Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

da wikipedia: SANZAR is an abbrevation of the South African Rugby Union, the New Zealand Rugby Football Union and the Australian Rugby Union. The three unions own joint rights to the Super 14 and Tri Nations

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Sator Arepo
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Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Sator Arepo » 9 apr 2013, 14:48

Nel corso dell’ultimo mese, sia la Federazione Nazionale che le Provincial Unions hanno pubblicato i loro bilanci per il 2012, fornendo alcuni dati molto interessanti non solo a livello economico, ma anche in senso strutturale e organizzativo. Su cui riflettere e, volesse il Cielo, da cui prendere esempio.

La NZRU ha chiuso in attivo per la prima volta dopo tre anni, con un surplus di 3.2 milioni di dollari. Merito soprattutto, ovviamente, della prima rata della nuova sponsorizzazione AIG.
I dati più succosi sono però quelli delle province: nove su quattordici fra quelle di ITM sono in attivo; la somma delle cifre è in nero per 626.000$, non male in confronto all’anno dei mondiali in cui un simile valore era nella colonna rossa. Alcune di queste chiudono poco sopra lo zero, fra cui Wellington a +27.000$ e Hawke’s Bay a +11.000$ (ma per la baia è il quindicesimo anno consecutivo col + davanti). Altre, fra cui Waikato, Bay of Plenty, Northland e una Otago in gran ricostruzione, chiudono con guadagni a sei cifre. Manawatu fa un profitto di 56.000$, Taranaki è in deficit di circa 80.000$, unica nel territorio Hurricanes. Ovviamente nei numeri è compresa tutta l’attività dei club, di cui le squadre di ITM sono solo delle selezioni (che spesso portano più costi che ricavi). Steve Tew, presidente della Federazione, ha ribadito che l’idea di base è quella di far camminare le province con le proprie gambe, senza succhiare fondi alla NZRU.

Alle presentazioni dei bilanci, diversi presidenti di Union hanno ammesso qualche problema sul discorso “spettatori allo stadio”, lanciando qualche analisi e qualche idea per risolvere la faccenda; mentre quasi tutti i reports presentati parlano di un aumento di giocatori, allenatori volontari e arbitri, compreso fra il 5 e il 10% rispetto al 2011. Effetto Webb Ellis, probabilmente; ma su questo punto ho letto un discorso particolarmente interessante di James Te Puni, CEO di Wellington, che da il merito soprattutto alla figura professionale dei Rugby Development Officers.
Questi sono sostanzialmente dei dipendenti delle union che si occupano soprattutto dello scouting, del reclutamento e di monitorare e assistere la crescita dei giocatori dalle scuole primarie alle superiori, dalle superiori ai club e alle selezioni giovanili, dai club alla provincia con relativa accademy. Con il risultato di aumentare sia i numeri, sia le performance. Wellington ne ha ben tredici, a tempo pieno. A quanto ho capito, spesso chiedono a un club di nominarne/suggerirne uno, che poi lavora nel territorio di quel club, o comunque in una determinata area geografica. Quindi tredici sono tanti, per una provincia che comprende in pratica solo Wellington e poche piccole città-satellite, e che ha in tutto diciotto club. Devono costare una botta di schei, ma qua subentra uno dei punti salienti della situazione: le unions non se li pagano sempre da soli, perché spesso sono in parte stipendiati da contributi pubblici, nella forma di fondi per l’attività sportiva, generalmente regionali.
Cosa che sotto altre forme, si ripete in ambito scolastico. Un conoscente, insegnante di scuola pubblica, mi diceva che le superiori private ricevono diverse sovvenzioni dallo stato o dagli enti locali sull’attività fisica, proprio perché fra i loro compiti non c’è solo quello di creare la base professionale della nazione, ma anche i giocatori di rugby e di cricket (e non lo diceva assolutamente con piglio polemico).

