Egregi signori, il caro amico GRUN mi chiama...dunque è doveroso, oltre che un piacere rispondere...Egli vuole sapere del Grandissimo Fulvio Di Carlo...Ebbene, tanto per iniziare, un nostro comune amico amava dire che conosceva nel cinema solo Robert De Niro, nel jazz John Coltrane e nel rugby Fulvio Di Carlo...Se sono riuscito a farvi sorridere pensando alle chiacchiere di tre ragazzi al gelo di una notte aquilana passata a parlare di cinema e musica oltre che di rugby posso iniziare... Fulvio ed io abbiamo iniziato a giocare insieme nella giovanile dell'Aquila Rugby, dove ci siamo conosciuti, a quindici/sedici anni io e uno di più Lui, e, solo per quei casi della vita che la fanno amare, abbiamo insieme giocato la prima partita a Roma contro la giovanile dell'Intercontinentale e insieme abbiamo lasciato il rugby, dopo venti anni, diversa carriera e vicissitudini, tante soddisfazioni gioie immense, infortuni, vittorie e sconfitte. Quel giorno eravamo di ritorno da una trasferta da San Donà, con una sconfitta dura da digerire, ma che, ora capisco, ci ha aiutato a lasciare...Cena della squadra, mi alzo da capitano per rendere omaggio ad un giocatore che tutti amavamo e consideravamo pietra miliare e per salutare tutti gli amici con cui avevamo giocato l'ultima volta...le parole di solito fluenti rapide consuete in tanti discorsi pre e post partita non escono...l'emozione di lasciare un mondo e una fase unica della vita è tanto più forte quanto consapevole...Solo la grandissima sensibilità di Fulvio, la sua spontanea educazione riescono con garbo ed ironia a darmi la giusta spinta...Ecco Fulvio era uno che spingeva, che si accollava il peso della squadra, era il giocatore del quale pochi parlavano, ma di cui nessuno poteva fare a meno. Molti ricordano la sua ruvidità, grinta e capacità di fare la differenza sul campo incutendo agli avversari un sacro terrore reverenziale...Pochi hanno potuto godere della sua finezza, del suo garbo, della sua profondissima cultura. Con Fulvio si può parlare di politica, di arte, di storia, di architettura, ma non di musica se non si vuole essere travolti...Ammetto di non essere obbiettivo, ma tra i grandi amici del Rugby, Fulvio è stato L'Amico! Come, insieme a Lui, anche Marzio Innocenti, nonostante la distanza, ma questa è un'altra storia...GRUN ha scritto:Bix, in attesa di Verosqualo, perché non ci parli un pò più dettagliatamente di Azzali, al quale avevi accennato qualche pagina fa?
roy bish
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Bix aspetto che parli di Andrea Azzali, del Parma scapigliato e geniale, mi piace pensare di essergli stato amico e vicino, quando in nazionale ci siamo incontrati...di lui non so più nulla...come sta? segue il rugby e come?GRUN ha scritto:Bix, in attesa di Verosqualo, perché non ci parli un pò più dettagliatamente di Azzali, al quale avevi accennato qualche pagina fa?
