Purtroppo, ma anche per fortuna, ognuno fa il suo mestiere. Qui è fondamentale l'intervento dei genitori. Non esiste che i figli decidano da soli. Prima la scuola e poi il rugby. E se non gli va bene, gli va bene lo stesso. Chi ha l'obbligo morale e giuridico di decidere ?????Axel57 ha scritto:se sei coinvolto come società o come allenatore, tieni la porta aperta. I ragazzi tra poco saranno in grado di decidere da soli e magari imporsi sui genitori. E' più che probabile che preferiscano giocare divertendosi con i loro amici e nel loro ambiente piuttosto che fare centinaia di kilometri senza divertirsi e con la pressione del risultato.
Non ho idea della regione dalla quale scrivi però, a Roma, purtroppo funziona nello stesso modo e c'è un bruttissimo "conflitto di interessi" tra dirigenti di una società e l'Accademia Regionale. Se le famiglie non hanno ben chiaro il percorso di vita da proporre ai ragazzi c'è il serio rischio che si cada nella trappola di far diventare il ragazzo un "probabile professionista" perdendo anni di scuola e ritrovarsi in società che poi ti chiedono di giocare in nome di uno spirito olimpico e che ti pagano quando si ricordano. Qui ci si scontra con tre o quattro allenamenti a settimana che distruggono qualsiasi velleità scolastica per proporre un futuro "nulla".
A questo punto è necessaria anche una riflessione più profonda: mi chiedo se al ns livello, cioè con gli scarsissimi campionati che ci troviamo a livello giovanile, abbia senso imporre 3 allenamenti in U12 e U14, 4 allenamenti in U16??? Quando in U16 (esperienza del club che frequento) 2 ragazzi su 5 sono stati bocciati in 1a/2a superiore (cioè la U16 dell'anno scorso) ???? E' facile riempirsi la bocca con i valori del rugby !!!!