Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Moderatore: Emy77
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
ma lo hai mai visto giocare?! squadra di terzo piano? ma scherzi? miglior giocatore vodacom del 2006, capitano di stormers e WP.. però secondo te andrebbe bene per una squadra italiana... a me andrebbe si bene a rovigo ma non credo che lui la pensi uguale
almeno ha il coraggio di dire come stanno ancora le cose in sudafrica
almeno ha il coraggio di dire come stanno ancora le cose in sudafrica
Se hai tempo per fare due cose male, fanne bene una e incrocia le dita
Visto che non voglio scrivere "secondo me" o "in mio parere" in ogni messaggio, ritenete pure ogni opinione espressa puramente personale senza alcuna pretesa di verità assoluta
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Io l'ho visto giocare.rivel1 ha scritto:ma lo hai mai visto giocare?! squadra di terzo piano? ma scherzi? miglior giocatore vodacom del 2006, capitano di stormers e WP.. però secondo te andrebbe bene per una squadra italiana... a me andrebbe si bene a rovigo ma non credo che lui la pensi uguale
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Buono per la CC, discreto nel S14, non adeguato per il livello di test match.
Il fisico sicuramente l'ha penalizzato, la situazione ambientale probabilmente pure, ma in maglia Springbok io ricordo più gli errori e i placcaggi sbagliati che le cose buone.
- diddi
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Va anche detto che, se la situazione in squadra era effettivamente quella denunciata da Watson, non era certo tale da favorirne il rendimento in campo!
Non conoscendo direttamente la verità, sono possibili due letture: o Watson è un giocatore relativamente scarso che cerca di mantenere il posto in Nazionale attraverso polemiche politiche; oppure ha detto la verità e l'ambiente per lui è pesante.
Volendo attenerci ai fatti:
1) Watson è sicuramente un giocatore di livello. Nel suo club emerge, non è "uno dei tanti", e chi emerge a livello di club fa naturalmente parte dei candidati alla Nazionale.
2) La storia personale di Watson è integrata in quella di una famiglia bianca attiva contro l'apartheid. Questo è innegabile. E' così. Magari mente dicendo che lo emarginano, ma a suo padre è successo davvero.
3) Le tensioni razziali non si cancellano nel giro di una generazione. Ricordo benissimo un documentario degli anni '80, in cui una GIOVANE boera sosteneva convinta che i matrimoni misti erano sgraditi a Dio (anche se non sapeva spiegarsi il perché, anzi si meravigliava che qualcuno ponesse una domanda così "ovvia" ). Come pretendere che la politica possa cancellare con un semplice colpo di spugna una mentalità figlia di secoli di segregazione? E poi in una delle roccaforti della cultura 'bianca', il rugby!
Insomma, la versione di Watson forse è forzata, magari pure tendenziosa, o anche 'paracula' (scusate se non ricordo la pagina dell'Oxford Dictionnary ). Ma non è inverosimile.
Non conoscendo direttamente la verità, sono possibili due letture: o Watson è un giocatore relativamente scarso che cerca di mantenere il posto in Nazionale attraverso polemiche politiche; oppure ha detto la verità e l'ambiente per lui è pesante.
Volendo attenerci ai fatti:
1) Watson è sicuramente un giocatore di livello. Nel suo club emerge, non è "uno dei tanti", e chi emerge a livello di club fa naturalmente parte dei candidati alla Nazionale.
2) La storia personale di Watson è integrata in quella di una famiglia bianca attiva contro l'apartheid. Questo è innegabile. E' così. Magari mente dicendo che lo emarginano, ma a suo padre è successo davvero.
3) Le tensioni razziali non si cancellano nel giro di una generazione. Ricordo benissimo un documentario degli anni '80, in cui una GIOVANE boera sosteneva convinta che i matrimoni misti erano sgraditi a Dio (anche se non sapeva spiegarsi il perché, anzi si meravigliava che qualcuno ponesse una domanda così "ovvia" ). Come pretendere che la politica possa cancellare con un semplice colpo di spugna una mentalità figlia di secoli di segregazione? E poi in una delle roccaforti della cultura 'bianca', il rugby!
Insomma, la versione di Watson forse è forzata, magari pure tendenziosa, o anche 'paracula' (scusate se non ricordo la pagina dell'Oxford Dictionnary ). Ma non è inverosimile.