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Sono senza parole. E' dura accontentarsi di un nick quando si vorrebbero chiedere notizie, approfondimenti, precisazioni. E chi si aspettava un Fulvio Di Carlo amante dell'arte o del jazz di Coltrane?verosqualo ha scritto:Egregi signori, il caro amico GRUN mi chiama...dunque è doveroso, oltre che un piacere rispondere...Egli vuole sapere del Grandissimo Fulvio Di Carlo...Ebbene, tanto per iniziare, un nostro comune amico amava dire che conosceva nel cinema solo Robert De Niro, nel jazz John Coltrane e nel rugby Fulvio Di Carlo...Se sono riuscito a farvi sorridere pensando alle chiacchiere di tre ragazzi al gelo di una notte aquilana passata a parlare di cinema e musica oltre che di rugby posso iniziare... Fulvio ed io abbiamo iniziato a giocare insieme nella giovanile dell'Aquila Rugby, dove ci siamo conosciuti, a quindici/sedici anni io e uno di più Lui, e, solo per quei casi della vita che la fanno amare, abbiamo insieme giocato la prima partita a Roma contro la giovanile dell'Intercontinentale e insieme abbiamo lasciato il rugby, dopo venti anni, diversa carriera e vicissitudini, tante soddisfazioni gioie immense, infortuni, vittorie e sconfitte. Quel giorno eravamo di ritorno da una trasferta da San Donà, con una sconfitta dura da digerire, ma che, ora capisco, ci ha aiutato a lasciare...Cena della squadra, mi alzo da capitano per rendere omaggio ad un giocatore che tutti amavamo e consideravamo pietra miliare e per salutare tutti gli amici con cui avevamo giocato l'ultima volta...le parole di solito fluenti rapide consuete in tanti discorsi pre e post partita non escono...l'emozione di lasciare un mondo e una fase unica della vita è tanto più forte quanto consapevole...Solo la grandissima sensibilità di Fulvio, la sua spontanea educazione riescono con garbo ed ironia a darmi la giusta spinta...Ecco Fulvio era uno che spingeva, che si accollava il peso della squadra, era il giocatore del quale pochi parlavano, ma di cui nessuno poteva fare a meno. Molti ricordano la sua ruvidità, grinta e capacità di fare la differenza sul campo incutendo agli avversari un sacro terrore reverenziale...Pochi hanno potuto godere della sua finezza, del suo garbo, della sua profondissima cultura. Con Fulvio si può parlare di politica, di arte, di storia, di architettura, ma non di musica se non si vuole essere travolti...Ammetto di non essere obbiettivo, ma tra i grandi amici del Rugby, Fulvio è stato L'Amico! Come, insieme a Lui, anche Marzio Innocenti, nonostante la distanza, ma questa è un'altra storia...GRUN ha scritto:Bix, in attesa di Verosqualo, perché non ci parli un pò più dettagliatamente di Azzali, al quale avevi accennato qualche pagina fa?
Diciamo che questa è l'"aria fresca" che mi aspettavo in questo topic.
Posso prendere tempo per una risposta su Azzali? Sono contento del vostro interesse, sono un suo amico (ma voi sapevate che è un artista anche fuori dal campo? - teatro, musica) ma da qualche tempo l'ho perso un po' di vista
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No Bix, non sapevo della nuova dimensione artistica di Azzali (quella antica si estrinsecava sul prato, palla in mano). E per restare in tema, è bene ricordare che anche Rives, grande terza linea e capitano della Francia di venticinque anni fa circa, è uno scultore molto apprezzato dalla critica d'oltralpe. Tanto per tenere caldo il topic, mi aspetto che il mio amico VEROSQUALO, che posso assicurare ai lettori del forum essere anch'egli persona dai molti interessi e di fine cultura, ci parli allora di Marzio Innocenti, capitano tra l'altro della squadra che giocò il mondiale del 1987 in Nuova Zelanda, che ricordo come grande campione e che dai cenni dello squalo aquilano era ed è uomo di spessore...
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Un ricordo di Fulvio Di Carlo?
ce l'ho....ce l'ho.....come le figurine Panini.........ogni sera quando mi spoglio per andare a letto e mi guardo la caviglia sinistra e ricordo il caro Fulvio.
Sono ricordi indelebili questi come quello che mi ha lasciato sul sopracciglio sinistro il buon (si fa per dire) Galon padre, in quel di Treviso.
Avete accennato a Monacelli a Paoletti al Caronte Reggio Calabria a me vicini nel ricordo e nella sincera amicizia di quelle persone che, come citato in precedenti interventi a proposito di Verisqualo, mi ci sono scazzottato e ubriacato insieme a fine partite.
Claudio Monacelli non ERA ma è romano, grande gladiatore vive oggi praticamente e perennemente a Frascati in quanto segue la "carriera rugbystica" di sua figlia Valeria capitana della squadra femminile castellana dove milita la figlia di un altro conosciutissimo giocatore aquilano dei quei tempi: Cucchiella.
Claudio qualche anno ebbe un grave lutto in famiglia, suo figlio Claudio Junio, anch'esso giocatore del Frascati, perì in un incidente stradale. Oggi il gladiatore guida le fila della old con grande entusiasmo e dico la verità quando lo incontro cerco sempre di driblarlo perchè, immancabilmente, mi invita a rimettermi i pantaloncini per tornare sul campo come una volta.
ce l'ho....ce l'ho.....come le figurine Panini.........ogni sera quando mi spoglio per andare a letto e mi guardo la caviglia sinistra e ricordo il caro Fulvio.
