Per me la grande domanda che il rugby italiano deve rispondere è come garantire che i promettenti risultati U18-U20 si traducano in prestazioni senior. Se così tanti giocatori giovani sembrano avere un livello professionale, è logico pensare che due franchigie non siano sufficienti per dare spazio a tutti per il loro sviluppo e l'attuale livello del Top 12 non invita a pensare che sia il posto ideale per questa missione.giodeb ha scritto: ↑17 lug 2020, 17:21D'accordo anche che investire sugli oriundi sia più una strategia a breve termine e sarebbe meglio investire nella formazione di giocatori cresciuti in Italia nel medio/lungo periodo, ma purtroppo il breve termine deve essere l'obbiettivo della FIR che non vince una partita del 6 nazioni dal 2015 (in casa dal 2013) e si gioca la riconferma al torneo nei prossimi 4 anni. Negli anni molti miei amici si sono affacciati al rugby, ma purtroppo l'atavica mancanza di risultati li ha fatti con il tempo allontanare e questa cosa inizia a vedersi anche nelle presenze allo stadio...non so quanti come me ogni anno fanno l'abbonamento al 6N nonostante non si vinca in casa dal 2013...
Quindi, considero controproducente possare barriere a che una manciata di giovani giocatori provano a Francia. Sempre possano tornare e quelli che non lavorano su Pro D2 forse non hanno livello per la nazionale (Trussardi, per essempio. L'ho visto a Béziers fare peggior che uno dei nostri... Onestamente questo non era già una buona signale per voi).