Peterino
Chi sa fa, chi non sa insegna a fare
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Per farsi un'idea del problema consiglio la lettura dell'autobiografia: "In Black and White- the Jake White story"
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Dal Gazzettino 13/07/2009
"Watson e l’eredità dell’apartheid: il figlio di papà lascia il Sudafrica
E venne il giorno in cui persino Luke Watson decise di fare le valigie dal Sudafrica con destinazione Europa. Sì, proprio il figlio di papà Cheeky benemerito difensore della causa ovale dei non-bianchi, quel Luke Watson così discusso da non capire che, manovrato come un bamboccio nella politica d’odio del padre verso “i vecchi bianchi”, ha finito per pagare un prezzo salato e paradossale.
A fine giugno infatti Watson, terza linea di Western Province, ha annunciato che al termine della corrente Currie Cup si trasferirà per due stagioni al club inglese del Bath. Una scelta definita “un’ importante esperienza agonistica all’estero per poi tornare ancora più forte di prima nel mio paese”, parole che non hanno convinto nessuno e dietro le quali c’è l’abbandono della protezione politica proprio di papà Cheeky.
L’inizio del tormentone-Watson è datato dalla primavera del 2007 quando niente meno che il presidente federale, Oregan Hoskins, incluse d’ufficio Luke Watson nella lista dei convocati pre-Mondiale dei Boks dopo che un tentativo della famiglia del giocatore di arrangiare un accordo con l’allora coach Jake White era fallito nonostante l’entrata in scena di un avvocato di Johannesburg. Da gennaio 2008 con l’arrivo di Peter de Villiers la presenza di Watson si è fatta regolare nell’elenco dei 22 Springboks sebbene incredulità e malcontento abbiano serpeggiato rabbiosi nello spogliatoio verdeoro verso un giocatore non convocato per merito quanto per la “politica di trasformazione del nuovo Sud Africa”.
Ma alla fine è stato proprio lo stesso atleta a precipitare all’inferno quando invece credeva di avere le chiavi del Paradiso in mano. Prima della tournée in Europa dello scorso autunno Luke affermò che “faceva davvero difficoltà a non vomitare sulla maglia con lo Stemma della Gazzella in quanto simbolo di un’era razzista e vergognosa del suo paese”. Watson pensò anche di spingersi ben oltre definendo tutti gli Afrikaner sudafricani col termine di “olandesi”, volendo con ciò sottintendere la lontananza razziale ed ideologica da tutte le altre nazionalità presenti nella Repubblica, comunità anglofona inclusa. Ne seguì un patto silenzioso e ferreo stretto tra tutti i nazionali in procinto di arrivare in Europa per la tournée e per bocca dei senatori giunse l’ultimatum al management: la casacca Bok la indossiamo o noi o lui.
Davvero troppo risultarono le esternazioni di Luke Watson, che si è sempre rifiutato di scusarsi, e nemmeno più la dirigenza della Saru ebbe l’ardire di difenderlo ad oltranza. E adesso che papà Cheeky fa il presidente della Eastern Province Rfu deve pensare a come includere i Southern Kings nel prossimo Super15. E non ha più tempo e forza politica per esporsi a difendere suo figlio Luke, che se ne va in Europa perché si è fatto solo terra bruciata attorno a lui e perché non serve più come burattino alle lotte d’odio di papà."
"Watson e l’eredità dell’apartheid: il figlio di papà lascia il Sudafrica
E venne il giorno in cui persino Luke Watson decise di fare le valigie dal Sudafrica con destinazione Europa. Sì, proprio il figlio di papà Cheeky benemerito difensore della causa ovale dei non-bianchi, quel Luke Watson così discusso da non capire che, manovrato come un bamboccio nella politica d’odio del padre verso “i vecchi bianchi”, ha finito per pagare un prezzo salato e paradossale.
A fine giugno infatti Watson, terza linea di Western Province, ha annunciato che al termine della corrente Currie Cup si trasferirà per due stagioni al club inglese del Bath. Una scelta definita “un’ importante esperienza agonistica all’estero per poi tornare ancora più forte di prima nel mio paese”, parole che non hanno convinto nessuno e dietro le quali c’è l’abbandono della protezione politica proprio di papà Cheeky.
L’inizio del tormentone-Watson è datato dalla primavera del 2007 quando niente meno che il presidente federale, Oregan Hoskins, incluse d’ufficio Luke Watson nella lista dei convocati pre-Mondiale dei Boks dopo che un tentativo della famiglia del giocatore di arrangiare un accordo con l’allora coach Jake White era fallito nonostante l’entrata in scena di un avvocato di Johannesburg. Da gennaio 2008 con l’arrivo di Peter de Villiers la presenza di Watson si è fatta regolare nell’elenco dei 22 Springboks sebbene incredulità e malcontento abbiano serpeggiato rabbiosi nello spogliatoio verdeoro verso un giocatore non convocato per merito quanto per la “politica di trasformazione del nuovo Sud Africa”.