Sono ricordi indelebili questi come quello che mi ha lasciato sul sopracciglio sinistro il buon (si fa per dire) Galon padre, in quel di Treviso.
Avete accennato a Monacelli a Paoletti al Caronte Reggio Calabria a me vicini nel ricordo e nella sincera amicizia di quelle persone che, come citato in precedenti interventi a proposito di Verisqualo, mi ci sono scazzottato e ubriacato insieme a fine partite.
Claudio Monacelli non ERA ma è romano, grande gladiatore vive oggi praticamente e perennemente a Frascati in quanto segue la "carriera rugbystica" di sua figlia Valeria capitana della squadra femminile castellana dove milita la figlia di un altro conosciutissimo giocatore aquilano dei quei tempi: Cucchiella.
Claudio qualche anno ebbe un grave lutto in famiglia, suo figlio Claudio Junio, anch'esso giocatore del Frascati, perì in un incidente stradale. Oggi il gladiatore guida le fila della old con grande entusiasmo e dico la verità quando lo incontro cerco sempre di driblarlo perchè, immancabilmente, mi invita a rimettermi i pantaloncini per tornare sul campo come una volta.
Amo il rugby non perché è violento, ma perché è intelligente. Françoise Sagan
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prenderei anch'io un pò di tempo per parlare di Marzio Innocenti, anche per un certo rispetto di un amico, come me lo sono preso per parlare di Fulvio, mentre veramente spero di leggere qualcosa di Andrea Azzali, che, credo, dell'Aquila abbia dei bei ricordi personali e di rugby quelle volte che è venuto con la nazionale...Noi aquilani, compagni di avventura negli scontri con l'allora forte Romania o Russia, abbiamo/ho cercato di rendergli il soggiorno piacevole...Spero se ne ricordi...a Bix, se lo vede, gli dica che anche se ho una cicatrice sulla fronte, provocata del tutto involontariamente da lui mentre io cercavo di recuperare una palla a terra e lui, più veloce, l'aveva calciata facendomi trovare in luogo del pallone il bordo tagliente della suola delle scarpette..., serbo un fantastico ricordo del suo "esprit de finesse" che da quanto leggo ha mantenuto e sviluppato...Bene...GRUN ha scritto:No Bix, non sapevo della nuova dimensione artistica di Azzali (quella antica si estrinsecava sul prato, palla in mano). E per restare in tema, è bene ricordare che anche Rives, grande terza linea e capitano della Francia di venticinque anni fa circa, è uno scultore molto apprezzato dalla critica d'oltralpe. Tanto per tenere caldo il topic, mi aspetto che il mio amico VEROSQUALO, che posso assicurare ai lettori del forum essere anch'egli persona dai molti interessi e di fine cultura, ci parli allora di Marzio Innocenti, capitano tra l'altro della squadra che giocò il mondiale del 1987 in Nuova Zelanda, che ricordo come grande campione e che dai cenni dello squalo aquilano era ed è uomo di spessore...
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GRUN ha scritto:No Bix, non sapevo della nuova dimensione artistica di Azzali (quella antica si estrinsecava sul prato, palla in mano). E per restare in tema, è bene ricordare che anche Rives, grande terza linea e capitano della Francia di venticinque anni fa circa, è uno scultore molto apprezzato dalla critica d'oltralpe. Tanto per tenere caldo il topic, mi aspetto che il mio amico VEROSQUALO, che posso assicurare ai lettori del forum essere anch'egli persona dai molti interessi e di fine cultura, ci parli allora di Marzio Innocenti, capitano tra l'altro della squadra che giocò il mondiale del 1987 in Nuova Zelanda, che ricordo come grande campione e che dai cenni dello squalo aquilano era ed è uomo di spessore...
Caro Grun,
esistono dei link di riferimento dove io possa ammirare le opere di Rives?

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Ohhps, c'è un errore. Riscrivo.
http://artgeneration.fr/jean-pierre_RIVES.html
http://artgeneration.fr/jean-pierre_RIVES.html
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Lo sapevo! Il vecchio Grun sa anche di arte! É un uomo, una scienza.
