 19:15

Tallonatore80,
premesso che la Dea della Creanza e quella della Bontà erano a far compere quando sei nato, lo scopo della segnalazione di quel dvd aveva il solo scopo per discutere sul fatto che l'insegnamento del rugby deve avere due premesse: voglia di insegnare e voglia di imparare.
Wilkinson lo ha dimostrato con un gruppo di bambini di 10/11 anni, ma sarebbe applicabile a tutte le età, dove si vedono insegnate e applicate le basi di questo sport. Quell'ABC che non vedo applicato da molti professionisti italiani della palla ovale.

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 » 21 giu 2011, 9:42

Garek,
anche perchè chi si spaccia per professionista in Italia non sta nè con i bambini di 10 anni, nè con quelli di 12 e neppure, meno che meno, con quelli di 8.
Come allenatore diffido sempre delle schede, delle tabelle e di come fa Mammasantissima; preferisco aggiornarmi sul campo, e lo faccio in Francia e Galles. Guarda che quei DVD, che io considero molto buoni, da noi non sono utilizzabili (ma qui andremmo off topic)
Buon rugby

Flanker999
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da Flanker999 » 21 giu 2011, 10:48

Ci sono degli spunti molto interessanti in questa discussione .
Quello che mi pare veramente fondamentale è : in italia i giovani giocano troppo poco.
e non nel senso che è più raro vedere dei 18enni in eccellenza o serie A rispetto alle altre nazioni, quella è una conseguenza del fatto che giocano poco.
Ci si dimentica spesso che il rugby è uno sport di squadra di contatto e complesso dove l'istruzione tecnica è fondamentale, come fondamentale è il fatto di poter verificare sul campo spesso il lavoro fatto.
E' evidente che la politica attuale delle Accademie in particolare e quella federale sulle giovanili in generale non assolve a questi concetti - non solo a Tirrenia di istruzione tecnica se ne ha pochissima (2 allenamenti/stagione di gioco al piede per MM,MA e estremo? questo l'anno scorso e ne sono certo...) ma c'è da chedersi se chi insegna abbia i fondamentali per poterlo fare .

L'altro problema centrato è quello della competizione : c'è poco da fare, ogni volta che si riduce la competizione (fra squadre, fra giocatori) il livello si abbassa... è inevitabile ad ogni livello, se sono cose che verifichiamo ogni stagione nelle nostre serie C, dove basta l'arrivo di "uno nuovo" volonteroso in più per il ruolo per dare una mossa agli altri, non è che salendo di livello la cosa cessi ... anzi !
Io non riesco veramente a comprendere perchè la FIR abbia voluto innescare una spirale negativa pericolosissima nel rugby giovanile ... meno squadre=meno giocatori meno giocatori=meno qualità ... queste sono le basi !
Se le società non volevano o potevano spendere la federazione poteva obbligarle e doveva sostenerle, Le accademie stesse avrebbero un enorme giovamento dal fatto di poter selezionare su più giocatori, oltre che da aprirsi tramite il confronto al resto del movimento... o forse questo impedirebbe a qualcuno di "vendersi" politicamente ?

Venendo alle partite della JWRC viste , è chiarissima una cosa : è stata sbagliata totalemente la preparazione atletico/fisica ... altro che ciccioni, questi sono in sovrallenamento da palestra e a metà partita sono pieni di acido lattico!
mi ricordano i nazionali maggiori alla RWC2007 , dove l'errata preparazione (copiata da quella Irlandese compresa la ghiacciaia polacca) ha pesato tantissimo, guarda caso proprio con un clima simile all'attuale.

garakh
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da garakh » 21 giu 2011, 20:49

Andrea12,
vivendo direttamente la realtà di questo sport, mi interesserebbe sapere cosa rende peculiari le realtà gallesi e francesi (dove tu ti aggiorni) circa l'insegnamento del rugby ai ragazzi.
So che è una richiesta generica, ma mi basta anche un sunto stile Bignami dei tempi di scuola.
Una cosa ancora. Si sa che un giocatore professionista, di qualunque sport, non necessariamente può essere capace di insegnare il proprio sport, ma sei drastico, in negativo su questo punto, per quanto riguarda i nostri giocatori di rugby. Come mai tale convinzione?

