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Almeno Gavazzi era un imprenditore di successo avendo creato dal nulla un 'azienda leader nel settore della robotica e quindi di business qualcosina ne capiva.
Certo non è stato capitano della nazionale, quindi...

È un problema culturale presente in ogni sport in Italia. Per gestirlo devi essere stato un giocatore/allenatore della disciplina altrimenti non vieni preso in considerazione.
Si vedono i risultati a livello globale nel mondo sportivo italiano, gli unici che "producono" sono quelli usciti da questo cliché e che accettano "contaminazioni" di professionalità.

So che tutti aspettate un mio commento su questo interessante argomento, m adesso non posso.
Lo farò questo pomeriggio

Per me nel rugby il problema mi pare riproporsi un po' ovunque.
La WRU viene guidata nelle decisioni spesso dal board composto prevalentemente da persone che vengono ancora dal mondo amatoriale.
Sulle capacitá di manager vari poi si puó discutere, c'é una parte dell'articolo che parla come l'altro lato della medaglia dei manager troppo attaccati al risultato e subito non capiscono che il rugby non é oggi come il calcio dove puoi ribaltare in una stagione la situazione, ma che hai bisogno di tempo per costruire. La gestione poi del tutto e subito in termini di risulati ha anche causato la crescita esponenziale dei costi, possiamo senza dubbio discutere l'impatto del Covid sui conti di vari clubs disastrati, ma alla base c'era comunque una gestione finanziaria scriteriata in alcuni casi.

Ci sono tantissimi aspetti diversi nelle varie testimonianze dei vari allenatori nell'articolo che mettono in luce problemi diversi, tutti puntano ad un agestione oggi come oggi che non sembra legata al mondo reale del rugby, di come il rugby debba ancora trovare un suo modello gestionale a tutti i livelli.

crouchbindset ha scritto: ↑

10 lug 2023, 11:04

Mr Ian ha scritto: ↑

10 lug 2023, 10:50

E mica c'è lo doveva dire Crowley, lo sappiamo da anni che in fir ci sono dilettanti allo sbaraglio

Il discorso dell'articolo é piú ampio non sto parlando solo di fIR e di oggi...riusicamo ad andare oltre a crowley ed Innocenti come provo a dire dal primo post?

È da un pò di tempo che cerco di fare discorsi che vadano oltre i soliti personaggi, ma qua risulta sempre difficile...
In Italia, nel rugby, chi non ha le competenze le maschera con il pedigree, come se aver avuto attitudini psicofisiche idonee al rugby, automaticamente conferisca anche abilità manageriali ulteriori, questo vale sia per gli allenatori che per i manager.
Questa storiella regge fin quando i soldi che girano sono pochi o vengono gestiti tutti all interno della federazione. Ma se si parlasse di investimenti privati di importante entità, vedi come tutti i pseudo manager andrebbero a casa...noi abbiamo ancora i poliziotti che si spacciano per manager, ma dove vogliamo andare...

E' un articolo che affornta varie tematiche gestionali sportive e non che secondo me andrebbe spezzettato in varie tematiche. Al di lá delle opinioni che ognuno di noi puó avere é un articolo che offre tantissimi spunti di discussione.

Ian son pienamente d’accordo col tuo ultimo post, la managerialità basata su un più o meno glorioso passato da rugbysta senza avere il knowhow gestionale è un problema enorme.
I costi alle stelle mettono a nudo un po’ ovunque ormai questo problema, e richiedono una doversi allineare ad una gestione diversa.