C’è da notare, a questo proposito, che qualcosa come 14 milioni di dollari (14% del budget) è stato speso l’anno scorso dalla NZRU sotto la voce “game development”. “Sviluppo del rugby”… in Nuova Zelanda. Che ovviamente non si integra con quello delle province, bensì si somma.
Gli obiettivi compresi in questa voce sono svariati, fra cui: aumento del numero di praticanti di età compresa fra 5 e 12 anni rispetto ad un tot prefissato che sia migliore dell’anno precedente; aumento del numero di arbitri che continuino a praticare dopo i trent'anni e potenziamento delle consulenza tecnica a loro dedicata; aumento del numero di allenatori delle giovanili e intensificazione dell’assistenza tecnica da fornirgli (tramite i vari Coach Education Programmes); progetto Small Blacks di cui ho già scritto; eccetera.

All’interno di questo capitolo, ci sono anche vari progetti a loro volta finanziati in parte da Government Grants (tipo borsa di studio) e Community Trusts (tipo fondazione pubblica non-profit), fra cui: Rugby Smart, con scopo di studio su come ridurre gli infortuni, migliorare la fisioterapia, e la preparazione atletica in generale (con relative periodiche conferenze di aggiornamento per gli allenatori); il trofeo nazionale di Rippa Rugby (il Trofeo Topolino della situazione, ^n); i Regional Coach Development Managers, cioè tre super-allenatori che vanno in giro per l’arcipelago a guidare i programmi di formazione, stage e aggiornamento degli altri coach; a altri ancora che diventa troppo palloso scrivere.

Dall’avvio di questi community rugby plans, nel 2004, i praticanti sono aumentati del 16%, in un paese dove il rugby era già il primo sport.
Senza voler minimamente avviare una discussione sull’interventismo pubblico vs. Adamo Smith e la mano invisibile, è da sottolineare come gli ingranaggi del sistema, finanziamento pubblico compreso, siano in simbiosi. Se il meccanismo è così organico e integrato a livello scolastico e dilettantistico, ci si possono forse aspettare risultati meno che eccellenti in ambito pro?


Per saperne di più, le fonti sono:

http://www.stuff.co.nz/sport/rugby/prov ... er-profit/

http://files.allblacks.com/comms/2011_A ... Report.pdf

http://www.3news.co.nz/Youngsters-rip-i ... fault.aspx

http://kerikerirugby.com/2013/nzru-init ... w-zealand/

http://www.thamesvalleyswampfoxes.co.nz ... evelopment

http://www.coachingtoolbox.co.nz/non-lo ... velopment/

http://www.allblacks.com/news/21867/New ... wards-2016

http://www.odt.co.nz/news/dunedin/24954 ... ll-fragile

http://www.mooloo.co.nz/news/waikato-ru ... ng-profit/
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da madflyhalf » 9 apr 2013, 14:57

Antipodi.

:?

Se vuoi crescita devi investire, non tagliare. In qualunque settore economico o sociale tu operi.

Tutto il resto è fuffa.

In più devi avere anche la mentalità di capire l'integrazione che c'è tra ciascun settore, che se investi nella scuola produci effetti sull'intero patrimonio intellettuale della nazione. Dalle pecore, allo sport, alle IT.
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Hap » 9 apr 2013, 16:03

madflyhalf ha scritto: In più devi avere anche la mentalità di capire l'integrazione che c'è tra ciascun settore, che se investi nella scuola produci effetti sull'intero patrimonio intellettuale della nazione. Dalle pecore, allo sport, alle IT.
Questa roba qui andrebbe tatuata sulla fronte di certa gente.
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.

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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da madflyhalf » 9 apr 2013, 16:05

No sul pisello, altrimenti non se lo terrebbero bene a mente.
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Hap » 9 apr 2013, 16:07

Anyway:

[youtube]http://www.youtube.com/v/Hfem-DWDBtw[/youtube]

Poi ci si chiede come mai le cose funzionino così bene laggiù...
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.

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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Hap » 9 apr 2013, 16:08

madflyhalf ha scritto:No sul pisello, altrimenti non se lo terrebbero bene a mente.
Il problema è che ci sono anche alcune donne, da tatuare :-]
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.

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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Sator Arepo » 10 apr 2013, 6:40

madflyhalf ha scritto:Antipodi.
Antibodi!