Flanker999,
sono d'accordo sulla disamina che hai fatto, riguardo alla possibilità negata ai giovani di poter competere in modo continuativo in un campionato nelle rispettive squadre. E' come se la FIR pensasse di costruire una casa iniziando dal tetto. Un progetto presuntuoso, oltre che impossibile da realizzare.

A entrambi Buon rugby

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andrea12
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da andrea12 » 22 giu 2011, 8:55

Buon giorno Garakh,
la risposta non può essere sintetizzata più di tanto. Tra l’altro questa mattina o sono io r*** o devo avere qualche problema sulla linea perché ho già perso due volta la risposta. Adesso riprovo. Non sono un Guru e neppure ho mai fatto fortuna, ho giocato pochissimo (anzi direi che per rispetto con chi ha giocato davvero dico sempre che non ho giocato; 2 stagioni tra U.15 e 17 nel 75 e 76, però ho allenato molto e ad altissimo livello sia nell’atletica che nel triathlon. Negli ultimi 10/15 anni sono tornato al rugby sia come allenatore che come preparatore fisico). Francia e Galles considerano il rugby una filosofia di vita che si esprime, anche, non solo, nel gioco. Il rugby, comunque, è per tutti e due il luogo della pedagogia applicata ludicamente. Fino all’U.17 sono abbastanza simili: si gioca 2 volte/settimana, e tutte le risoluzioni devo passare attraverso il gioco. L’errore lo deve risolvere il giocatore; l’educatore al limite gli dice che non va bene, ma è il giocatore che deve stare attento a quello che fa. Comunque la correzione passa attraverso un numero di ripetizioni che deve risolvere e ridurre il giocatore, anche insieme ai suoi compagni. Anche da questo nasce già a 10 anni il concetto di collettivo, e di attaccamento ai compagni/squadra. Le scuole funzionano bene; tutti i pomeriggi hanno qualcosa da fare di motorio/sportivo. In Galles chi fa rugby generalmente gioca anche a calcio: 2 volte nel club, 2 volte nel calcio e un paio di pomeriggi a scuola. Niente palestra fino ad almeno 16 anni. Per la palestra, in Galles, mediamente cominci a 16/17 anni e poi regolarmente 2/3 volte/settimana in youth. Per le Francia e Galles il concetto di ricerca di ipertrofia è assolutamente bandito: vogliono gente leggera ma sostanzialmente fortissima, e vale anche per i piloni. Mio figlio, trova parecchi suoi compagni 18enni che già fanno pochissime ripetizioni con 100 e più Kili (panca piana o obliqua). I francesi non sono interessati alle strutture e fino ad U.18, proprio sono bandite. I gallesi cominciano in 16, ma sono giocate che poi non usano e diventano patrimonio culturale del gruppo. Se vogliono le possono usare ma se decidono che si gioca “ a-vista” nessuno può suggerire da fuori. Comunque la domenica (generalmente si gioca il sabato fino in youth compresa) si va allo stadio, con tutta la famiglia, amici e il Club a vedere il rugby dei professionisti: e lì scatta la festa. Questo è un aspetto che per molti è secondario ma credo invece fondamentale; però diventerebbe troppo lungo spiegare.
Tutte le squadre giocano contro tutti; si comincia a settembre e si finisce i primi di giugno. I club hanno dei riferimenti, soprattutto in Galles, nelle grandi franchigie che, a loro volta, mandano spesso dei loro osservatori o giocatori a lavorare con i ragazzi, ad allenare, anche solo al terzo tempo. Da qui nascono collaborazioni molto stimolanti e se sei buono, fai fagotto dal paese e vai in città (altro che Accademie).
Speriamo per oggi: buon rugby ai ragazzi

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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da Tallonatore80 » 22 giu 2011, 9:21

I ragazzi hanno solo il demerito di essere seduti sul traguardo, quando, questo traguardo è ancora troppo, troppo lontano. Essere in accademia vuol dire ormai avere praticamente la certezza di essere chiamato in nazionale A o nella maggiore. Non hanno lo stimolo a competere per qualcosa di più. Nello sport, psicologicamente, niente è peggio che sentirsi arrivati, soprattutto a 20 anni.