Vorrei, se possibile, (e se non è off topic) riagganciarmi a quelle critiche neanche troppo velate che nella discussione si fanno a proposito del professionismo. É così deleterio come dite? Possibile che non abbia dato qualcosa di buono al movimento e al rugby? Forse è meno facile da gestire, ma insomma, il rugby è rugby, comunque lo vivi, o no? I professionisti si innestano su un tessuto di gente del posto, che vive e tramanda le tradizioni della squadra, o no? Negli altri paesi, spesso citati ad esempio come comportamento e tradizioni, sono arrivati al professionismo ben prima di noi, eppure continuiamo a citare loro e i loro giocatori come esempio di comportamento. Dallaglio è un grande professionista, anche se ha giocato solo negli Wasps. Non credete? Ciao a tutti e grazie dell'attenzione
Vorrei, se possibile, (e se non è off topic) riagganciarmi a quelle critiche neanche troppo velate che nella discussione si fanno a proposito del professionismo. É così deleterio come dite? Possibile che non abbia dato qualcosa di buono al movimento e al rugby? Forse è meno facile da gestire, ma insomma, il rugby è rugby, comunque lo vivi, o no? I professionisti si innestano su un tessuto di gente del posto, che vive e tramanda le tradizioni della squadra, o no? Negli altri paesi, spesso citati ad esempio come comportamento e tradizioni, sono arrivati al professionismo ben prima di noi, eppure continuiamo a citare loro e i loro giocatori come esempio di comportamento. Dallaglio è un grande professionista, anche se ha giocato solo negli Wasps. Non credete? Ciao a tutti e grazie dell'attenzione
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Lo sapevo. Il tenero, ironico, perfido Sanscrito arriva a sconvolgere i miei piani. Ok, Radio America di Altman può aspettare, perché la provocazione è intrigante. In questo specifico 3D, sigillato emblematicamente dal nome e dal ricordo di Roy Bish, un'icona di un rugby lontano, reso dalla distanza e dall'esiguità di documenti disponibili mitico, leggendario, costretto a sopravvivere grazie ai ricordi ed ai racconti, in questo specifico 3D, dicevo, una combriccola di vecchi innamorati si riunisce a scadenze irregolari per trovare un rifugio dalla tempesta. Questi vecchi signori si salutano, si contano e poi iniziano a seguire uno schema tra i più ricorrenti, quasi un topos nei percorsi comunicativi ed affabulatori: quello che vede gli anziani lodare i tempi che furono, individuando in un passato più o meno remoto l'età dell'oro, da contrapporre ad un presente fatto di ferro e decadenza. E' chiaro, un pò giocano, esagerano nel criticare il rugby della modernità, del professionismo, rugby che comunque seguono, magari con un certo distacco. Un pò. Perché molte sono convinzioni forti, come forti sono dubbi e perplessità sugli sviluppi che questo sport ha palesato negli ultimi quindici anni. Questo spazio si è definito fin da subito come una forza di bilanciamento, un elemento riequilibratore, desideroso di garantire al rugby dei padri un'attenzione ed un rispetto che non sempre, anche all'interno di questo forum, si sono manifestati, nella convinzione, valida in special modo per il rugby, che la conoscenza della storia aiuti a comprendere meglio il presente. Ora, chiarito questo, possiamo interrogarci, come fa Sanscrito, sugli eventuali apporti fecondi garantiti dal professionismo e, soprattutto, possiamo individuare delle zone di continuazione e di condivisione. Cosa ha dato di buono il professionismo? Una conoscenza profonda e diffusa di tutto ciò che attiene alle metodologie di allenamento e alle conseguenti applicazioni, partendo dagli studi di fisiologia e sulle capacità condizionali, passando agli elementi di tecnica applicata alle fasi situazionali, arrivando alle innumerevoli sofisticazioni tattiche, offensive e difensive e via discorrendo. Ha eliminato molta approssimazione, ha edotto gli addetti ai lavori, allenatori, giocatori, arbitri, dirigenti. L'avvento del professionismo ha posto fine a molte ipocrisie, ha regolarizzato la posizione di tanti falsi dilettanti, ha permesso a questa disciplina di conquistare spazi mediatici prima impensabili. Altri frequentatori del forum potrebbero indicare ulteriori vantaggi. In un altro momento magari si potrà ritornare sulle tossine che invece la fine del dilettantismo, almeno al vertice, ha prodotto. Ma rimaniamo laici e cerchiamo gli elementi di continuità. E' proprio vero che, cito Sanscrito, "il rugby è il rugby, comunque lo vivi, o no?". Qui la faccenda si complica, la questione si fa spinosa, è uno snodo culturale fondamentale...