[youtube]http://youtube.com/v/wqMXiUBJKMs[/youtube]


Comunque sì la morale è quella, antipodi geografici ma non solo.
Boh, forse da noi non è neanche un sistema importabile, magari serve un approccio olistico* al mondo, uno sguardo onnicomprensivo sulla società che a certe latitudini non può esistere, neanche se ci fosse la disponibilità ad investire.

Ammettendo di poter estrapolare il caso specifico dello sviluppo del rugby, è anche vero che la FIR potrebbe cominciare da sola, se dedicasse più cash alla base e meno all'alto livello... tipo creare una figura simile a quella dei RDO di cui sopra, che vada (ipotesi) a rompere i maroni nelle scuole perchè inseriscano il rugby nei programmi di educazione fisica, insegnando le regole ai professori, insegnandogli ad insegnarle, o tenendo uno stage di due ore, mettendo in contatto i ragazzi interessati con i club, si può fare anche senza grandi sovvenzioni.
Ovvio che poi rischi di trovarti a stipendiare dei personaggi nullafacenti, o magari con buona volontà ma che si scontrano con realtà scolastiche ostile e/o incapaci, e con la cultura sportiva di base pari a zero. Poi se anche in Italia la federazione li chiedesse ai club, si salvi chi può, diventa una guerra. Immaginate che succeda a Parma. :rotfl:


*ma chi è che ha tolto da youtube il fondamentale video del Prof. Fontecedro?!? :evil: :evil: :evil:
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da UCCIO » 10 apr 2013, 12:08

Sator Arepo ha scritto:
Immaginate che succeda a Parma.
Parla piano che altrimenti la discussione "quale rugby a Parma versione 1000" ci appesta pure qui :wink: !!!

Comunque è sbalorditivo il lavoro che fanno in NZ ed è facile poi collegarlo ai risultati dei tuttineri.
Sator Arepo ha scritto:...con buona volontà ma che si scontrano con realtà scolastiche ostile e/o incapaci, e con la cultura sportiva di base pari a zero.
Il problema da noi è proprio questo, lo dico per esperienza (ho fatto per due anni degli interventi nelle scuole del mio territorio per avvicinare i bambini al rugby), perchè è f######mente avvilente chiedere ai bambini quanti di essi pratichino uno sport (a caso) e da una classe di 20-25 si alzino 5-7 mani quando si è fortunati, oppure trovare intere classi dove i genitori non permettano ai figli di provare il rugby perchè è pericoloso e violento salvo poi avere figli che in terza elementare pesano 600 chili e conoscono a memoria tutti i film di arti marziali compreso "5 dita di violenza". E' la mentalità che va cambiata o forse non c'è proprio una mentalità a volte. :|

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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da madflyhalf » 10 apr 2013, 12:23

Lavoro che da noi fanno le società da sole e che inevitabilmente diventa scouting per determinati colori.

Ben venga, gli anni migliori delle giovanili della mia società sono venuti fuori grazie ad un lavoro a tappeto sulle scuole effettuato prima di tutto dall'allora capo allenatore della prima squadra: uno che oltre ad avere conoscenza tecnica e brillantezza nelle capacità motivazionali, ha anche una pazienza eterna, un lavoro che gli permette di fare ciò e, non da meno, due maroni grossi così!

Vai a chiedere spazi o un po' di visibilità al Comune, risposta: "mi mo ma", te lo devi fare da te. In FIR è tutto devoluto alle società.

Per quanto faccia bene alla base, tutto ciò non ha senso logico!
In un mondo che va nel verso giusto, dovrebbe essere la FIR a promuovere la disciplina, e le società a mettersi in mostra possibilmente al di fuori delle scuole, fungendo da calamita per i ragazzi che sceglierebbero più liberamente.


In ogni caso sarei spaventato prima di tutto dai "tecnici" che potrebbe mandare la FIR.
Quindi per ora preferisco quelli delle società!