Ma alla fine è stato proprio lo stesso atleta a precipitare all’inferno quando invece credeva di avere le chiavi del Paradiso in mano. Prima della tournée in Europa dello scorso autunno Luke affermò che “faceva davvero difficoltà a non vomitare sulla maglia con lo Stemma della Gazzella in quanto simbolo di un’era razzista e vergognosa del suo paese”. Watson pensò anche di spingersi ben oltre definendo tutti gli Afrikaner sudafricani col termine di “olandesi”, volendo con ciò sottintendere la lontananza razziale ed ideologica da tutte le altre nazionalità presenti nella Repubblica, comunità anglofona inclusa. Ne seguì un patto silenzioso e ferreo stretto tra tutti i nazionali in procinto di arrivare in Europa per la tournée e per bocca dei senatori giunse l’ultimatum al management: la casacca Bok la indossiamo o noi o lui.
Davvero troppo risultarono le esternazioni di Luke Watson, che si è sempre rifiutato di scusarsi, e nemmeno più la dirigenza della Saru ebbe l’ardire di difenderlo ad oltranza. E adesso che papà Cheeky fa il presidente della Eastern Province Rfu deve pensare a come includere i Southern Kings nel prossimo Super15. E non ha più tempo e forza politica per esporsi a difendere suo figlio Luke, che se ne va in Europa perché si è fatto solo terra bruciata attorno a lui e perché non serve più come burattino alle lotte d’odio di papà."
Non so se i miei giocatori bevono whisky. So che bevendo frappé non si vincono molte partite.
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
bè con gli stormers, cmq, ha fatto un bel s14 con tra l'altro una gran meta mi pare ai crusaders
Se hai tempo per fare due cose male, fanne bene una e incrocia le dita
Visto che non voglio scrivere "secondo me" o "in mio parere" in ogni messaggio, ritenete pure ogni opinione espressa puramente personale senza alcuna pretesa di verità assoluta
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Boia , sul gazzettino sembrano un po' "boeri".
E pensare che credevo li facessero in piemonte... i boeri.
E pensare che credevo li facessero in piemonte... i boeri.
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Beh, se consideri la gente che giocava dalle parti in cui va in stampa il gazzettino...uno su tutti Naas...luqa ha scritto:Boia , sul gazzettino sembrano un po' "boeri".
E pensare che credevo li facessero in piemonte... i boeri.
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Re: Luke Watson: giocatore sotto accusa.
Io credo che dal punto di vista personale, sia lui, sia la sua famiglia intera a partire da suo padre, ne abbiano viste tante, ma proprio tante.
Non era facile e cosa di tutti i giorni rompere gli schemi in un paese dove oltre all'Apartheid, c'era la censura, l'assenza di libertà politica (partiti di sinistra erano praticamente vietati) e le violenze erano all'ordine del giorno.
Penso che l'intera famiglia Watson, durante le attività del padre, sia stata spesso minacciata in un modo o nell'altro... Erano cose all'ordine del giorno, ripeto. E lo sanno tutti che queste cose succedevano a chi non chinava la testa!
Ma ovviamente, trapelavano moolto poco sulla stampa.
Credo che Luke Watson abbia avuto i suoi motivi per dire quello che ha detto.
Rinnegare il proprio paese, non è una cosa leggera, che fai dal giorno alla notte.
ps. articolo che fa vomitare...
Non era facile e cosa di tutti i giorni rompere gli schemi in un paese dove oltre all'Apartheid, c'era la censura, l'assenza di libertà politica (partiti di sinistra erano praticamente vietati) e le violenze erano all'ordine del giorno.
Penso che l'intera famiglia Watson, durante le attività del padre, sia stata spesso minacciata in un modo o nell'altro... Erano cose all'ordine del giorno, ripeto. E lo sanno tutti che queste cose succedevano a chi non chinava la testa!
Ma ovviamente, trapelavano moolto poco sulla stampa.
Credo che Luke Watson abbia avuto i suoi motivi per dire quello che ha detto.
Rinnegare il proprio paese, non è una cosa leggera, che fai dal giorno alla notte.
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The Honey Badger...
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Coming soon to your screens!
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