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da Luqa-bis » 8 ott 2015, 10:38
Parto dalle tesi iniziali di chi ha lanciato il tema.
Preambolo a tutto:
mi pare l'ennesima domanda sul destino pallovalistico d'italia.
Ecco, la pirma domanda è: quale è l'obiettivfo finale?
Avere una Italia che competa alla pari con Inghilterra e Francia come sistemi?
Avere una Italia che competa alla pari con Nuova Zelanda, Sudafrica e Australia come squadra nazionale?
Avere delle società che possona vincere la ERC sconfiggendo provicne irlandesi, club francesi ed inglesi e possano fronteggiare i superclub australi'
Avere il rugby come IV sport collettivo quasi alla pari di pallavolo e pallacanestro?
(Per l'ultimo tasto- secondo me pensare di scavalcare FIPAV e FIP non è una ipotesi praticabile)
1. Pro12 + Eccellenza vs Super 8 nazionale
Certo, sarebbe bello avere un campionato nazionale come quello francese o inglese.
Eppure, neppure loro hanno un sistema bastao su squadre di grandi città per via del bacino:
in Inghilterra ci sono Leicester, Worcester, Bath, Exeter non Leeds, Liverpool, Manchester, Birmingham e non venite a citare il fattoche là c'è il league, in Francia eccezion fatta per i club della capitale (che come per Londra ) ha sempre "tutto di tutto", le squadre sono in massima parte delle regioni meridionali e di centri medi o mediopiccoli.
Per fare un sistema a 8 squadre, dovremmo creare 8 franchigie e , lasceremmo probabilemnte non rappresentato una parte del paese. E poi, nelle città le società ci sono, ma non sono le migliori (lo dicono i fatti) e quindi il merito dove va a finire?
Roma in Eccellenza c'è , Firenze ha dovito 5ricorrere ad una operazione un po' spericolata per essere in A (anche se già c'era con la sua periferia, Milano, Torino e Genova sono in A, lo stesso vale per Verona, Udine.
Ma anche là i numeri di pubblico sono miseri. Non credo che sia la grande piazza a fare in grande pubblico. Forse la grande squadra o il grande gioco.
Serve per migliorarsi giocare con i migliori e trasmettere le competenze acquisite.
Quindi, sì, io ritengo che si debba restare nel Pro12, anzi cercare di portarlo a Pro14 o Pro16, arrivando ad avere prima 3 e poi 4 squadre, e facendo entrare nel ProNN le selezioni/franchgie/società di paesi/federazioni emergenti (quelle di cui si vanta/lamenta la concorrenza per il 6Nazioni)
E penso che le franchigie di ProNN dovrebbero avere una Accademia (Academy se vi suona più rugbisticamente digeribile) che giochi in una Eccellenza aperta alle società e a club/selezioni di altri paesi/federazioni:
Accademia Dogi
Accademia Zebre
Accademia Lupi (i nomi non sono a caso)
Rovigo
Petrarca
Calvisano
FF.OO.
...
Borders?
Bucuresti?
Barcelona?
Bruxelles?
Darmstadt?
2. Numeri
I confronti vanno fatti con federazioni di giochi di squadra.
Per il rugby l'obiettivo ideale dovrebbero essere i numeri di pallavolo e pallacanestro, cioè i 300mila tesserati
Come obiettivo di medio/lungo termine direi che potrebbero essere adeguati i numeri delle federazioni di danza o di vela: 100/120mila tesserati.
Peraltro, non condivido le ironie su altre federazioni , e non è la solita litanìa "ma guarda che la palla pillotta (esiste eh!) è uno sport nobilissimo" oppure" guarda che per fare vogata a sedile fisso bisogna avere un gran fisico (esiste anche questa)."
Non condivido i sorrisini perché, per esempio:
- il badminton ha fatto una campagna mirata nelle scuole, soprattutto di alcune regioni e grazie agli istituti scolastici ha più che raddoppiato i tesserati
- una federazione di atletica leggera forte e popolosa dovrebbe essere visto coem un bene anche per il rugbisti e altre discipline: quante volte abbiamo letto, anche qui, dei tecnici educatori lamentarsi di ragazzi che "non sanno correre, nè saltare"
- i risultati internazionali dipendono dalla diffusione dello sport , e dallo spessore dei tecnici e degli atleti: il Tennis (raggiante adesso per la finale Vinci-pennetta) ha avuto per anni una crisi di risultati enorme, ma ha sempre avuto larga diffusione amatoriale . Ed è su quella e quindi sul pubblico di appassionati che ha ricostruito e poi trovato qualche talento , discontinuo ma reale.
E poi, perché dovremmo volere tesserati solo i campionissimi? Una federazione sportiva non è detto che abbia solo atleti di alto livello. Forse noi siamo troppo influenzati dagli enti di promozione a cui pensiamo di affidare quelli "pane e frittata" degli altri sport.
3. Modelli da copiare
Anche nessuno.
Stabilire obiettivi, scegliere percorsi, determinare momenti e termini di valutazione, trovare risorse, preparare esperti.
Se si vuole fare un paragone, allora forse anche spezzettare i modelli:
il modello gallese può essere applicabile in regioni italiane a larga diffusione di rugby, per esempio il Veneto, la Lombardia e l'Emilia, ma potrebbe non essere adatto in altre.
Probabilmente dovremmo avere 3 tipi di progetto, distinti per aree geografiche, a volte regionali, a volte interregionali: un progetto per le aree a diffuso rugby di qualità, uno per le regioni a diffuso rugby di base, uno per le regioni a scarsa diffusione rugbistica.
E forse sta qui la giustezza della critica di Italos, che intendo più diretta ad un certo etnocenstrismo culturale che non ad una effettiva razzìa di risorse: sviluppare le aree depresse rugbistcamente o sviluppare l'altolivello inquelle dove c'è tanat base amatoriale ma poca tecnica d ialtolivello e poco management, significa destinare risorse diseguali, quella che si chiama a volte discriminazione positiva.
4. Giocatori di carisma.
Sinceramente, non credo che un grande giocatore sia sempre un grande tecnico.
Certo un giocatore esempio, come Parisse, è un patrimonio che van conservato anche dopo il suo abbadnono dal rugby giocato.
Ci vuole da parte loro anche l'umiltà di rimettersi in gioco:
vuoi fare il dirigente ? Corso di gestione d'impresa
Vuoi far eil tencio? Corso e stage in realtà rugbistiche estere.
Magari qualcuno potrà evitare dei moudli formativi per i crediti curriculari che vanterà, ma serve disponbilità a formarsi e rinnovarsi.
Ed il problema è che tecnici e dirigenti servono nelle categforie inferiori e nel settore giovanile, dove servono esperti in scienze motoire, e collaborazione con altre federazioni, atletica leggera, ginnastica, lotta.
5. Tipo di gioco.
Culturalmente vedo vicini a noi soprattutto gli argentini (il motto storico credo che fosse "un argentino è un italiano che si veste da francese e vorrebbe essere inglese" ma è una vecchia battuta): non rinnegare la nostra propensione al gioco di mischia e degli avanti, ma sviluppare nelle mediane e nei trequarti maggiore tecnica individuale ed abilità al piede diffusa.