Stavo per scrivere una cosa, però sarebbe lunga, ma nel frattempo mi ha aggiornato ed è comparso il messaggio di UCCIO, che è un assist.
UCCIO ha scritto: Il problema da noi è proprio questo, lo dico per esperienza (ho fatto per due anni degli interventi nelle scuole del mio territorio per avvicinare i bambini al rugby), perchè è f######mente avvilente chiedere ai bambini quanti di essi pratichino uno sport (a caso) e da una classe di 20-25 si alzino 5-7 mani quando si è fortunati, oppure trovare intere classi dove i genitori non permettano ai figli di provare il rugby perchè è pericoloso e violento salvo poi avere figli che in terza elementare pesano 600 chili e conoscono a memoria tutti i film di arti marziali compreso "5 dita di violenza". E' la mentalità che va cambiata o forse non c'è proprio una mentalità a volte. :|
Quando ti senti dire dai Comuni che hanno altri problemi, in certi casi ti viene da prendere il primo oggetto sulla scrivania dell'assessore che hai di fronte e lanciarglielo dritto in faccia alla velocità della luce.

(a parti invertite, of course)

Perché con un minimo di lungimiranza (sì, parlo di lungimiranza in Italia, sono proprio alla canna del gas :| ), un bambino che fa sport è, potenzialmente:
- un bambino in meno in un centro sociale
- un bambino in meno che fuma
- un bambino in meno per strada a sgraffitare
- un bambino in meno per strada a fare di peggio con suoi coetanei
- un bambino in meno che si inciccionisce davanti alla play (con tutte le conseguenze salutari del caso)
- un bambino che crea coesione, socialità, perlomeno con i suoi coetanei (di sti tempi non si può ignorare ciò che unisce, invece che ciò che divide)

Sì sono drastico, sono forse cinico, però sono possibilità di futuro abbastanza concrete per un bambino/ragazzino dei giorni nostri.

Possibile che il Comune non abbia interesse a favorire, spingere di più l'educazione (e la pratica) sportiva nell scuole di oggi?

Dico Comune non perché voglio delegare tutto a loro, come fa vigliaccamente lo Stato da tanti anni a questa parte, creando il 70% dei problemi che hanno oggi, ma perché ho fiducia che nei Comuni sia più facile intavolare una discussione del genere, sia più probabile trovare gente intelligente e responsabile verso i cittadini, di qualunque colore il sia il comune.
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da UCCIO » 10 apr 2013, 13:10

madflyhalf ha scritto:Lavoro che da noi fanno le società da sole e che inevitabilmente diventa scouting per determinati colori.
Eh si, secondo me l'errore qui sta nel non avere una struttura (e mentalità, che è la mia parola del giorno) come quella neozelandese (ma non solo) dove tutto il lavoro è finalizzato ad avere giocatori evoluti e formati in primis per poi pensare anche a vincere col proprio orticello. Da noi invece il sistema non è piramidale ma orizzontale così ti trovi i club di serie A, B e C ed eccellenza che si fanno la guerra per comprare i giocatori (specialmente per il passaggio, senza senso, dalle categorie superiori a quelle inferiori).
madflyhalf ha scritto:
Perché con un minimo di lungimiranza (sì, parlo di lungimiranza in Italia, sono proprio alla canna del gas :| ), un bambino che fa sport è, potenzialmente:
- un bambino in meno in un centro sociale
- un bambino in meno che fuma
- un bambino in meno per strada a sgraffitare
- un bambino in meno per strada a fare di peggio con suoi coetanei
- un bambino in meno che si inciccionisce davanti alla play (con tutte le conseguenze salutari del caso)
- un bambino che crea coesione, socialità, perlomeno con i suoi coetanei (di sti tempi non si può ignorare ciò che unisce, invece che ciò che divide)

Sì sono drastico, sono forse cinico, però sono possibilità di futuro abbastanza concrete per un bambino/ragazzino dei giorni nostri.

Possibile che il Comune non abbia interesse a favorire, spingere di più l'educazione (e la pratica) sportiva nell scuole di oggi?