Hanno, come ho gia' detto, una vita da professionista (solo rugby/scuola) e costano come un ottimo impiegato di banca (50.000 euro sono il costo di un impiegato di ottimo livello), ed in più, cosa gravissima, non hanno capacità di competere ad un livello accettabile.
Le colpe sono tante, nei preparatori, nel sistema federale, nei ragazzi che non aspirano a qualcosa di meglio.

Servirebbe una profonda riforma dei campionati giovanili, con uno sforzo organizzativo della fir, ed economico da parte dei club. Servono incentivi VERI alle squadre che producono eccellenze e talenti.

Da li possiamo partire per ridefinire un nuovo modello di rugby italiano. Benvengano gli stranieri se sono utili alla didattica ed al miglioramento della mentalità. Benvengano allenatori in grado di far progredire le skills individuali.
In accademia secondo me devono andare giocatori pronti e solo da "Raffinare" con qualche spigolo da smussare. Non giocatori gia' arrivati e cullati dalla federazione come bamboline (sovrappeso) di porcellana.
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Sandro Cepparulo

JosephK.
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Re: Nazionali Giovanili, Accademie e sviluppo

Messaggio da JosephK. » 22 giu 2011, 9:22

andrea12 ha scritto: Tutte le squadre giocano contro tutti; si comincia a settembre e si finisce i primi di giugno. I club hanno dei riferimenti, soprattutto in Galles, nelle grandi franchigie che, a loro volta, mandano spesso dei loro osservatori o giocatori a lavorare con i ragazzi, ad allenare, anche solo al terzo tempo. Da qui nascono collaborazioni molto stimolanti e se sei buono, fai fagotto dal paese e vai in città (altro che Accademie).
Speriamo per oggi: buon rugby ai ragazzi
Ecco: questo intervento di Andrea è da portare e far leggere ad ogni livello federale, ma soprattutto questi due punti sono da sottolineare. Primo: la quantità di tempo in cui i ragazzi "giocano": è vero che questo è possibile se hai un numero decente di club ad una distanza ragionevole, e il Galles è piccolo e può anche materialmente fare tutto questo con facilità. Ma è anche vero che (l'ho visto in Francia) la dimensione sportiva è considerata realmente pedagogia. Da noi a scuola è l'ora di svacco ed è tenuta da 50 enni obesi ignoranti di ogni minima base sportiva ed educativa. Senza tenere conto dell'idiozia del genitore (mi capitò al Liceo) che fa causa all'insegnante di Ed. Fisica perché suo figlio si storce una caviglia durante l'ora a scuola. Con conseguenza che per tutto l'anno la nostra ora di Ed. Fisica fu guardare (non scherzo) dei video in cui si spiegavano cose di aerobica, sull'allenamento ecc. Se dalla scuola non si inizia a capire che lo sport è formativo a livello spirituale oltre che fisico (il famoso mens sana in corpore sano) non si va da nessunissima parte. Spero che le nuove generazioni di insegnanti, quelle uscite da Scienze motorie, in questo portino un po' di freschezza e voglia di fare.
Secondariamente spero che il concetto di "club fiancheggiatore" che ad es. gli Aironi stanno portando avanti diventi un po' quello che Andrea ha descritto per il Galles: se un Pratichetti, un Perugini, un Ongaro vanno a Como ad un allenamento di ragazzi, a Mantova a Parma ad un terzo tempo e portano la loro esperienza in campo o semplicemente condividono un terzo tempo si fa vedere che la franchigia è realtà di cui veramente si fa parte e che quello è l'obiettivo da raggiungere. Secondo me anche la giusta idea degli Aironi di giocare a Monza o comunque fuori da Viadana qualche partita serve a estendere il rugby e a portarlo vicino alle realtà che della franchigia fanno parte. Perché la famiglia che la domenica va a fare festa vedendo la partita, cosa che in parte da noi succede (intendo con numeri importanti) durante il 6 nazioni, sarebbe il vero patrimonio di condivisione del valori rugbystici, di diffusione dell'amore per questo sport. Perché molto più di tanti programmi calati dall'alto per avvicinarsi ad un ovale basta uno che ti porta ad una partita, che ti fa vivere un terzo tempo, che ti fa entrare al campo, ad un allenamento...
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