Dico Comune non perché voglio delegare tutto a loro, come fa vigliaccamente lo Stato da tanti anni a questa parte, creando il 70% dei problemi che hanno oggi, ma perché ho fiducia che nei Comuni sia più facile intavolare una discussione del genere, sia più probabile trovare gente intelligente e responsabile verso i cittadini, di qualunque colore il sia il comune.
Qui centri pienamente il problema, la mancanza di lungimiranza e programmazione! Se uno ci pensa trova il nodo di ogni problema lì, esempi sparsi:
-cosa mi interessa favorire l'attività sportiva anche, e soprattutto, per prevenire le malattie, meglio spendere i soldi in altro, tanto quei problemi si presenteranno tra qualche anno;
-cosa mi interessa formare giocatori quando ne compro un po' dall'eccellenza e un po' dalla serie A e salgo diretto in B?
-cosa mi interessa investire nella base se poi posso naturalizzare qua e là?
Poi ci sarebbe di estendere il tutto alla società in generale, ma per quello ci sono i filosofi!

Voglio anche spezzare una lancia a favore di chi si sbatte, e tanto, per i propri figli. Vedo sempre molti genitori al campo della mia società che si impegnano, danno una mano e partecipano volentieri alla vita del club. Forse una speranza c'è ancora...

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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da madflyhalf » 10 apr 2013, 13:28

UCCIO ha scritto: Voglio anche spezzare una lancia a favore di chi si sbatte, e tanto, per i propri figli. Vedo sempre molti genitori al campo della mia società che si impegnano, danno una mano e partecipano volentieri alla vita del club. Forse una speranza c'è ancora...
Che è in definitiva, quanto di più di successo c'è nel reclutamento di base in Italia. E' chi fa tutto a proprie spese che tiene in piedi la baracca delle giovanili e minirugby!
Perché il successo è essere una U.14 di una società di C regionale che ha 20 ragazzini tirati su dalle scuole limitrofe e non una U.20 elite di una squadra di Eccellenza, che pesca a destra e a manca anche fuori provincia!
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Ale_86 » 10 apr 2013, 18:16

Sator Arepo ha scritto: Ammettendo di poter estrapolare il caso specifico dello sviluppo del rugby, è anche vero che la FIR potrebbe cominciare da sola, se dedicasse più cash alla base e meno all'alto livello... tipo creare una figura simile a quella dei RDO di cui sopra, che vada (ipotesi) a rompere i maroni nelle scuole perchè inseriscano il rugby nei programmi di educazione fisica, insegnando le regole ai professori, insegnandogli ad insegnarle, o tenendo uno stage di due ore, mettendo in contatto i ragazzi interessati con i club, si può fare anche senza grandi sovvenzioni.
Che poi, saró di parte, mi piaceranno i maglioni colorati, ma era quanto sosteneva Munari durante la campagna pro-Zatta.
UCCIO ha scritto: -cosa mi interessa favorire l'attività sportiva anche, e soprattutto, per prevenire le malattie, meglio spendere i soldi in altro, tanto quei problemi si presenteranno tra qualche anno;
-cosa mi interessa formare giocatori quando ne compro un po' dall'eccellenza e un po' dalla serie A e salgo diretto in B?
-cosa mi interessa investire nella base se poi posso naturalizzare qua e là?
Aggiungo:
- cosa mi interessa formare giocatori quando a partire dall'U14 la societá limitrofa in serie A mi chiama i piú talentuosi a casa per farli giocar da loro senza collaborare con me

Ultima considerazione.
madflyhalf ha scritto:
Se vuoi crescita devi investire, non tagliare. In qualunque settore economico o sociale tu operi.

Tutto il resto è fuffa.

In più devi avere anche la mentalità di capire l'integrazione che c'è tra ciascun settore, che se investi nella scuola produci effetti sull'intero patrimonio intellettuale della nazione. Dalle pecore, allo sport, alle IT.
Si piú o meno. Nel senso che c'é investimento e investimento. Lanciare una vagonata di soldi in un fiume e chiamarlo investimento nelle reti idriche ha lo stesso effetto di un corso di informatica su un utente apple medio.

L'importante é far le cose con criterio, e fatte bene. Allora anche con risorse limitate riesci a creare un prodotto d'eccellenza. La Nuova Zelanda non solo investe nel rugby, ci investe bene. Quella é la differenza.
A noi piú che giocatori ed allenatori servirebbero innanzitutto bravi dirigenti. Serve, come dice UCCIO, una struttura piramidale finalizzata al prodotto finale, invece che un ibrido che non é né carne né pesce, e che spreca la maggior parte delle proprie potenzialitá in conflitti interni tra societá e amministrazioni.
Potete aumentarmi le tasse su tutto, ma non sulla mia birra!
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Ale_86 » 10 apr 2013, 18:27

Aggiungo pure, rispetto ai comuni e al reclutamento/formazione di base.

Il comune dove sta la mia vecchia societá é sveglio abbastanza (o forse i dirigenti sono rompiballe abbastanza) da sponsorizzare attivamente il minirugby tramite societá partecipata. Questo dá le risorse per battere le scuole a tappeto e fare piú reclutamento possibile. C'é la fortuna di avere un allenatore del minirugby bravissimo nel creare gruppo e che si impegna un sacco nel reclutamento.
Nonostante ció, i numeri sono contati, specialmente quando piove. Parte é la cultura del bimbo-playstation (se gioca al computer non si sporca e non devo fare lavatrici).

Detto questo, é palese che la piccola societá non é in grado di fornire la formazione tecnica che il ragazzino in questione riceverebbe al Benetton o al Petrarca, perché la capacitá dell'allenatore in questo senso é limitata.

Ora, in questo caso, quanto utile sarebbe una coordinazione con un club con le risorse tali da essere grandi centri di formazione, col gli allenatori di piccolo e grande club che concordano insieme gli allenamenti? Cioé una struttura piramidale. E non una di sopravvivenza, in cui il piccolo club é obbligato a reclutare per sopravvivere, ma non ha poi le risorse per fare una formazione decente, e (a questo punto giustamente) si vede sfuggire i ragazzini piú talentuosi e ambiziosi appena son grandi abbastanza da guidare un motorino. Incentivi per la qualitá del prodotto finale 0.
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da Sator Arepo » 11 apr 2013, 7:28

Purtroppo è in parte logico che in Italia i club si facciano concorrenza in qualche misura, è anche il sistema che è strutturato così.
In NZ, con l'organizzazione per province, il problema è del tutto bypassato... non ha senso che un club di eccellenza rubi un ragazzino a un club di serie C, perchè tutti i club sono di eccellenza, e tutti sono di serie C.
E poi, con il fatto che la formazione, almeno negli anni cruciali 14-18, la fanno le scuole, il problema non si pone proprio.
Naturalmente, con la struttura che giustamente chiamate piramidale, tutti i club (e le scuole) hanno sostanzialmente le stesse competenze tecniche (gliele impartisce il vertice, dove sta il reparto Ricerca&Sviluppo) e sono egualmente capaci di accompagnare un ragazzino al senior. Nonchè di avviare le sue skill nella giusta direzione, visto che il minirugby lo fanno loro e mi pare che per il futuro di un giocatore abbia un'importanza inimmaginabile.

Poi forse, con l'innato senso competitivo che contraddistingue i popoli italici, anche copiando il sistema di pari passo tutti tirerebbero lo stesso a fregarsi a vicenda. :roll:
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Re: Bilanci delle Unions in NZ, Ovvero Why Kiwis Can Fly

Messaggio da madflyhalf » 11 lug 2013, 10:14

Antipodi.

Come riportato da Sator Arepo, in NZ si spende circa il 14% del budget annuale nel rugby di base. In Nuova Zelanda, dove è sport nazionale ed è la prima palla che ti mettono in mano appena nasci (esattamente come in Italia il calcio o a Bologna il basket).

http://www.onrugby.it/2013/07/11/tutti- ... 2010-2013/

Un naso analitico dal CUS Padova, nei bilanci (consuntivi) FIR 2010, 2011, e quelli previsionali del 2012 e 2013.


Noi, Italia, dove il rugby è il 6-7° sport a livello nazionale, 4-5° sport praticato, investiamo il 12% delle risorse disponibili.
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